Steve McCurry e le terre alte

La mostra di Palazzo delle Albere a Trento accompagna il visitatore in un viaggio attraverso i territori ad alta quota
La lunga carriera di Steve McCurry è legata alle terre alte. infatti, il fotografo statunitense si è spesso soffermato sui volti e le gesta di coloro che vivono nei territori ad alta quota del mondo. La mostra di Palazzo delle Albere a Trento, realizzata dal Mart e dal Muse in collaborazione con Studio Sudest57, spinge il visitatore in un viaggio attraverso i territori ad alta quota  in Afghanistan, Tibet, Mongolia, Giappone, Brasile, Birmania e poi le Filippine, il Marocco, lo Yemen.
Nepal, 1983 © ©Steve McCurry

Scontro e simbiosi

130 scatti che descrivono il desiderio di esplorare, scoprire e raccontare il mondo, attraverso lo stile di McCurry, che mette in primo piano i volti e i movimenti degli esseri umani che vivono a contatto con l’ambiente, in condizione di simbiosi ma anche di scontro e conflitto. Le immagini descrivono «il fascino della montagna, la fierezza dei suoi popoli, la struggente bellezza dei suoi paesaggi e l’incanto dei suoi silenzi», si può leggere nel comunicato stampa ufficiale della mostra. Allo stesso tempo, «documentano, con potenza inaudita, lo spirito delle vette, la sacralità, gli sguardi e la forza della vita in condizioni estreme», continua.
Montagne dell'Hindu Kush, Provincia di Logar, Afghanistan, 1984 © ©Steve McCurry
La mostra è arricchita dalla Icons Room, un progetto con cui si ripercorre sinteticamente la carriera di Steve McCurry attraverso undici fra le più note opere fotografiche. Tra queste il celebre ritratto della ragazza afgana dallo sguardo magnetico, realizzato nel 1984. «In tutta l’opera di McCurry ricorre uno spirito politico, una vena ecologista e pacifista, un profondo impegno umanitario riconoscibile in particolare nella rappresentazione di culture sottorapresentate o ignorate. Parallelamente alla professione fotografica, McCurry promuove progetti di alfabetizzazione ed empowerment delle popolazioni più povere. Perché come lui stesso ha dichiarato: “La storia di ciò che accade in quei luoghi diventa parte della tua stessa storia», scrivono gli organizzatori.
Lago Inle, Birmania, 2011
La mostra ha aperto il 19 giugno e sarà visitabile fino al 19 settembre.