Cai Eagle Team. Dalla Valsavarenche a Kandersteg

Camilla Reggio in apertura di Eagle Beach © Archivio Camilla Reggio

Kandersteg, mecca del ghiaccio, ricca di cascate di alto livello, già a novembre volevo essere pronta ad affrontare le cascate della Breitwangflue. La spinta motivazionale era tanta e mai come questo inverno mi sono allenata a scalare flussi ghiacciati. Ma le cose non vanno mai come ce lo si aspetta, infatti quasi per caso, io, Alessandra e Lorenzo siamo finiti in Valsavarenche nel “parco giochi” di Ezio Marlier. Assieme a lui abbiamo scalato tantissimo su ghiaccio e misto. Vederlo scalare lasciava a bocca aperta: no ghiaccio rotto, nessuna battuta di troppo. Passava elegantemente da un buchetto del ghiaccio all’altro. Il super Ezio non ci ha solo insegnato a scalare bene su ghiaccio, di più, ci ha fatto capire che abbiamo un potenziale da sfruttare, che in fondo abbiamo due maniglie in mano e che abbiamo un’enorme “biella” nelle braccia e nella testa. 

Dopo aver aperto assieme a Lorenzo la nostra via di misto, chiamata Eagle Beach, passiamo a giocare sul tiro aperto dalla Ale. Un candelino appeso, fine come un ago, con la consapevolezza di non aver mai scalato nulla di simile son carica e fiduciosa che in qualche modo si farà. Appena mi trovo lì sotto cerco di arrivare ad agganciarlo, è un allungo non facile, ma quasi per magia sono della lunghezza giusta e riesco a piantare una picca, mi fido e aggancio anche l’altra. Sono quasi in orizzontale, la gravità si sente, ma riesco ad addrizzarmi. In esposizione totale sono sola sul candelino, con le gambe mi viene da avvinghiarlo e mi trovo a riposare come un koala su una palma. Respiro e continuo a salire con Ezio, Ale e Lore che mi incoraggiano. Son quasi fuori dal duro, sto per rinviare, ma per un motivo che non mi è ancora chiaro cado, volo, con le braccia dure e ghisate. Il mio primo volo su ghiaccio, dando tutto, scoprendo e oltrepassando il mio limite. Ma il limite è solo mentale, mutevole come il ghiaccio, e son sicura che uno dei prossimi inverni vorrò tornare lì a chiudere “il mio conto in sospeso”, a vedere se sono migliorata e se la mia asticella si è spostata più in là.

Lorenzo Toscani in apertura su Eagle Beach © Archivio Camilla Reggio

Dopo questa esperienza ritorniamo a Kandersteg con un bagaglio immenso, vogliosi di mettere in atto quello che abbiamo imparato. Dopo una bella cena conviviale con i nostri compagni, la mattina seguente siamo in cordata con Alessandra. Ci dirigiamo allo Stockhorn e saliamo una via total dry: Mulloch, con variante diretta. Una via che si dimostra sfiziosa il giusto: sul passaggio chiave mi sono ricordata delle parole di Ezio, “due maniglie”, così anche se non c’erano i piedi e il tiro era fisico, mi sono divertita tantissimo a incastrare e a fidarmi delle picche. 

Due giorni dopo, con Erica e Alessandra, seguiti da Riccardo e dal tutor Francesco Ratti, attacchiamo la via Starway to Stars alla Breitwangflue. Dalla relazione sembrava difficile, soprattutto per i primi tiri poiché poco proteggibili su misto. Però dalle foto dei nostri compagni sembrava poterci essere del ghiaccio. Così, fiduciose, ma armate di un’inutilizzata doppia serie di friend, abbiamo attaccato la via che si è rilevata una bellissima e giocosa goulotte. Un’esperienza intensa, che ci ha legato lasciandoci la promessa di vivere assieme altre bellissime avventure su roccia e su ghiaccio. 

So che può sembrare banale, ma questa settimana mi ha lasciato qualcosa di grande: inspiegabile a parole. Non solo per le belle scalate, ma anche per quei piccoli momenti in cui noi appassionati scalatori di montagne ci raccontiamo a vicenda le nostre avventure e fatiche. Momenti in cui riusciamo a capirci, a stimolarci e a far nascere nuovi progetti. Senza dimenticare le storie di Ezio, i consigli di Matteo Della Bordella e gli insegnamenti di drytooling dell’Angelika Rainer.

Foto gruppo alla fine di Starway to stars © Archivio Camilla Reggio