Stamattina l'Assemblea dei Delegati del Cai, in corso di svolgimento a Bormio, ha approvato all'unanimità la mozione che impegna il Sodalizio a riconoscere la propria responsabilità nel dare continuità all'odiosa politica razziale fascista, riammettendo formalmente tutti i Soci ebrei espulsi

Fabrizio Russo e Angelo Soravia durante la presentazione della mozione © Cai
«L’Assemblea di Bormio ha scritto una delle migliori pagine della storia recente del Club alpino italiano». Il Presidente generale del Cai Vincenzo Torti ha commentato così l’approvazione all’unanimità della mozione “Centro Alpinistico Italiano e Leggi razziali: programma di indirizzo”, presentata da Angelo Soravia, Fabrizio Russo e Milena Manzi questa mattina all’Assemblea dei Delegati 2022 del Cai.
La compromissione con il regime totalitario
Negli anni del regime fascista, si legge nelle premesse della mozione, «il Club alpino italiano, come tutte le libere associazioni ed organizzazioni, subì la progressiva compromissione con il regime totalitario, a scapito della sua identità democratica e liberale, finendo per essere incorporato nel Coni e subendo il cambio di denominazione in “Centro Alpinistico Italiano”. Per mano di Angelo Maranesi, presidente generale nominato dal regime, venne imposto al sodalizio la messa in atto dei diversi provvedimenti razziali emanati dal settembre 1938, poi formalizzati nella “Circolare riservatissima” del 5 dicembre, dove venivano fissati i criteri per l’epurazione dei “soci di razza non ariana”».
Riammissione formale dei Soci espulsi
Con l’obiettivo di compiere una completa opera di ritrovamento della verità della memoria, accettando pienamente le responsabilità del Cai nel dare continuità all’odiosa politica razziale, dunque, la mozione approvata
«impegna il Comitato direttivo centrale e il Presidente generale a compiere tutti i passi conseguenti volti alla condanna netta di questi fatti e al doveroso riconoscimento di una innegabile responsabilità sodale nell’epurazione dei soci ebrei».
Tra i “passi” sopracitati troviamo la
«riammissione formale di tutti gli espulsi, riabilitandone e onorandone la memoria e, ove possibile, con la consegna delle tessere alla memoria agli eredi dei soci epurati della sezione di Roma e con posa di pietre di inciampo per i soci espulsi»