La mostra su Giancarlo Grassi al Museo Montagna di Torino

Fino al 3 luglio, il Museo Nazionale della Montagna di Torino ospita la mostra "Gian Carlo Grassi. L'inesauribile scalata di un sognatore"
Pubblichiamo la presentazione, insieme ad alcune foto selezionate, della mostra Gian Carlo Grassi. L'inesauribile scalata di un sognatore, a cura del Museo Montagna di Torino  Fino al 3 luglio, il Museo Nazionale della Montagna di Torino presenta, all’interno di un ricco programma espositivo, la mostra Gian Carlo Grassi. L'inesauribile scalata di un sognatore. L’esposizione – dedicata all'alpinista valsusino, pioniere dell'arrampicata su ghiaccio in Italia alla fine degli anni Settanta, scopritore, tra i primi, dei massi dell'anfiteatro morenico della Valle di Susa, guida alpina ed esploratore di vie e goulotte anche sulle grandi pareti himalayane e patagoniche – è stata inaugurata lo scorso 1° aprile, trentunesimo anniversario della morte di Grassi, avvenuta sul Monte Bove, nei Sibillini.
Gian Carlo Grassi (al centro) con, da sinistra, Isidoro Meneghin, Siegfried Stohr e Franco Girodo nel Vallone di Sea, primavera-autunno 1986 © Archivio Privato Siegfried Stohr
Curata da Enrico Camanni con Veronica Lisino, responsabile della Fototeca del Centro Documentazione, e Marco Ribetti, vicedirettore del Museo, la mostra racconta l’intensa vita di Gian Carlo Grassi attraverso il filo delle sue immagini che delineano una ricerca alpinistica ed estetica in quattro continenti, sempre all’insegna della scoperta e dell’innovazione.

Un uomo "normale"

Grassi, nato a Condove nel 1946, può essere annoverato tra i grandi alpinisti italiani, ma è giusto ricordarlo come un uomo “normale”, con i suoi dubbi, le sue speranze e soprattutto la sua passione. Senza essere un talento sportivo fuori dal comune e con pochi mezzi economici a disposizione, ha seguito la gavetta degli alpinisti piemontesi, passando dalle escursioni alle facili ascensioni in compagnia del padre, le prime scalate sulle rocce della Valle di Susa, le vie in montagna, sempre più impegnative, e la Scuola di alpinismo Giusto Gervasutti, banco di formazione e prova. Solo dopo i vent’anni sono arrivate le prime affermazioni, e poi il passaggio al professionismo come guida alpina, a metà degli anni Settanta.
Gian Carlo Grassi in Yosemite Valley con un giovane Marco Bernardi (il secondo da sinistra), Franco Salino (a seguire) e Bruna Fabretto (seduta), ottobre 1980 © Museo Montagna

La virtù fanciullesca del sogno

Ha conservato fino alla fine la virtù fanciullesca del sogno. Le sue scalate erano visioni, quadri, trasfigurazioni, come i nomi delle sue vie ricordano ancora oggi ai ripetitori. Ha scalato ovunque, con la passione del ragazzo assetato di conoscenza. La mostra del Museomontagna mette in luce la molteplice attività alpinistica ed esplorativa di Grassi, che spazia dai primi cimenti giovanili sulle Alpi Cozie e Graie all’affermazione degli anni Sessanta, con le prime ascensioni invernali e le vie nuove; dal magico periodo del Nuovo Mattino, condiviso con personaggi come Gian Piero Motti e Danilo Galante, alla scoperta delle goulotte e delle cascate di ghiaccio, insieme al forte amico Gianni Comino; dall’esplorazione sistematica dei massi dell’anfiteatro morenico della Valle di Susa alle spedizioni nei quattro continenti, compreso un tentativo invernale all’Everest.
All’Everest, gennaio 1985. Spedizione francese all’Everest Crosière Blanche, Everest 84/85 © Foto Richard List
L’esposizione è il risultato del lavoro di intervento archivistico eseguito sul fondo fotografico, ma soprattutto delle attività di studio e ricerca da esso rese possibili. Oltre alle quasi cento fotografie, selezionate dal Fondo Gian Carlo Grassi, il percorso espositivo si compone anche di alcuni materiali alpinistici che appartennero a Grassi e al primo periodo dell’evoluzione moderna della scalata su ghiaccio, tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta del Novecento. Il visitatore avrà l’occasione di viaggiare attraverso le “tante vite” di Grassi, che comprendono il magico “giardino di cristallo” con l'attività su ghiaccio tra cascate gelate, goulotte e seracchi, sottolineata anche da interventi video a cura di auroraMeccanica | Narrative Space Studio di Torino. Poi potrà conoscere i successivi passaggi dell’uomo e dell’alpinista, dalle esperienze adolescenziali alle grandi imprese nella Valle di Yosemite; dai massi della Valle di Susa ai viaggi in Scozia, dalle spedizioni sulle Ande e in Africa, alle esplorazioni in Canada, Patagonia, Norvegia e Himalaya. Il percorso si conclude con le testimonianze di alcuni compagni di cordata tratte dai documentari di Angelo Siri del 2009 e di Elio Bonfanti del 2021.
In pedule e tuta da ginnastica sul Pic Tyndal al Cervino, prima salita, con Renato Casarotto, 28-29 settembre 1983. © Foto Renato Casarotto
Accompagna l’esposizione un catalogo, edito dal Museomontagna, con testi di Enrico Camanni e Roberto Mantovani sull’attività alpinistica di Grassi; di Gian Piero Motti, di cui si ristampa l’articolo del 1979 apparso sulla rivista FILA su Gian Carlo Grassi. Una selezione di libri e periodici dell’epoca, conservati dalla Biblioteca Nazionale CAI, completa il corredo iconografico.
La locandina della mostra © Museo Montagna