La parete nord dell'Everest © PixabayUna violenta bufera di neve, esplosa nella sera di venerdì 3 ottobre alle pendici tibetane dell’Everest, ha bloccato centinaia di escursionisti nei campi situati tra i 4000 e i 5000 metri. Isolati e bloccati dal maltempo non hanno potuto contare su un rapido intervento dei soccorsi, nemmeno via terra, nonostante il campo base del versante tibetano della montagna sia raggiungibile in auto. Infatti, anche le strade che conducono alle aree di accesso sono rimaste bloccate dalle fitte nevicate.
Secondo il media statale cinese CCTV, circa 350 escursionisti sono già stati evacuati e trasferiti in un villaggio, mentre più di 200 persone risultano ancora bloccate in quota. In precedenza, il sito Jimu News aveva stimato che le persone coinvolte fossero quasi mille.
Le squadre di intervento, composte da volontari locali e unità specializzate, tra cui il team “Blue Sky Rescue” del Tibet, sono al lavoro per liberare le strade sommerse dalla neve e raggiungere i gruppi rimasti isolati. Le condizioni estreme di questi giorni con freddo intenso, scarsa visibilità e consistenti accumuli di neve, rendono le operazioni pericolose e complesse. Alcuni escursionisti hanno segnalato casi gravi di ipotermia e tende collassate sotto il peso della neve.
L’episodio è avvenuto durante la settimana delle vacanze nazionali in Cina, un periodo che attira migliaia di turisti sull’Everest e che aumenta l’occupazione del campo base da parte di chi vuole ammirare il versante tibetano della montagna.
Di fronte alla situazione, le autorità hanno sospeso la vendita dei permessi di accesso all’area dell’Everest e bloccato gli ingressi finché non sarà ristabilita la sicurezza. Al momento non risultano vittime confermate, ma il bilancio complessivo rimane incerto, in attesa che i soccorsi raggiungano tutte le persone ancora bloccate.
I disagi non si sono fermati al versante nord dell'Everest. Si segnalano infatti piogge torrenziali sul versante dell’Himalaya che attraversa Nepal e India, con conseguenti frane e alluvioni: almeno 47 morti in Nepal e 17 in Darjeeling (India) sono stati registrati finora. Strade e infrastrutture sono rimaste danneggiate, complicando le operazioni di soccorso nei territori più remoti.