75 anni di CAI: la storia di Claudio Palladini, una vita dedicata alla montagna

Il CAI Pavullo festeggia il traguardo del socio più longevo, testimone di 75 anni di amore autentico per la montagna

Anche a Pavullo nel Frignano, in quell’Appennino di colline morbide e sapori tipici, lontano dalle grandi vette alpine, si può coltivare una passione profonda per la montagna. Qui, tra pendii più gentili che ardite pareti, negli anni Cinquanta l’alpinismo era ancora un mondo lontano e sconosciuto: pochi conoscevano le Alpi e ancor meno il Club Alpino Italiano, nato per diffondere la conoscenza e la frequentazione dell’ambiente montano.

Eppure, proprio in questo contesto, Claudio Palladini, classe 1934, cresce respirando amore per le vette. Seguendo le orme del padre, già socio della sezione CAI di Modena, nel 1951 – appena sedicenne – decide di tesserarsi. Una scelta che avrebbe segnato l’intera sua vita.

La sua passione nasce sui libri, sfogliando la Rivista del CAI e le biografie di leggendari alpinisti come Tita Piaz, Giusto Gervasutti ed Emilio Comici. Ma non rimane confinata alla teoria: “La mia prima gita con il CAI Modena risale al gennaio 1947 – racconta – con il mitico slittone che ci portava al Rifugio La Selletta di Abetone. E ricordo con nostalgia anche la mia prima uscita sulle Alpi, a Sestriere, nel marzo 1964, e quelle successive, come quella a Madonna di Campiglio.”

 

Un riconoscimento per 75 anni di appartenenza

Proprio per celebrare questo legame indissolubile, una delegazione del CAI Pavullo, guidata dal presidente Vanni Monti, dal vicepresidente Marco Albertini, dal segretario Enrico Iacoli e dal referente per il tesseramento Pier Luigi Vignali, ha fatto visita a Palladini nella sua casa di via Giardini, per consegnargli l’encomio e la spilla del 75° anno di tesseramento.

Durante l’incontro, Claudio ha condiviso ricordi lucidi e carichi di emozione: frammenti di vita che raccontano un rapporto profondo con la montagna, fatto di passione, fedeltà e continuità.

Tutti a Pavullo conoscono Palladini anche per un’altra costante della sua vita: la storica farmacia San Bartolomeo, gestita per decenni nel cuore del paese fino al 2011. “Potevo sciare solo a domeniche alterne a causa del servizio farmaceutico – ricorda –. Dopo la laurea in Farmacia nel 1956, ho esercitato la professione a Pavullo per tutta la vita. Questo non mi ha impedito, però, di partecipare per cinque volte alla Marcialonga di Fiemme e Fassa, grazie a una passione improvvisa e travolgente per lo sci di fondo.”

L’Abetone e la Val di Luce sono state le sue mete abituali, con qualche incursione sulle Dolomiti. “Ho sciato senza interruzioni dai sei anni fino al 2015, quando ne avevo ormai ottanta”, racconta con orgoglio.

 

La montagna come stile di vita

Accanto allo sci, Claudio ha praticato anche escursionismo e alpinismo, accumulando esperienze e ricordi vividi. Nomi di cime e rifugi, descrizioni di passaggi e vie si affollano nella sua memoria: la montagna è tatuata nella sua mente e nel suo cuore.

La sua storia personale è uno specchio fedele dei valori fondanti del CAI: costanza, curiosità, rispetto e amore autentico per l’ambiente montano. Valori che, in un presente dominato dalla ricerca di visibilità e dal culto dell’impresa, appaiono ancora più preziosi.

“Il CAI – sottolinea la sezione di Pavullo – riconosce e celebra con orgoglio chi, con passione e coerenza, trasmette alle nuove generazioni un patrimonio culturale che dal 1863 continua a crescere e a ispirare.”

Con lo stesso spirito, il CAI Pavullo ringrazia Claudio Palladini per essere parte della sua storia e per rappresentare un esempio autentico di vita vissuta in montagna con umiltà, lontano dai riflettori, come esperienza intima e profonda.