Da Castiglioni a Soldà, le virtù degli alpinisti che hanno salvato gli ebrei

Nel "giorno della memoria" ricordiamoci di non dimenticare. Non solo gli orrori dell'olocausto, ma anche e soprattutto chi ha scelto di lottare al fianco dei "giusti" contro il nazifascismo

L'alpinista Ettore Castiglioni

L’alpinista Ettore Castiglioni

Ettore Castiglioni e Gino Soldà. Non solo due grandi alpinisti, ma anche due persone valorose che durante la seconda guerra mondiale, lassù sui monti, hanno salvato centinaia di persone. Oggi il nostro pensiero va a loro. Del resto ci sono giorni per ricordare e giorni per non dimenticare. Sembrerebbero due idee sovrapponibili, una sorta di ridondanza. Eppure i due concetti sono profondamenti differenti. A scorrere il calendario scopriamo che ogni giorno dell’anno è dedicato a qualche nobile causa. Tutte opportunità per concentrare attività e attenzione su valori, diritti e cose o persone che, per una ragione o per l’altra, hanno lasciato un segno. Ecco, se il 27 gennaio di ogni anno si differenzia da tutti gli altri è proprio perché questo è il giorno in cui ci si ricorda di non dimenticare.

Perché oggi

Dal 2005, in base a una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 27 gennaio è per tutti la “Giornata della memoria”. Quella in cui si ricordano la Shoah, le vittime dell’olocausto e lo sterminio del popolo ebraico. Il 27 gennaio del 1945 era un sabato. Quel giorno i soldati sovietici entrarono ad Auschwitz. E di fronte a loro si manifestò tutto l’orrore del campo di concentramento nazista.

I testimoni

Stanno morendo anche gli ultimi sopravvissuti, sia partigiani sia prigionieri. Tra i superstiti ci sono persone che, pur non dimenticando mai gli strazi vissuti e subiti, si sono dedicati al racconto e al trasferimento del bene più prezioso: la memoria. Perché un tale orrore non abbia da ripetersi più, né oggi né mai. Liliana Segre, sopravvissuta all’olocausto e nominata senatrice a vita tre anni fa, a ottobre ha deciso di ritirarsi dalla scena pubblica. Lo ha fatto lasciando in eredità poche ma chiare parole.

“Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato; certe cose non sono mai riuscita a perdonarle”.

L’alpinista morto assiderato

In tanti, già allora, si sono schierati in difesa dei giusti. Alcuni lo hanno fatto pagando il prezzo più caro: la loro vita. Molti hanno agito in silenzio. Il ciclista Gino Bartali, giusto tra le nazioni, sosteneva che “il bene si fa, ma non si dice”. Forse è per questo che anche tra gli alpinisti non ci sono molte storie note. Se pensiamo alla montagna e all’antifascismo ecco che ci viene alla mente un nome su tutti, un nome da non dimenticare. È quello di Ettore Castiglioni, cui anche il sito dell’Anpi dedica una pagina inserendolo tra gli uomini e le donne simbolo della resistenza. È qui che si legge, in sintesi: “nato a Ruffrè (Trento) nel 1908, morto assiderato in Valmalenco il 12 marzo 1944, alpinista”. Se è morto assiderato a soli 35 anni è perché voleva portare a termine la sua missione, pur non sapendo che sarebbe stata l’ultima. Lui, che oltre a essere avvocato era anche uno dei più brillanti alpinisti italiani di quegli anni (giovanissimo scriveva già per la Rivista del Cai), dopo l’8 settembre 1943 si installò all’Alpe Berio, in Valpelline, e con i suoi commilitoni (Castiglioni era un tenente degli Alpini) riuscì a far espatriare un centinaio di antifascisti, tra cui il futuro Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Arrestato e imprigionato dalla polizia svizzera durante uno dei tanti passaggi illegali del confine, venne confinato in un albergo del Vallese per diverse settimane. Tornato in libertà, partì dalla capanna Porro per svolgere una missione al Maloja. Di nuovo arrestato dalla polizia elvetica, fu rinchiuso all’albergo Longhin e privato di pantaloni, scarponi e sci perché non potesse fuggire. Castiglioni riuscì ugualmente a scappare, coperto solo da un lenzuolo, verso il Passo del Forno e l’Italia. La neve e il freddo gli furono fatali.

Vite straordinarie

Ettore Castiglioni fu eletto tra i “Giusti del monte Stella” e il suo nome è stato aggiunto al lungo elenco di figure meritevoli dimenticate o sconosciute. La sua vita è diventata anche un docufilm (“Oltre il confine. La storia di Ettore Castiglioni”), realizzato nel 2017 da Andrea Azzetti e Federico Massa. Ma in questa giornata ci piace ricordare anche l’alpinista partigiano, nonché medaglia d’argento campionato italiano di sci di fondo, Gino Duilio Soldà. Una decina di anni prima di conquistare il K2 (1954) aveva partecipando alla lotta di resistenza conducendo e ospitando in Svizzera numerosi ebrei, salvandoli così dal nazifascismo. Anche a lui è dedicato un documentario (“Gino Soldà. Una vita straordinaria”) scritto e diretto da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon.

Oltre il ricordo

Oggi si susseguono immagini di corone d’alloro, di tricolori e di figure immobili e commosse. Ebbene, oltre a quelle pose di rito occorre pensare all’orrore di certi uomini e donne e alla virtù di altri uomini e donne che, tra le due, hanno scelto la vita. È in quella scelta che si conserva la memoria. Quindi, anche stavolta, ricordiamo di non dimenticare. Mai.