La primavera in “bianco” e le grandi vette su Montagne360 di marzo

Percorsi di scialpinismo, i protagonisti della montagna e le grandi conquiste (di ieri e di oggi). Ecco l'anteprima della rivista del Cai

Valle Aurina

Valle Aurina © Alessio Piccioli

Eccoci qua, insieme, ancora una volta. Di cosa parliamo? Di montagne e di libertà, come sempre. Un pensiero che potrebbe sembrare anacronistico rispetto all’attualità e alla pandemia. Eppure quando il tema al centro della nostra narrazione è la montagna, be’, scopriamo – non senza sorprenderci ogni volta – che questa passione ci emancipa dalla negatività. Pur lontani dal concetto di negazionismo (una critica che, se mai fosse sollevata, respingeremmo a priori), tendiamo sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno valorizzando le opportunità anziché esasperare i limiti. Un principio, questo, che ha dettato la linea editoriale degli ultimi numeri di Montagne360. La rivista non ha i tempi di composizione d’un quotidiano e il suo obiettivo non è certo il resoconto delle variazioni cromatiche delle regioni in base all’indice di contagiosità. Eppure niente di tutto questo può essere trascurato, nel bene e nel male. Ma il numero di marzo di Montagne360, tra le due narrazione, ha scelto il bene. Perché tra pochi giorni sarà primavera, e al netto di ogni possibile restrizione prevista da vecchi e nuovi decreti, abbiamo pur sempre un paesaggio da vivere.

Quando “fiorisce” lo scialpinismo

Ed è proprio quel paesaggio a ispirare il racconto iconografico e sentieristico. Il portfolio racconta appunto la transizione tra le stagioni, con immagini che, una dopo l’altra, dimostrano quando la natura sia capace di meraviglie difficili perfino da descrivere a parole. I fiori viola che sbocciano in mezzo alla neve ne solo l’esempio più evidente. E poi c’è lo sci. Quello che resiste anche a primavera e che non dipende dagli impianti di risalita. A questo è dedicato il focus di marzo: “lo sci come una volta”. Dalla Valle Aurina alle Alpi Pennine Occidentali passando per il Gran Sasso, Montagne360 offre una ricca proposta di itinerari per lo scialpinismo.

“La neve che amiamo è quella su cui scivoliamo in territorio aperto, in cui ritroviamo noi stessi, rispettando l’ambiente” scrive il direttore della rivista Luca Calzolari nella sua introduzione a queste pagine tematiche. “Pur continuando a fare i conti con le varie sfumature di colore che determinano i nostri spostamenti, stavolta vi proponiamo una rosa d’itinerari scialpinistici. Perché con lo scialpinismo, come ben sappiamo, ci siamo noi, i nostri compagni, gli sci, le pelli di foca e le montagne. Bianche, luminose, bellissime. E libere”.

 

La copertina di "Montagne360" di marzo 2021

La copertina di “Montagne360” di marzo 2021

Le grandi cime

La copertina di marzo, però, non è dedicata a questo tema. Lo sfondo è sempre bianco e innevato, ma i protagonisti sono tutti a colori, abbracciati e festanti. È la foto di gruppo dei nepalesi che hanno salito il K2, scattata subito dopo il rientro al campo base. È a loro e alla storica impresa compiuta nel gennaio scorso con la prima invernale sulla seconda vetta più alta della terra che è dedicata l’immagine di apertura. La cronaca appassionata di questa impresa è stata affidata alla penna sapiente di Roberto Mantovani, cui si aggiunge – complementare – l’intervista all’antropologa Hildegard Diemberger. Calzolari le ha chiesto di spiegare i riflessi socio-culturali di questa impresa sulla comunità sherpa. Ma il K2 non è l’unica grande cima che trova in spazio in questo numero. Perché sulla rivista del Cai l’anniversario della prima scalata dell’Everest (avvenuta un secolo fa) e degli aiuti umanitari per i popoli himalayani.

I ritratti

Infine, al netto delle tradizionali rubriche (clima, libri, cronache, ascensioni e non solo), tra i vari temi trattati – da segnalare gli articoli sulla speleologia – ci sono i racconti dei protagonisti della montagna. Ritratti letterari di figure più o meno note. Non sono solo omaggi, ma racconti appassionati di uomini eccezionali. A cominciare da Cesare Maestri – uno dei più grandi scalatori italiani del secondo dopoguerra recentemente scomparso – e dai 90 anni (da compiere) di Pier Luigi Airoldi. “A sessant’anni dall’impresa del McKinley, è l’unico che può raccontare la scalata” scrive Fabrizio Delmati. “E, quasi novantenne, lo si può incontrare in giro per i boschi di Ballabio con l’amico Dino Piazza, di solo un anno minore”. E questo proprio mentre il Cai, col suo nuovo bollino annuale, celebra proprio questo l’anniversario della straordinaria spedizione al McKinley del 1961. Seguono i ritratti del “pittore di montagna” Arnaldo Colombatto e di Carlo Galgani, storico fabbro di Pescaglia che continua a far battere il maglio con la sola forza dell’acqua.

 

[Clicca qui per consultare on-line il numero di febbraio di M360 o qui per l’archivio della rivista]