Omar Pedrini
Omar Pedrini
Omar PedriniIl 26 novembre 1985 Marco Pedrini salì in arrampicata solitaria il Cerro Torre per la via del Compressore. Fino ad allora il Torre era un mito, posto per superuomini, e la via di Maestri era la risposta diabolica ed estrema di un uomo accusato di menzogna sulla sfinge di granito più maliarda che esista sulla Terra. Quando vedemmo il film Cumbre girato e realizzato da Fulvio Mariani, dove Marco vola sui chiodi a pressione e cavalca il compressore come fosse una moto di grande cilindrata, prima ci commuovemmo e poi il Torre ci sembrò un luogo dolcissimo, dove un ragazzo scalava in maglietta e al suono di una chitarra proprio quella montagna che Bonatti e Maestri, e quasi tutti dopo di loro, avevano descritto come disumana, spaventosa, flagellata dai venti patagonici. Per Marco invece fu una danza, anche perché ripeté la scalata più volte e la interiorizzò al punto da farsela amica; era cambiato l’alpinismo e gli eroi erano diventati dei ragazzi qualsiasi, solo più atletici degli altri. Fulvio Mariani, che di Marco era molto amico, riuscì a raccontarlo con tutta la dolcezza del mondo.
Sull’American Alpine Journal Pedrini scrisse semplicemente: “Faceva molto caldo, anzi troppo. Ho arrampicato con una T-shirt, cercando di evitare i pezzi di ghiaccio che cadevano dalla parete”. E ancora: “Alle 8 e 30 di sera ero in cima. Il sole è tramontato dietro lo Hielo Continental, lo sconfinato e piatto ghiacciaio lungo oltre 400 chilometri. Sei ore di calate in quella notte meravigliosa di luna piena mi hanno riportato alla truna di neve. Un po’ più tardi, all'alba, il tempo è diventato brutto”. Una settimana dopo Pedrini e Mariani sono ripartiti con la cinepresa per girare uno dei più bei film della storia dell’alpinismo.
Nato a Lugano nel 1958, Pedrini era un fantastico arrampicatore e un alpinista di valore internazionale. Amava le solitarie e si sentiva molto sicuro di sé, forse troppo, soprattutto sul granito. Purtroppo è morto solo un anno dopo il Cerro Torre, il 16 agosto 1986, scendendo dal Petit Dru dopo la solitaria della Direttissima Americana, la grande via di Harlin e Robbins sulla parete ovest. Marco aveva appena ventotto anni. Lasciò un grande vuoto.