Cambiamenti climatici: quanto sono cambiate le montagne dalla nascita del CAI?

“Il Club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.” 

Come si può intuire da queste prime righe, in questa mia sezione si parlerà di montagna, di clima, di ambiente, del Club Alpino Italiano e delle ultime ricerche scientifiche legate allo stato delle nostre montagne. Ho deciso di aprire questo articolo con le parole del primo articolo dello statuto sociale del CAI, il quale lega indissolubilmente la tutela dell’ambiente naturale al sodalizio.

Prima di iniziare però bisogna capire come si sono evoluti l’ambiente e il clima montano negli ultimi due secoli. Per farlo dovremo partire un po’ da lontano - non troppo - e percorrere a ritroso i 160 anni che connettono il CAI e l’ecologia, da come era intesa nel secolo scorso fino ai giorni nostri. Questa strada non sempre converge. A volte viaggia parallela, ma negli ultimi anni sempre più spesso si trova a viaggiare sullo stesso binario. Ci aiuteranno date e dati, fatti storici e importanti traguardi scientifici. Partiamo.

Il 28 ottobre 1863 Quintino Sella fonda il Club Alpino Italiano a seguito dell’ascensione del Monviso. In quell’anno danzano in atmosfera 286.8 parti per milione di anidride carbonica o CO2 (questo dato a prima vista non sembra dirci niente, ma diventerà il fil-rouge della nostra storia). Sono passati appena 100 anni dall’invenzione della macchina a vapore. Il progresso tecnologico, scientifico e culturale si fa spazio tra le pieghe delle società e dei paesi, intrisi del colore nero del carbone che nasconde volti ed edifici. Due anni dopo, nel 1866, il biologo Ernst Haeckel utilizza per la prima volta la parola oekologie (nella pubblicazione intitolata Generelle Morphologie der Organismen), che proviene dal greco οίκος e lόgος, dandole il significato di «scienza dell'insieme dei rapporti degli organismi con il mondo circostante, comprendente in senso lato tutte le condizioni dell'esistenza». Nasce l’ecologia.

Ernst Haeckel, biologo e naturalista tedesco - ©Nicola Perscheid - wikimedia commons

Tra fine XIX e inizio XX secolo fioriscono i primi tentativi di tutela della natura per come li conosciamo oggi. Nel 1872 negli Stati Uniti viene creato il parco di Yellowstone, mentre nel 1922 in Italia viene istituito il Parco del Gran Paradiso seguito dal Parco Nazionale d’Abruzzo, prime opere di conservazione di specie a rischio estinzione. In quell’anno oscillano in aria 304 ppm di CO2. La tutela della natura è ancora confinata alla preservazione del paesaggio e delle specie animali. Negli stessi anni l’industria, la chimica, l’agricoltura e l’economia stanno sviluppando nuovi composti chimici, nuove armi, nuovi modi di produrre e consumare che presenteranno il conto qualche decennio più tardi.

Assieme alle macerie della guerra, si ricostruisce un nuovo modo di pensare l’alpinismo. Nel 1954 il Club Alpino, guidato da Ardito Desio, conquista la vetta del K2, la seconda vetta più alta del mondo. Sulla cima, oltre agli italiani, ci sono 313 ppm di CO2. L’alpinismo d’eccellenza del CAI raggiunge il suo picco. In Italia sono gli anni del boom economico, del benessere generalizzato, della TV, delle industrie, della fiducia in un futuro roseo. Si esce dalla guerra e da secoli di povertà contadina. Le montagne iniziano a spopolarsi, il lavoro si trova nelle fabbriche costruite nelle grandi città, l’industria comincia a mostrare i muscoli e a pompare CO2 in aria, per la prima volta nella storia dell’uomo in maniera veramente massiccia e le temperature medie globali iniziano ad aumentare. I boschi si riprendono secoli di alpeggi e cala il silenzio su valli abitate da sempre. Si iniziano a vedere i primi effetti tangibili dell’uomo sulla natura. Anche in questo caso si tratta di un silenzio, di una assenza. Nel 1962 negli Stati Uniti viene pubblicato il libro Primavera silenziosa di Rachel Carson, che testimonia gli effetti di DDT e fitofarmaci sull’ambiente naturale e sugli umani. Il progresso umano avviene pagando un caro prezzo in termini di ecosistemi. Mentre Carson scrive il suo libro, sopra il Maryland saltellano 318 ppm di CO2.

Arriviamo infine al vero punto di svolta di questa storia, che chiude anche questo primo incontro. Nel 1979 la Exxon Mobile, una delle “sette sorelle” del petrolio, invia un memo alla Casa Bianca sui potenziali effetti dell’anidride carbonica in atmosfera, la quale potrebbe produrre a lungo termine significativi cambiamenti sul clima terrestre. In aria si agitano 337 parti per milioni di CO2 e in Italia, appena 3 anni prima, viene inaugurato il primo skitotal italiano: Viola St. Grée, sulle Alpi liguri. Da questo decennio l’ambiente montano inizia a subire le mutazioni radicali che ben conosciamo, dalle monoculture turistiche agli effetti della crisi climatica passando per la necessità del Club Alpino di farsi voce di una nuova frequentazione della montagna. Il tutto mentre aumenta la CO2 in atmosfera, sale la temperatura sulle Alpi e cresce la necessità di un nuovo rapporto tra uomo e montagna, tra alpinismo e vette.

©Pietro Lacasella