Addio a Roberto Sorgato, tempra solida e cuore coraggioso

L'alpinista bellunese aveva 88 anni: protagonista assoluto sulla Schiara e in Civetta, in montagna aveva realizzato ascensioni di rilievo, soprattutto in invernale

Sabato 6 dicembre, è andato avanti Roberto Sorgato. Nato a Belluno il 30 ottobre 1937, è stato uno dei maggiori esponenti dell'alpinismo bellunese. Il suo nome si afferma a livello internazionale a partire dagli anni Sessanta: Sorgato inizia ad arrampicare sulle montagne di casa, aprendo diversi itinerari sulla Schiara e con numerose ripetizioni di severe vie dolomitiche, tra cui la Andrich-Faé alla Punta Civetta. Per l’incredibile quantità e qualità delle salite compiute già da giovanissimo, diventa membro del Club Alpino Accademico Italiano già nel 1957, a soli vent'anni. Più tardi si impone per alcune importanti prime invernali, in cui mostra un coraggio e una determinazione non comuni. 

Nel febbraio del 1961 si svolge una sorta di "gara" tra la cordata composta dallo stesso Sorgato con Giorgio Ronchi e i lecchesi Giuseppe Alippi, Pierlorenzo Acquistapace e Giuseppe Lanfranconi per la prima invernale della via Couzy - o dei francesi-, alla nord della Cima Ovest di Lavaredo. Per la fuoriuscita di un chiodo, Sorgato fa un volo terribile e devono intervenire gli Scoiattoli di Cortina in soccorso a recuperare la cordata, con Roberto ferito e il maltempo a battere.
L'anno successivo è protagonista della prima invernale del diedro Livanos-Gabriel alla Cima Su Alto in Civetta, sempre con Ronchi e Giorgio Radaelli. In quell'occasione le temperature arrivano a toccare incredibili punte di -35 gradi. 

Nell'inverno del 1963, insieme a Natalino Menegus e Marcello Bonafede sale la Solleder-Lettenbauer, sbucando in cima poche ore dopo la prima di Ignazio Piussi, Giorgio Redaelli e Toni Hiebeler, pur essendo partito con tre giorni di ritardo. Sorgato aveva dovuto rinunciare a unirsi ai tre per via di una brutta influenza, ma più della malattia alla fine aveva potuto la forza di volontà e il desiderio di salire quell'itinerario su cui era morto Gianfranco De Biasi quattro anni prima. Nel 1959 era già nell'ultimo tratto di parete con Sorgato quando i due erano stati sorpresi da una tormenta fatale per il Gech.

Nel 1965, questa volta con Ignazio Piussi e Pierre Mazeaud, apre una nuova via sulla Punta Tissi nel Gruppo della Civetta. Con l'alpinista francese, suo caro amico, nell'estate del 1971, è autore di una salita grandiosa sui pilasti a sud della Major, nel Monte Bianco. È una grande via, esposta e difficile, pericolosa per le scariche, dallo sviluppo di ben 1300 metri, con difficolta valutate in ED e numerosi passaggi di V superiore. L'amicizia con Mazeud era nata sul set di Una cordata europea, film del regista Lothar Brandler, vincitore del gran premio Città di Trento nel 1964, a cui Roberto aveva partecipato come attore. Il film documenta la salita della via Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo, che Sorgato aveva già scalato, tra l'altro senza bivacchi. 

Sorgato ha svolto con successo nella vita i lavori più disparati, anche all'estero, tra i quali il direttore di una ditta di trasporti in Camerun. È stato amante di diversi sport estremi che ha praticato sempre lontano dai riflettori. Inoltre è stato presidente dell'Associazione Amici della Fondazione Giovanni Angelini di Belluno, creata nel 1991 per promuovere la ricerca scientifica e la formazione culturale sulla montagna. Tre anni fa era venuto a mancare il suo grande amico Giorgio Redaelli, che lo ha preceduto in quest'ultima salita.