CAI Veneto contro la modifica alla legge sulla viabilità silvo-pastorale: "Tradito il rapporto con la montagna"

Il CAI Veneto critica le modifiche alla legge regionale sulla viabilità silvo-pastorale, giudicate dannose per l’ambiente montano. Il Componente aggiunto del Comitato direttivo centrale Mario Vaccarella: "Scelte sorde ai valori ambientali, ora la parola ai sindaci".
 

Il CAI Veneto prende posizione contro la recente approvazione delle modifiche alla Legge Regionale 14/1992, che disciplina la viabilità silvo-pastorale. Una decisione giudicata “inutile e dannosa” da socie e soci del Club Alpino, che da anni si impegnano per una frequentazione della montagna attenta all’ambiente e rispettosa degli ecosistemi.

“Ancora una volta – afferma il presidente del CAI Veneto – a si è tradito il rapporto tra uomo e ambiente, gli interessi di bottega hanno prevalso. Non si è voluto affrontare un dialogo per l’ambiente ma per addomesticare la montagna. Renderla facilmente fruibile. Altro che sostenibilità!”. La legge, già articolata con numerose deroghe per situazioni di emergenza, lavoro o gestione faunistica, è stata ulteriormente allentata, con il rischio concreto di una maggiore pressione antropica su territori delicati.

A rafforzare la posizione del CAI Veneto interviene Mario Vaccarella, già delegato esterno al Comitato direttivo centrale per le tematiche ambientali e dei parchi e da poco Componente aggiunto del Comitato direttivo centrale: “Stigmatizziamo questo comportamento della Regione e sosteniamo quanto espresso dal CAI Veneto e dalle altre associazioni. È un comportamento sordo rispetto ai valori ambientali, agli ecosistemi e alla biodiversità. Vaccarella lancia un appello ai sindaci delle aree interessate: “Confidiamo nella loro sensibilità e nella profonda conoscenza del territorio. Hanno il potere di intervenire per limitare il transito nei tratti più vulnerabili, e ci auguriamo che lo facciano”.

Il CAI Veneto ribadisce che, insieme alle associazioni ambientaliste, proseguirà nel suo impegno concreto: dalla cura dei sentieri alla promozione di una cultura della montagna fondata sulla responsabilità e sulla consapevolezza. Una posizione coerente con l’articolo 9 della Costituzione, che sancisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi come dovere della Repubblica. E, aggiungono, “anche di chi la montagna la vive e la ama davvero”.