Riflessioni sul lupo ucciso ed esposto in Val Chiavenna
Il Gruppo Grandi Carnivori del Cai evidenzia come il ritorno del lupo stia generando conflitti che rischiano di vanificare ogni ricerca di possibili soluzioni praticabili e condivise da tutti i portatori d'interesse

Un lupo nel suo ambiente naturale © Davide Berton
Il Gruppo Grandi Carnivori del Cai condanna fermamente l’azione «vile e inaccettabile» avvenuta la settimana scorsa in Val Chiavenna. Stiamo parlando del lupo ucciso dai bracconieri e poi barbaramente esposto a Samolaco (SO) come trofeo.
Contrapposizione tra gente di città e di montagna
Il GGC evidenzia come prima cosa la “firma” con la quale si sono qualificati gli autori del gesto: “I professori parlano, gli ignoranti sparano”.
«Oltre che essere inedita, la scritta richiama direttamente una pericolosa, crescente e sempre più strumentalizzata contrapposizione tra gente di montagna e gente di città. Quest’ultima vista come portatrice di una visione della montagna “da salotto” avulsa e, in qualche misura, percepita come contrapposta alle reali quotidianità di pastori e allevatori».
Un crescente rifiuto del lupo
In secondo luogo il Gruppo sottolinea che un atteggiamento così radicale di rifiuto della presenza del lupo «non è più confinato in alcune regioni del Paese, ma compare anche laddove (leggi Lombardia) il lupo ha presenze numeriche meno significative e dove, finora, ci si era limitati a semplici proteste».
Preoccupazioni diffuse tra abitanti e istituzioni
Infine appare condivisa la preoccupazione diffusa tra gli abitanti e le istituzioni di cui è buon esempio l’affermazione del Sindaco di Samolaco riportata da La Repubblica: «Si tratta di un gesto inammissibile e da condannare senza se e senza ma, da cui però traspare la condizione di profondo disagio che sta vivendo da tempo non solo Samolaco, ma l’intera Valchiavenna. Negli ultimi mesi ci siamo ritrovati questi predatori anche in centro paese e durante il giorno. C’è preoccupazione per la sicurezza delle persone e per quella del bestiame».
Per il Gruppo Grandi Carnivori del Cai appare dunque evidente come
«il ritorno dei grandi predatori sulle montagne stia rapidamente divaricando le posizioni, generando conflitti che rischiano di precludere ogni possibile e dovuta ricerca di soluzioni praticabili, condivise tra i portatori di interesse nel pieno rispetto delle norme vigenti. Va ricordato che, a rinfocolare la mancata accettazione del ritorno dei grandi carnivori e in particolare del lupo, concorrono vari fattori: in particolare il ritorno stesso del predatore in zone dalle quali mancava da almeno un secolo e dove quindi non esisteva memoria di come gestire in sicurezza gli animali domestici. Non bisogna poi dimenticare le debolezze strutturali ed economiche che caratterizzano l’allevamento e la pastorizia, elementi identitari dei territori montani e le precise e articolate responsabilità che competono agli Enti preposti a una tempestiva e diffusa azione di formazione e supporto».
Cosa può fare chi ama la montagna
In questo contesto il GGC ritiene opportuno ricordare come tutti coloro che hanno a cuore la montagna possono fornire il proprio contributo impegnandosi su precise azioni:
– fornire se necessario e richiesto il proprio supporto agli enti ed istituzioni responsabili della gestione dei grandi carnivori, sia in termini di formazione culturale equilibrata e non schierata, sia mediante la raccolta di dati aggiuntivi su avvistamenti e indici di presenza sul territorio montano, segnalando altresì situazioni problematiche di convivenza con l’uomo;
– incentivare la messa in atto di buone pratiche ed iniziative di protezione, con prioritario riferimento alle tradizionali attività zootecniche di montagna; rispettando sensibilità e necessità particolari dovute alla specificità di ogni luogo, impegnandoci inoltre ad essere frequentatori responsabili ed informati che sanno se necessario accettare situazioni contingenti nuove e a volte limitanti per le nostre attività outdoor.
– favorire il dialogo e il confronto con le popolazioni dei territori montani interessati e la ricerca di soluzioni concrete e condivise con gli operatori del settore agro-pastorale;
– attivare una serie di iniziative volte a migliorare la conoscenza e la complessità del fenomeno, quindi l’accettazione di queste specie,
– individuare e divulgare norme comportamentali per i frequentatori della montagna che permettano di affrontare con cognizione di causa eventuali situazioni particolari.
«Infine risulta sempre più manifesto il fatto che i risvolti complessivi del ritorno naturale dei grandi carnivori diverranno più diffusi, per cui il cittadino medio sarà chiamato sempre di più a qualificare la propria conoscenza e coscienza sul tema, nell’ottica di non radicare le posizioni pro e contro, bensì di favorire un dialogo idoneo ad applicare soluzioni pratiche condivise di equilibrio e coesistenza».