“Oltre la vetta”: il CAI lancia un progetto di supporto psicologico per lutti e traumi in montagna

L’iniziativa nasce da un’idea di Sofia Farina e vuole offrire supporto psicologico e comunitario a chi ha vissuto perdite o incidenti legati alla montagna.
Sofia Farina, ideatrice dell'iniziativa, con Marina Consolaro, mamma di Matteo Pasquetto

Il Club Alpino Italiano ha presentato oggi “Oltre la vetta”, un progetto dedicato a chi affronta il lutto e le conseguenze psicologiche di incidenti o traumi vissuti in montagna. L’iniziativa nasce da un’idea di Sofia Farina, che ha vissuto personalmente il dramma della perdita in montagna e ha compreso quanto il dolore legato a esperienze traumatiche in ambiente montano possa essere difficile da elaborare senza un sostegno adeguato.

“Oltre la vetta” si propone di creare uno spazio di ascolto e supporto collettivo, unendo alpinisti, guide, soccorritori, familiari e psicologi esperti. L’obiettivo è offrire strumenti concreti per riconoscere e affrontare il lutto, comprendere le emozioni associate al trauma e facilitare il ritorno graduale alla montagna, quando possibile.

La rete di esperti a supporto è pensata per chi ha vissuto incidenti in prima persona, ma anche per chi ha assistito o sentito storie traumatiche: il lutto vicario e cumulativo viene riconosciuto come altrettanto rilevante e meritevole di attenzione.

Per questo progetto è stato creato un sito dedicato, dove è possibiel trovare materiali informativi, testimonianze e una directory di psicologi specializzati. Ma sul sito saranno anche disponibili una serie di video-podcast, per scoprire attraverso interviste e testimonianze, questo lato della montagna che spesso si cerca di ignorare. Condotta da Sofia Farina la serie ospita nella prima puntata Marina Consolaro, madre di Matteo Pasquetto, giovane aspirante guida scomparso sul Monte Bianco nel 2020. La testimonianza racconta come dal dolore possa nascere un’azione generativa: il Fondo Casa Matteo Varese, che sostiene giovani guide alpine e progetti per ragazzi in difficoltà.

Il progetto sottolinea anche l’importanza della montagna come contesto di guarigione. Il contatto con la natura, il silenzio, il movimento e i rituali simbolici permettono a chi ha vissuto un lutto di ricollegarsi con il proprio corpo, con le emozioni e con la memoria della persona scomparsa.

Chi desidera partecipare può farlo condividendo la propria storia, sostenendo il progetto o mettendosi a disposizione come psicologo o psicoterapeuta esperto in lutto traumatico e ambiente montano. L’iniziativa vuole ribadire un messaggio chiaro: chiedere aiuto è un atto di responsabilità e cura, e nessuno deve affrontare il dolore da solo.

"Chi come noi ama la montagna e la frequenta assiduamente ha purtroppo un lungo elenco di amici e familiari che per questo amore hanno perso la vita. Spesso è difficile accettare questi lutti e andare avanti - afferma il Presidente generale del CAI, Antonio Montani -. Il più delle volte ci si chiude in sé stessi per cercare una ragione ma spesso questo non basta e abbiamo bisogno del conforto di chi ha vissuto le nostre stesse emozioni e i nostri stessi traumi. Ma non è facile poter trovare momenti di confronto e di conforto. Ecco allora che questa iniziativa mette a disposizione la grande esperienza e la grande struttura del Club Alpino Italiano per tutti coloro che sono passati in questi momenti. La mette a disposizione liberamente. È il tentativo, sulla scorta dell'esperienza di altri Club Alpini, in particolare quello americano, di creare una rete di ascolto, di supporto, di assistenza in particolare per i primi momenti post-trauma, per chi ha subito un lutto, per chi è stato partecipe di una tragedia o superstite di una tragedia e ha bisogno dell'aiuto di persone preparate o di persone che hanno un'esperienza a riguardo. Il progetto "Oltre la vetta" è una grande iniziativa di solidarietà sociale, che solo una grande associazione come il Club Alpino Italiano può mettere in campo. In fondo, se pensiamo che l'alpinismo è una delle attività più individualiste e per certi versi anche egoistiche che si possono praticare, ma al tempo stesso, fin dalla seconda metà dell'Ottocento, per contrastare questo individualismo si è sentita la necessità proprio di creare i Club (sottolineo i Club) Alpini, cioè quei luoghi di ritrovo di coloro che condividono la stessa passione, quasi a controbilanciare l'individualismo dell'azione alpinistica, beh, mi sembra che siamo perfettamente in linea con questo ruolo sociale nell'affrontare un tematica che molto spesso è un taboo, come quella della morte. Credo che questa iniziativa sia la più importante che il Club Alpino Italiano mette in campo con la mia presidenza. Pur toccando una tematica molto delicata, sono convinto che potremo essere di aiuto a molti e con questo adempiere completamente al nostro scopo sociale".