I boschi e i benefici per chi li frequenta

Francesco Meneguzzo, curatore del nuovo volume “Terapia Forestale”, fa il punto sul progetto Cai-Cnr per diffondere queste pratiche di immersione nei boschi
I benefici della terapia forestale sono stati riconosciuti pochi mesi fa dalle Nazioni Unite come strategici per la ripresa verde post Covid, mente il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali l'ha menzionata tra i servizi socioculturali nella bozza della Strategia forestale 2020. Queste le premesse di Francesco Meneguzzo, prima di parlare dello stato dell'arte del progetto “Foresta e salute”, di cui è referente nazionale, portato avanti dal Club alpino italiano (attraverso i comitati scientifici centrale e regionale toscano) e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) attraverso l’Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe).

Terapia forestale e bagno di foresta

«Le iniziative che prevedono vari livelli e tipologie di immersione nelle foreste stanno diffondendosi a macchia d'olio. Quello che il Cai sta facendo insieme al Cnr è definire in modo rigoroso, applicandole e verificandole sul campo, le condizioni di qualificazione dei siti e delle pratiche», spiega Meneguzzo, che parte da una premessa terminologica: la Terapia Forestale consiste nell'accompagnamento di singole persone o gruppi da parte di professionisti con competenze specifiche (per esempio, psicologi e psicoterapeuti), in grado di riconoscere caratteristiche e criticità dei componenti per poi guidarli secondo precisi protocolli, dove la meditazione si alterna a fasi più pratiche e la creatività si alterna alla razionalità. Altri approcci come il “Bagno di foresta” non prevedono un accompagnamento di questo tipo, anche se sono sufficienti per registrare benefici a livello fisiologico e psicologico, a partire dalla riduzione dello stress e dell'ansia per arrivare al contenimento di specifiche patologie. Naturalmente l'intensità degli effetti psicologici è sostanzialmente più alta nei soggetti che prendono parte a sessioni di terapia forestale.
«Tutte le pratiche di questo tipo, anche senza un accompagnamento professionale, generano benefici enormi. Un importante studio australiano, pubblicato sulla rivista Nature, ha dimostrato che il valore economico delle aree naturali protette di tutto il mondo ammonta all'8% del Pil mondiale, quindi a 5000 miliardi di euro, considerando "soltanto" gli effetti sulla salute mentale dei visitatori liberi. Una cifra enorme, che viene ottenuta calcolando l'aumento della produttività sul lavoro e i risparmi per spese sanitarie e sicurezza sociale. Dobbiamo infatti tenere a mente che la depressione al momento è la prima pandemia mondiale».
Foresta di Pino silvestre a Monte Duro
Foresta di pino silvestre a Monte Duro (RE) © Francesco Meneguzzo

Il progetto di Cai e Cnr

Ponendo la lente d'ingrandimento sul progetto Cai-Cnr, Meneguzzo spiega come siano state effettuate numerose sessioni di terapia forestale in vari boschi del Centro-Nord, sia montani che collinari, con l'accompagnamento di psicologi professionisti e secondo un protocollo di conduzione ben preciso.
«Abbiamo sempre rilevato (anche nella stagione invernale e anche a quote rilevanti) come l'accompagnamento professionale determini un aumento significativo dei benefici psicologici, misurati attraverso questionari di autovalutazione certificati. Benefici che sono maggiori dove è più alta la concentrazione in aria degli oli essenziali rilasciati dalle piante, e comunque in linea o superiori rispetto a quelli rilevati in altre esperienze internazionali. Gli effetti variano anche a seconda dei diversi assetti della foresta, come “tipo” e “aspetto”».
Il referente del progetto sottolinea poi che dai benefici psicologici derivano immediatamente benefici fisiologici, di tipo antibiotico, antinfiammatorio, antivirale e metabolico («anche grazie alla relazione tra il sistema immunitario neurale e quello innato»). Migliorano inoltre anche le funzioni cardiovascolari.
Terapia forestale Rifugio Battisti
Terapia Forestale ad alta quota presso il Rifugio Battisti (RE) © Francesco Meneguzzo

Le stazioni di terapia forestale

«La parte più applicativa del progetto “Foresta e salute” riguarda la qualificazione di rifugi e sentieri Cai come stazioni di terapia forestale» conclude Meneguzzo. «Saranno luoghi in cui potranno essere effettuati sia servizi di “bagno di foresta” (anche con l'ausilio di accompagnatori locali), sia servizi di terapia forestale vera e propria, che come detto sono più strutturati e possono essere articolati anche su più giorni. A questo proposito è bene ricordare che due giorni di terapia forestale con adeguato accompagnamento producono effetti importanti sul sistema immunitario che possono durare da due a quattro settimane». 

Per entrare in questa rete i singoli percorsi saranno valutati con criteri strutturali come accessibilità, struttura, presenza e attività del rifugio, aspetto forestale ed eventuale presenza di corsi d'acqua, oltre a dati dinamici come la concentrazione in aria dei composti bioattivi. La funzionalità effettiva della stazione sarà verificata attraverso sessioni sperimentali di terapia forestale. 
«Questa fase del progetto è stata avviata l'estate scorsa e durerà un paio di anni, ma contiamo di poter attivare i primi servizi presso alcuni rifugi già dalla primavera-estate 2021, previa adeguata formazione degli operatori, come gli ONC del Cai (Operatori Naturalistico-Cultiurali n.d.r.), e degli accompagnatori locali», conclude Meneguzzo.
Copertina Terapia Forestale
La copertina di "Terapia Forestale" © Cnr

Il nuovo libro “Terapia Forestale”

Tutte queste tematiche sono affrontate nel dettaglio nel nuovo libro, scaricabile liberamente online, Terapia Forestale, edito dal Cnr in collaborazione con il Cai. Curatore è lo stesso Meneguzzo, insieme a Federica Zabini (Cnr-Ibe). Nella prefazione il presidente del Comitato Scientifico Centrale del Sodalizio Giuliano Cervi scrive:
«Il continuo progresso delle discipline scientifiche apre nuovi scenari nell'atavico rapporto tra umano e foresta, schiudendo, tra gli altri, anche il vasto campo della cosiddetta “Terapia Forestale”. Si è aperto un vasto dibattito in merito a questa ‘nuova’ disciplina, che tuttavia necessita di un preciso approccio scientifico, l’unico che consente di definire in modo sistematico la sua reale efficacia. È questo l’intendimento della presente pubblicazione che, con il rigore della sperimentazione, illustra i contenuti e descrive le condizioni ottimali per un suo valido esercizio. Il tutto senza, peraltro, tralasciarne i risvolti psicologici, anch’essi affrontati con il rigore della sperimentazione».
L'Editor del volume è Alessandra Demonte, mentre il progetto grafico e l'impaginazione sono di Giovanni Margheritini (che figura anche tra gli autori dei contributi) entrambi del Comitato Scientifico Centrale. Preziosa per la redazione del volume è stata la collaborazione scientifica con il Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) presso AOU Careggi di Firenze.