Alfredo Webber: "Garnbret mostruosa, le donne arriveranno dove gli uomini non sono riusciti"

Il tracciatore di Pure dreaming cerca di allargare lo sguardo oltre il grado. "Non ha senso utilizzare metri diversi con o senza ginocchiere e le prese artificiali non sono un tabù"

Recentemente, Janja Garnbret ha flashato Pure dreaming ad Arco, una via aperta nel 2017 da Alfredo Webber e che lo stesso climber noneso è riuscito a ripetere quattro anni più tardi. Questa linea di Massone è piuttosto gettonata dall'élite dell'arrampicata sportiva, anche se non c'è uniformità di pareri sul grado: uso di ginocchiere, una presa rotta, il giudizio non univoco di alcuni top climber la mantiene in un limbo tra 8c+ e 9a. Come sempre, in questi casi, parlare con chi l'ha tracciata aiuta a ridare valore e significato alla via, che come sempre ha tanto di più da raccontare rispetto alla semplice difficoltà.


Cosa pensi della prestazione di Janja? È una flash che si avvicina quasi più alla on sight?

Indipendentemente che sia a flash o a vista, per me è una prestazione davvero di alto livello, anche per come l'ha salita in alcuni punti. Come ha impugnato il fungo, lo ha usato come una lista...e poi il fatto che non abbia saltato i rinvii. Aveva un bel margine, non è certo quello il suo limite. È già da 9b+, se non 9c. C'è ancora questo tabù per cui gli uomini devono essere più forti o più bravi delle donne, ma ormai non è più vero. Lei secondo me potrebbe spingere il grado ancora più in alto.


Sul grado cosa ti senti di dire? Ha senso parlare di un grado con le ginocchiere e uno senza?

Secondo me no. Secondo me il grado resta 9a, poi uno deve essere onesto a spiegare come l'ha fatta e se l'ha fatta con le ginocchiere si sa che è un po' più facile. Ma poi bisogna vedere quanto uno resta sul riposo, se ci stai mezz'ora...faccio per dire. O se sale un ragazzino di 40 chili, sono tutti fattori che influiscono, le variabili sono infinite. Sulle difficoltà si potrebbe pensare di introdurre una scala da 1 a 10 che accompagna la lettera, invece del segno più.


Non c'è il rischio di perdersi in tecnicismi?

Assolutamente. Mi rendo conto che invece di risolvere il problema, si darebbe spazio a diatribe infinite. Il bello dell'arrampicata è che è un po' anarchica, oggi invece è tutto registrato. Per come la vedo, un po' di aria anni '80 deve restare, perché già con le gare siamo andati oltre.


Hai scalato in quell'epoca e sei tornato a scalare ad altissimo livello quasi vent'anni dopo. Cosa è cambiato nell'arrampicata sportiva?

È cambiato il mondo, ma io ho iniziato ad arrampicare a metà anni '80 e ho avuto la fortuna di vivere gli anni d'oro. Ho imparato con gente come Martin Elser, Roberto Bassi, Luca Giupponi, Rolando Larcher. A metà anni '90 scalare sull'8b+ non era roba da poco e comunque facevi fatica a pronunciare la parola 8c. Chi c'era non ne voleva parlare. C'erano tiri come Supermaratona 8b+ a Massone che ancora oggi hanno un bel valore. Mi ricordo che al tempo per fare le foto non mi appendevo nemmeno. Mi fermavo e ripartivo. Oggi non posso nemmeno immaginarlo.


Hai salito il 9a a 52 anni. È stato solo un obiettivo sportivo o c'era altro?

Ho ripreso ad arrampicare nel 2001, ma scalicchiavo. Nel 2012 però mi sono rotto il femore. Quando ho ripreso, dopo essere stato fermo a lungo, avevo incamerato molta motivazione. Ora però non scalo su quel livello. Prediligo le vie di resistenza, su quelle boulderose corte non riesco a esprimermi. Un tiro come Underground non riuscirei a farlo. L'età c'è.


Tornando a Pure dreaming, come ti poni sull'utilizzo di prese artificiali?

Io credo che conti il contesto. Nel 2017, quando l'ho aperta, c'era posto e nello stesso settore c'era un tiro come Reini's vibes. Sull'uso della resina e delle prese costruite, non scavate, credo che non abbia molto senso essere integralisti, ma di sicuro non le andrei a mettere a Ceuse, sarebbe un peccato mortale. A Massone credo che ci possa stare e comunque vedo che la via è gettonata. Se poi in futuro arrivasse un alieno ad Arco, quella presa si può sempre togliere.


Arriveranno gli alieni?

No, almeno nel breve non credo.


Hai subito alcune critiche anche crudeli per la tua salita di Panem et circenses. A distanza di qualche anno cosa ti senti di dire?

Che nessuno è profeta in patria. Gabriele Donati ha prodotto un film che è andato ovunque, ma al Trento Film Festival non lo hanno voluto e ad Arco quando ho fatto la serata in SAT non ho visto un climber. Ho ricevuto critiche da leoni da tastiera: per il fatto che sulla via ci fosse un rinvio che poi non ho usato...ma poi una via del genere salita in free solo non ha valore per il grado in sé, ha peso per l'estetica, l'autocontrollo che devi avere. A me piacerebbe che qualcuno la ripetesse, solo per potermi confrontare sulle sensazioni, su quello che offre, sul viaggio che fai su un tiro del genere. Non è nemmeno un invito, è solo per dire che quando parli di qualcosa, ci devi essere passato per poterne parlare davvero.