Giovane Gipeto in volo nel Parco Nazionale Gran Paradiso © Wikimedia CommonsDopo più di un secolo dalla sua estinzione sulle Alpi italiane, il gipeto (Gypaetus barbatus), uno degli avvoltoi più maestosi d’Europa, è tornato a solcare i cieli del Parco Nazionale Gran Paradiso. E lo fa con una notizia che ha il sapore di una vera e propria festa: la nascita di Tajarin, un pulcino nato nel nido della coppia di gipeti Bucatino e Lasagna, sul versante piemontese del Parco.
Con un'apertura alare che può superare i 2,80 metri, il gipeto è noto non solo per la sua imponenza, ma anche per le sue abitudini alimentari: si nutre quasi esclusivamente di ossa, che lascia cadere sulle rocce da grande altezza per frantumarle e nutrirsi del midollo. Un comportamento tanto singolare quanto innocuo, smentendo definitivamente la fama ingiusta che lo ha condannato all’estinzione alpina nel 1913, quando un esemplare fu ucciso in Val di Rhêmes.
Il ritorno del gipeto sulle Alpi
Quella che sembrava una fine senza ritorno si è trasformata, grazie a decenni di lavoro scientifico e cooperazione internazionale, in un racconto di rinascita. A partire dal 1978, grazie a un ambizioso programma avviato a Morges (Svizzera), sono stati rilasciati sulle Alpi oltre 340 gipeti nati in cattività. Il Parco Nazionale Gran Paradiso ha avuto un ruolo chiave in questo processo: dal primo avvistamento nella Valle di Cogne nel 1989 al primo tentativo riproduttivo nel 2010, fino al successo del 2012.
Nel 2025, il Parco festeggia un risultato senza precedenti: tutte e cinque le coppie presenti (tre in Valle d’Aosta e due in Piemonte) hanno portato a termine con successo la cova. Con Tajarin, sono ora 34 i giovani nati nel Parco. Un dato che, secondo i guardaparco, testimonia non solo la resilienza della specie, ma anche l’efficacia di un lungo e paziente lavoro di monitoraggio.
L’operato del Corpo di Sorveglianza del Parco si dimostra fondamentale: i guardaparco monitorano quotidianamente le attività dei nidi, utilizzano tecniche di digiscoping e webcam per documentare senza disturbare, e partecipano a campagne internazionali come lo IOD (International Observation Day), contribuendo ai censimenti europei della popolazione di gipeti. Nel 2023, per esempio, gli esemplari stimati per l’arco alpino erano tra 316 e 419.
Oggi incontrare un gipeto in volo nel Parco non è più un evento eccezionale. È il segno tangibile di una montagna che vive e rinasce, dove la natura, aiutata dall’uomo, ha potuto riprendere il suo corso. In questo scenario, la nascita di Tajarin non è solo un fatto di cronaca naturalistica, ma un messaggio forte: la conservazione funziona.