Akhbar Chhok, cordata irlandese-britannica compie una impresa sul versante nord

James Price e George Ponsonby hanno aperto una nuova via su un Seimila pakistano. salita e discesa hanno impegnato per nove giorni i due coraggiosi alpinisti dello Young Alpinist Group

Lo scorso ottobre, l'irlandese George Ponsonby e il franco-britannico James Price hanno aperto una nuova via sull'Akhbar Chhok(6.673 metri), una vetta remota del pakistan settentrionale. I due alpinisti, che fanno parte del Young Alpinist Group del club alpino del Regno Unito, hanno tracciato una impressionante linea di 3mila metri di sviluppo, con difficoltà fino a M7, AI5 e A2+, chiamandola Secret, shepherds, sex & serendipity. Lo sforzo alpinistico ha richiesto nove giorni di scalata in piena autonomia. Come ha dichiarato Ponsonby "L'amnesia è forse la migliore alleata di un alpinista. Se ricordasse davvero la fatica, le dita intorpidite e le ore trascorse a lottare su pendii tecnici oltre 6mila metri di quota, probabilmente non metterebbe più piede su una montagna. È piuttosto difficile apprezzare l'alpinismo sul momento".

 

"L'amnesia è forse la migliore alleata di un alpinista". Ponsonby

I due alpinisti facevano parte di una spedizione di otto membri, attiva nella valle del Chalt tra settembre e ottobre. Il loro obiettivo era raggiungere le vette meno conosciute di questa remota regione del Pakistan. Il team, supportato da portatori e pastori locali, ha stabilito il campo base a 3.400 metri di altitudine, vicino ai ghiacciai Baltar e Toltar. Il maltempo ha inizialmente flagellato la spedizione, costringendo il gruppo a otto giorni di riposo forzato e continuo. 
Alla fine il team si è diviso: un gruppo, con Anna Soligo, Gemma Robertson e Sinead Thin ha tentato senza successo il Munocho (5.900 metri), dovendo rientrare poco prima di avere raggiunto la cima. Il secondo invece ha tentato di valicare il passo di Sani Pakkush (6.951 metri), ma ha dovuto rinunciare per le forti nevicate. Infine, Price e Ponsonby hanno puntato l'Aikache Chhok, visibile dal campo base. La cordata ha poi comunicato di avere avuto notizia di una precedente salita italiana per la cresta sud, di cui non abbiamo ancora avuto riscontro.

La salita è iniziata lungo un canalone e per altre 6 lunghezze di misto, con punti fino al grado M6. Durante il secondo invece la cordata ha trovato le massime difficoltà, con un tiro di M7/A2+, su roccia friabile, lungo una fessura strapiombante. Dopo un paio di giorni passati a salire creste, balzi di roccia e pendii ghiacciati, Price e Ponsonby hanno trovato nuovamente difficoltà provanti, con 8 tiri fino a AI5 su ghiaccio durissimo e con una lunghezza di neve nemmeno proteggibile. Superata un'altra giornata molto tosta, i due erano a 5700 metri di quota. "Il sesto giorno abbiamo pregato per una bella cresta di neve facile fino alla mini vetta, ma avrei potuto piangere quando abbiamo superato un piccolo dosso e visto quasi mille metri di ghiaccio nero lungo la cresta, con l'aggiunta di alcuni gradini rocciosi friabili" ha spiegato Ponsonby. 


Solo al settimo giorno la cordata ha rivisto il sole, all'ottavo hanno conquistato la vetta senza quasi più cibo disponibile. La discesa è avvenuta per doppie complesse, senza grandi informazioni sulla via da seguire per rientrare al campo base. La cordata ha rinominato la cima Akbar Chhok in onore di Akbar, il capo pastore del team di sherpa che ha assistito il gruppo alpinistico durante la spedizione.