“La natura non ha bisogno di noi”: quando l’amore per gli animali diventa una minaccia per la fauna selvatica

Una turista ferita da una cerva a Villalago e una giovane lupa catturata ad Agnone dopo aver morso una ragazza: due episodi che riportano l’attenzione sui rischi delle interazioni scorrette con gli animali selvatici, sempre più alterati dal contatto con l’uomo.
Cervo © Pixabay

Due episodi recenti accaduti a pochi giorni di distanza nell’Appennino centrale (il caso della giovane lupa catturata ad Agnone e quello della cerva che ha aggredito una turista a Villalago) portano con forza alla luce una problematica sempre più attuale: l’interazione impropria tra esseri umani e animali selvatici, frutto di un atteggiamento superficiale che mescola curiosità, empatia e ignoranza.

 

Agnone: la lupa "confidente" costretta alla cattività

Martedì scorso, una giovane lupa è stata trasferita all’area faunistica del lupo di Civitella Alfedena, dopo essere stata catturata nel centro abitato di Agnone (IS). Il provvedimento è arrivato in seguito a un contatto ravvicinato con una ragazza, che ha riportato una escoriazione giudicata lieve, ma sufficiente a far scattare l’allarme tra la popolazione.

L’animale, che da giorni si aggirava in paese, era diventato una sorta di “mascotte” per turisti e residenti, che - impietositi dalla sua magrezza - avevano iniziato a lasciarle del cibo, incentivando inconsapevolmente la sua presenza e alterando il suo comportamento naturale. Ora si trova in isolamento sanitario: si procederà con analisi genetiche per verificarne la purezza e con cure per la rogna riscontrata. Ma il destino appare segnato: la lupa finirà in cattività.

 

Villalago: la madre che difende il suo piccolo

Solo pochi giorni prima, a Villalago (AQ), una turista è stata aggredita da una cerva mentre cercava di avvicinarsi a un cerbiatto all’interno del centro storico del borgo. L’animale, percependo una minaccia, ha reagito d’istinto, provocando alla donna un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Un episodio grave, ma ampiamente evitabile.

Anche in questo caso, la dinamica è tristemente familiare: animali abituati alla presenza dell’uomo, spesso attirati da cibo lasciato con ingenuità, diventano protagonisti di interazioni pericolose. Interazioni che nascono da buone intenzioni mal riposte e da una profonda mancanza di consapevolezza.

 

La riflessione del PNALM:

I due episodi sono stati oggetto di riflessioni lucide e forti da parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). In entrambi i casi, l’Ente ha sottolineato come l’eccessiva confidenza tra uomini e fauna selvatica stia diventando una nuova forma di minaccia per gli ecosistemi montani.

“Gli animali selvatici sono tali proprio perché non hanno bisogno di noi, né del nostro cibo” si legge nel comunicato. Ma sempre più spesso, guidati da un’idea romantica e distorta della natura, i visitatori alimentano un rapporto basato sull’antropizzazione degli animali, perdendo di vista il rispetto delle distanze, dei comportamenti corretti e della libertà dell’altro.

Il caso della cerva di Villalago porta anche a una critica diretta al modo in cui la fauna viene utilizzata nei circuiti turistici locali. Per anni, la presenza di cervi nei paesi è stata sfruttata come attrattiva. Foto, video, social, campagne turistiche e tour organizzati hanno promosso un’immagine idilliaca, ma non rispettosa, degli animali. Il risultato è un “circolo vizioso” che - denuncia il Parco - trasforma le aree protette in zoo a cielo aperto, dove il confine tra osservazione e intrusione è costantemente superato.

Come dichiarano i responsabili del PNALM, “fin quando non comprenderemo che esiste un filo rosso tra questi incidenti e l’uso irresponsabile della fauna a fini promozionali, continueremo a stupirci inutilmente”. Una denuncia forte, che coinvolge anche Pro Loco, tour operator e media, accusati di alimentare comportamenti sbagliati a scapito della conservazione e della sicurezza.

Questi casi sono il sintomo di una crescente difficoltà della società nel relazionarsi con la natura in modo corretto. Guardare un lupo o un cervo da vicino può sembrare emozionante, ma se ciò avviene a pochi metri, mentre si offre cibo o si scatta una foto, non è un successo di conservazione, è un fallimento culturale.