Lo stambecco Betta e il suo capretto - F. Tessitore per Aree Protette Alpi Marittime
Lo stambecco Betta - F. Tessitore per Aree Protette Alpi Marittime
Lo stambecco Betta - F. Tessitore per Aree Protette Alpi Marittime
Lo stambecco Betta - F. Tessitore per Aree Protette Alpi MarittimeNelle Aree Protette delle Alpi Marittime è in corso il monitoraggio degli stambecchi marcati, volto a raccogliere informazioni utili per verificare lo stato di salute, gli spostamenti, le dinamiche comportamentali, sociali e individuali, degli esemplari già noti. La marcatura consiste infatti nell’apposizione di marche auricolari, a un singolo orecchio o entrambi, o in alcuni casi di collari colorati, che fungono da carta di identità dell’animale.
Essendo lo stambecco un animale particolarmente agile, un vero equilibrista d’alta quota, per avvistarlo è necessario salire generalmente oltre i 2000 metri, nella stagione estiva. Per trovare supporto nel monitoraggio, l'Ente ha lanciato nelle scorse settimane un invito, diffuso a escursionisti ed alpinisti, a segnalare prontamente gli eventuali avvistamenti, mediante istruzioni disponibili sul sito delle Aree Protette delle Alpi Marittime (che trovate anche qui).
A pochi giorni di distanza dal suo lancio, l’iniziativa di “citizen science” inizia già a dare buoni frutti. Un escursionista ha infatti segnalato la presenza di un esemplare di stambecco, che si è rivelato essere un “latitante”.
Betta, la “latitante”
Nei giorni scorsi, sul sito ufficiale e sui canali social delle Aree Protette delle Alpi Marittime, ha fatto la sua comparsa un annuncio importante, carico di soddisfazione da parte dell’Ente. Nelle prime righe si legge quanto segue: “Sui pendii più ripidi e sui versanti più scoscesi delle Marittime, è là che troverai gli stambecchi (Capra ibex); ed è proprio là, vicino alla cima più alta delle Marittime, l'Argentera, che è stata avvistata, dopo ben cinque anni di "latitanza", la nostra Betta!”.
Betta è un esemplare femmina di stambecco, catturata e marcata nel 2018, quando aveva una età stimata di 5 anni, nei pressi del Rifugio Remondino, situato a quota 2.430 m nel Comune di Valdieri (CN). L’attività di cattura e successiva marcatura, con collare visuale e marche auricolari, è stata condotta nell’ambito del progetto ALCOTRA (2017-2020) "LEMED-IBEX", avviato allo scopo di condurre una indagine transfrontaliera, tra Italia e Francia, sulle popolazioni di stambecco presenti nelle Alpi Occidentali, per valutarne lo stato di salute e agevolare la creazione di strumenti e procedure condivise per la gestione della protezione della specie, iconica dell’ambiente alpino.
Il nome Betta fu all’epoca assegnato allo stambecco dagli alunni di Valdieri, coinvolti nel progetto. Per 2 anni è stato avvistata sporadicamente, fino a “scomparire” nel 2020. Non si è più avuta alcuna segnalazione della sua presenza per 5 anni, condizione che di norma non può escludere la migrazione in aree meno frequentate dall’uomo, in cui dunque sia meno favorito l’avvistamento, così come la morte stessa dell’animale, per cause naturali o predazione.
A sorpresa, quest’anno Betta è “ricomparsa” sul monte Argentera, la cui Cima Sud (3297 m) rappresenta l'elevazione maggiore delle Alpi Marittime. E non era da sola.
Il suo avvistamento, non solo ha consentito di escluderne la morte, ma ha anche evidenziato che sia diventata madre. Accanto all’esemplare adulto è infatti stato notato un capretto, presumibilmente nato a inizio estate.
“Non sapremo mai come ha vissuto questi cinque anni – commentano gli esperti delle Aree Protette delle Alpi Marittime - , ma il suo avvistamento è importante, soprattutto perché... Non era sola!". La presenza del capretto rappresenta un "elemento ovviamente positivo per la conservazione della specie.”
La storia di Betta rende evidente, anche ai non addetti ai lavori, l’importanza dei progetti di monitoraggio, che su scala nazionale, sono attivi in relazione a diverse specie faunistiche. In alcuni casi, come accade per l’orso marsicano nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, gli esemplari possono essere marcati mediante utilizzo di radiocollari GPS, che rendono più agevole seguirne gli spostamenti e, in maniera indiretta, in funzione di eventuali arresti per tempi prolungati dell’esemplare, poter effettuare sopralluoghi nella zona indicata dal radiocollare per verificare lo stato di vita o morte dell’animale.
Nel caso dello stambecco, ciò non avviene. Per tale ragione, le osservazioni dirette diventano essenziali per un monitoraggio efficace. “L'appello che quindi rivolgiamo agli escursionisti – ribadiscono le Aree Protette delle Alpi Marittime - è di fotografare e segnalarci gli animali marcati, contribuendo così alla gestione e alla tutela di questi grandi ungulati alpini. E chissà mai, condividendo così belle storie degli straordinari abitanti selvatici del nostro Parco".