Aiguille de la Brenva: Filippi, Maquignaz e Ratti aprono "Cenerentolo"

Francesco Ratti racconta la nascita di "Cenerentolo", nuova via aperta a fine luglio sulla parete sud-est dell'Aiguille de la Brenva, insieme a Carlo Filippi e Isaie Maquignaz.

Il massiccio del Monte Bianco, culla dell’alpinismo, offre ancora oggi la possibilità di vivere avventure lontano dalle folle, su pareti poco battute, in quanto meno accessibili e talvolta adombrate da vicini più celebri. È il caso delle pareti est e sud-est dell’Aiguille de la Brenva (3278 m), verticali “muri” di granito che dominano il ghiacciaio della Brenva, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco. Loro “vicino celebre” è il Père Éternel, scenografico monolite di granito, considerato all’epoca della prima salita, realizzata nel 1927 da Laurent Grivel, Arturo e Osvaldo Ottoz e Albino Pennard, una delle guglie “impossibili” delle Alpi.

A fine luglio 2025, la guida e alpinista della prima edizione del CAI Eagle Team Carlo Filippi, insieme alle guide Isaie Maquignaz e Francesco Ratti, hanno scelto proprio la parete sud-est dell’Aiguille de la Brenva, per trascorrere insieme due giorni sul granito del Monte Bianco, ritagliandosi una pausa dal lavoro, in questo periodo dell’anno particolarmente intenso. Ne è risultata una bella nuova via: “Cenerentolo” (460 m, 7bmax/6c obblig). Abbiamo chiesto a Francesco Ratti, di raccontarci qualche dettaglio di questa avventura tra amici.

 

Francesco, raccontaci un po’ come è nata l’idea di puntare alla parete sud-est. Era un progetto che avevate in mente da tempo?

Ad essere sinceri, no. Avevamo in mente da un po’ di ritagliarci qualche giorno al di fuori del lavoro, per arrampicare e tentare di aprire una nuova via, su una parete che avesse i seguenti ingredienti: bella roccia, poco battuta, un po’ remota e selvaggia. L’idea iniziale era di puntare a un’altra parete. 

 

Non si può dire quale fosse?

No, la lasciamo nella lista dei desideri (ride). Ad ogni modo, le nevicate di luglio hanno portato a un cambio di programma e ci siamo orientati sulla sud-est dell'Aiguille de la Brenva. Nel pomeriggio del 29 luglio siamo partiti per andare a vedere da vicino la parete, che comunque ha tutti quegli ingredienti che avevamo definito inizialmente. È un po’ selvaggia, un po’ remota, anche se non troppo. La si raggiunge in 2 ore di camminata dalla stazione intermedia della Skyway, per intenderci. E poi è una zona poco battuta. La porzione di parete che abbiamo scelto, nello specifico, non ha visto l’apertura di molte nuove vie di arrampicata in tempi moderni. C’è qualche via classica, risalente agli anni Quaranta e Cinquanta e poi, come via più recente, troviamo "Mares", aperta nel 2002 da Alex Busca, Massimo Farina ed Erman Tussidor, che all’epoca erano istruttori militari, che si trova più a sinistra di “Cenerentolo”.

 

Torniamo al 29 luglio, avete osservato la parete e poi?

Guardando la parete sud-est, abbiamo identificato una bella linea da tentare, proprio nel centro, che ne sfruttasse tutta l’altezza. Perché, tra le varie idee con cui siamo partiti, c’era il fatto di voler aprire una via lunga. Alla fine sono usciti quasi 500 metri, diciamo che ci saremmo accontentati anche di meno! Abbiamo bivaccato alla base e la mattina del 30 luglio abbiamo iniziato a salire, riuscendo ad aprire più di metà della via, i primi 6 tiri, quindi circa 300 metri. Ci siamo fermati alla base dello scudo finale, che praticamente è la parte più ripida della parete, dove sapevamo che avremmo dovuto affrontare i tiri più complessi.

 

Siete rimasti in parete durante la notte?

No, siamo tornati alla base della parete. Avevamo 3 corde da 60 metri e le abbiamo usate per fissare i tiri più difficili dei primi 300 metri, e quindi il giorno dopo ci è toccato anche scalare di nuovo i tiri che non avevamo fissato. Raggiunta la base dello scudo, ci siamo trovati ad affrontare il tiro più duro, un 7b, che ho aperto io, impiegando 2 ore. Sinceramente in quel momento ho pensato che non ce l’avremmo fatta ad arrivare in cresta entro la giornata. 

 

E invece?

E invece alla fine siamo stati rapidi negli ultimi 3 tiri, e verso le 4 del pomeriggio eravamo su. Siamo sbucati nei pressi dell’omino di vetta, con davanti agli occhi una vista spettacolare. Faceva un po’ freddo, tocca dirlo, ma comunque una meraviglia. 

 

Ci dici qualcosa sullo stile che avete scelto di usare?

Abbiamo puntato sul piazzare meno spit possibili in parete e usare invece protezioni veloci. Abbiamo messo in totale 17 spit lungo i 10 tiri. È quindi una via alpinistica, da affrontare con una buona dose di intuito e protezioni veloci, una indicazione che mi piacerebbe fosse utile a chi voglia provare a ripeterla. Considerate che, causa scarso tempo a disposizione, non siamo riusciti a realizzare una salita integrale da capocordata. Quindi, avanti il prossimo!

 

Perché “Cenerentolo”

"Cenerentolo” per via di una scarpetta persa, esattamente come nel cartone animato della Disney. Praticamente il primo giorno Isaie ha perso una scarpetta da arrampicata, che è finita sul ghiacciaio della Brenva. Abbiamo provato anche a recuperarla ma non ci siamo riusciti, per cui il secondo giorno si è dovuto un po’ arrangiare a salire con una scarpetta e uno scarpone .