Anello dell'acqua zolfina

Un itinerario ad anello tra le spettacolari Balze del Valdarno, tra geologia, borghi storici e paesaggi toscani.

L’Anpil (area naturale protetta di interesse locale) delle Balze del Valdarno è stata istituita nel 1998 sul versante occidentale del Pratomagno dai comuni di Terranuova Bracciolini, Castelfranco di Sopra, Loro Ciuffenna e Pian di Scò. La particolarità di questo facile percorso che si svolge nel tipico e rilassante paesaggio della campagna toscana, è costituita dall’osservazione ravvicinata delle “balze”, rari esempi di formazioni geologiche effimere costituite da argille e ghiaie, che raggiungono altezze di oltre 100 metri, conferendo a questa escursione un’aura davvero surreale. Circa 25 milioni di anni fa, conseguentemente all’esaurimento della spinta tra la zolla africana e quella europea, che diede origine all’Appennino, si originarono alcune depressioni, che attualmente corrispondono al Valdarno, al Mugello, alla Valdichiana e al Casentino. Quando circa 2 milioni di anni fa alla fine dell’era pliocenica, il Valdarno iniziò a sprofondare e le acque superficiali iniziarono a riempire la depressione dando origine a un immenso lago: il clima di tipo equatoriale del tempo diede luogo a una foresta di tipo tropicale come testimoniano i numerosi fossili rinvenuti in questa zona. Nel periodo successivo i detriti trasportati dell’erosione determinarono un progressivo riempimento di questo lago sedimentandosi in strati d’argilla in profondità e in strati ghiaiosi nelle zone superficiali, stratificazioni che sono ancor oggi ben riconoscibili sulle pareti delle balze. Il completo colmamento del lago pleistocenico che occupava un’area di circa 400 kmq determinò la formazione di un vasto altipiano, dando origine all’ultima fase del processo formativo delle balze, ovvero l’erosione. Profondamente scavati dai tumultuosi torrenti che scendono dal Pratomagno e dagli agenti atmosferici, gli antichi sedimenti, si sono sbriciolati assumendo le forme bizzarre dal caratteristico color ocra che oggi osserviamo e che sono destinate a scomparire nei prossimi millenni. Una particolarità di queste splendide sculture naturali è quella di rappresentare un luogo di nidificazione per il Gruccione (Merops apiaster) un uccello originario dell’Africa continentale dalla caratteristica livrea sgargiante che tra la primavera e l’estate migra principalmente sulle nostre coste, trovando un habitat idoneo alla riproduzione anche in quest’area.

 

Il percorso

Abbarbicato su un terrazzamento naturale alle pendici del versante valdarnese del Pratomagno, il piccolo borgo di Piantravigne (250 m), menzionato da Dante nell’Inferno (Canto XXXII – versi 67-69), non è solamente il luogo con il miglior colpo d’occhio sulle balze. All’interno della Pieve di San Lorenzo (visitabile solo durante le funzioni religiose), custodisce difatti uno dei più antichi dipinti raffiguranti la Madonna dell’intera Toscana. L’opera, risalente al XIII secolo, è eseguita con una particolare tecnica detta “a guazzo” che consisteva nel aggiungere all’acquerello dei pigmenti bianchi come gesso o biacca che ne aumentavano la capacità di coprire la base legnosa. Fatti pochi metri sulla strada in direzione est (ovvero verso Castelfranco) si perviene all’antico lavatoio da cui si gode una meravigliosa e privilegiata vista d’insieme sulle balze. Sulla sinistra del lavatoio si imbocca un sentiero che attraverso i campi cala nell’impluvio del Borro della Fornace (170 m), attraversato il quale si incrocia il Sent.51.  Seguitolo a destra, si risale il corso del ruscello, arrivando ben presto alla sorgente che dà il nome a questo itinerario: guidati da una indicazione e dell’inconfondibile puzzo di uova marce, si abbandona il Sent. 51 per scendere nell’alveo del fosso, in una zona ombrosa per via della fitta vegetazione. Solo pochi passi ci separano dalla sorgente sulfurea dell’Acqua Zolfina, denominata nel passato “Acqua di Mercatale” e conosciuta fin dall’antichità per la cura delle malattie dermatologiche, reumatismi e artriti. Non essendo mai stata sfruttata su larga scala a causa della sua esigua portata, la fama della fonte è rimasta circoscritta al vicinato che fino a tempi recenti la usava per pasteggiare, vincendo la repulsione con la certezza di trarne evidentemente qualche beneficio corporale. Tornati sul sentiero si supera un breve tratto di moderata salita prima di incrociare la strada provinciale dei Setteponti, dove si svolta a sinistra transitando dopo pochi passi di fronte alla rustica Badia a Soffena (per info e visite tel. 055/09149551) immersa nell’oliveta all’ingresso del paese di Castelfranco di Sopra. Sebbene il complesso risalga agli inizi dell’ XI secolo, alcuni scavi hanno portato alla luce strutture di una chiesa di età longobarda. La badia ha avuto una storia piuttosto tormentata: passata nel 1090 sotto l’egida dell’Abbazia di Vallombrosa, alla fine del XIV secolo venne rifondata in stile gotico e poi ancora rimaneggiata nel seicento quando gli affreschi interni vennero ricoperti di intonaco. Successivamente la chiesa fu sconsacrata e venduta a un fattore che convertì il complesso in frantoio e fienile: solo negli anni 60 del secolo scorso, la chiesa venne nuovamente consacrata e fatta oggetto di un completo restauro che riportò alla luce un gran numero di pregevolissime pitture in gran parte risalenti al XV secolo. Proseguendo verso il centro di Castelfranco di Sopra (281 m) e giunti all’incrocio in corrispondenza della  Porta al Pino (o Porta Aretina), si svolta a sinistra in Via delle Balze (Sent. 51) all'inizio della quale è posto un grande cartello che illustra il percorso. Si percorre Via delle Balze inizialmente tra le case del paese, poi tra gli oliveti e i campi coltivati. Ben presto lo sterrato prende il posto dell'asfalto: giunti nei pressi di uno stretto tornante in discesa si apre una nuova ampia visuale sulle balze. Percorsi circa 600 m, prima della fine della strada che termina presso una casa colonica, si svolta a destra incamminandosi in una sentiero che scende verso il Borro delle Fossate attraversandone il corso più volte. Nei tratti in cui la folta vegetazione si dirada si intravedono le possenti guglie alle quali è possibile avvicinarsi allontanandosi dal sentiero battuto. Mantenendosi nei pressi del torrente il sentiero si immette in una larga sterrata che attraversa alcuni terreni coltivati ed ampie distese prative: si giunge quindi ad un bivio presso il Podere Steccata (160 m – punto più basso del percorso) posto nei pressi dell’intersezione con la strada provinciale che collega Botriolo con Case Riguzze. Compiuta una stretta svolta a sinistra, si asseconda il Sent.51 che costeggia, risalendone il corso, il Borro della Fornace attraversando un bellissimo paesaggio tipico della campagna Toscana, tra vitigni e cipressi, impreziosito e reso quasi surreale dalle sorprendenti conformazioni delle balze che in qualche modo riportano alla mente la ben più famosa Monument Valley. Attraversata questa parte pressoché pianeggiante, che senza dubbio è anche la più spettacolare dell’intero percorso, si perviene a un bivio. Qui si svolta a destra e dopo aver attraversato il ponte sul ruscello, si transita nei pressi dell’Agriturismo le Balze lambendo la base di alcune guglie. Dopo una breve salita tra campi coltivati e olivete si fa ritorno al lavatoio sulla strada asfaltata a breve distanza dal borgo di Piantravigne. 

  • Partenza e arrivo: Piantravigne – frazione del comune di Castelfranco di Sopra  (AR)
  • Lunghezza: 7,5 km
  • Dislivello: + 210 m
  • Durata: 2 h  
  • Difficoltà: E (escursionistica)
  • Punti d’appoggio: Castelfranco di Sopra
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