
Legambiente ha pubblicato l'ultimo report "Biodiversità a rischio 2025" il 21 maggio, alla vigilia della Giornata mondiale della biodiversità e della Giornata europea dei Parchi. Nel documento è disponibile un'analisi dello status della biodiversità in Italia e nel mondo, con focus sulla sua tutela, sulle cause di estinzione, sulla situazione marittima e sulle foreste, ma anche sulle strategie di conservazione.
Riflettori sono puntati sulle orchidee in Italia: secondo il report si è già estinta l'orchidea palustre tipica della provincia di Nuoro in Sardegna.
Il report
L'esistenza delle orchidee è a rischio a causa della crisi climatica, delle attività antropiche, delle trasformazioni del paesaggio e, non ultimo, del commercio illegale.
Delle 240 specie che si trovano in Italia, un quarto sono endemiche, e sono quelle maggiormente a rischio.
Il caso più grave è quello dell'orchidea palustre della Sardegna, Dactylorhiza elata bubsp. Esquipedalis, che ha subito un vero e proprio spopolamento: dai 30 esemplari che c'erano negli anni '80 ai 10 nel 2010, ai 3 nel 2020, fino ad essere scomparsa del tutto quest'anno.

Tra le Alpi occidentali si stanno perdendo le tracce della Scarpetta di Venere; nelle zone bagnate dall'Adriatico settentrionale – l'area dell'Italia nord orientale, Slovenia e Croazia – del Barbone adriatico; lungo le coste lambite dal Mediterraneo sia dell'orfide specchio sia dell'orchis patens.
Tutela delle orchidee
Delle 240 specie che si trovano in Italia, solo 4 – Cypripedium calceolus, Himantoglossum adriaticum, Liparis loeselii e Ophrys lunulata – sono tutelate a livello europeo dalla direttiva Habitat.
Su quest'ultima, 92/43 CEE "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche" – per semplicità "Habitat" – e sulla Direttiva Uccelli si basano la politica europea in tema di conservazione della biodiversità e Natura 2000, rete di siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale creata dall'UE per la conservazione della biodiversità.

Il Report di Legambiente sottolinea che la Direttiva Habitat non è aggiornata alla situazione di reale rischio delle orchidee italiane, la cui tutela e conservazione è appannaggio delle singole regioni, per cui la situazione, a livello nazionale, si presenta eterogenea.
Nel mirino di Legambiente anche i ritardi amministrativi nell'istituzione di parchi e aree marine protette, scrigni di flora e fauna: passerebbero infatti tra i 7 e gli 8 anni tra l'istituzione di un'area protetta e la sua effettiva operatività. Questa situazione potrebbe impedire all'Italia di raggiungere gli obiettivi della Strategia Europa sulla biodiversità, che prevede la creazione del 30% di territorio e mare protetto entro il 2030.
Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente, commenta così la situazione: "In Italia la perdita di biodiversità e in particolare delle orchidee sottolinea i limiti di un approccio passivo e l'importanza di integrare protezione, politica e ricerca scientifica. Le zone umide italiane insieme alle praterie semiaride, pur ospitando un’elevata diversità di orchidee, sono tra gli habitat meno tutelati. Solo unendo ricerca, politica e azione concreta sarà possibile garantire prosperità alla straordinaria diversità biologica".

Parchi nazionali e biodiversità
I 25 parchi nazionali italiani sono veri e propri scrigni per la flora e la fauna e grazie ai progetti messi in campo nelle aree protette si possono apprezzare risultati positivi in termini di tutela e conservazione della biodiversità.
Le aree protette in questione sono: il Parco nazionale della Majella, il Parco del Grasso e Monti della Laga, il Parco del Vesuvio, il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Parco nazionale del Gargano che, il 5 giugno, festeggeranno 30 anni di storia.
Tra i progetti di successo si ricordano: la reintroduzione di 3000 esemplari di camoscio, quasi estinto all'inizio degli anni '90, lungo tutto l'Appennino; la tutela del lupo in Majella e dell'orso bruno marsicano, di cui si contano rispettivamente circa 100 e 50 esemplari; la cura della tartaruga Caretta caretta nel Gargano, dove ne sono state soccorse oltre 2000; la protezione della Primula di Palinuro, a rischio estinzione in Cilento; la tutela della flora selvatica grazie al lavoro della Banca del Germoplasma in Majella.

Si inseriscono in questo scenario le parole di Raimondi, che aprono anche a scenari positivi, che necessitano di impegno condiviso: “Siamo ancora in tempo per rallentare i processi di estinzione: proteggere gli habitat, sostenere la ricerca, coinvolgere cittadini e istituzioni. La conservazione è possibile, ma richiede consapevolezza, impegno e una volontà collettiva. Inoltre, per raggiungere gli obiettivi 2030 su clima e biodiversità, serve una forte determinazione politica e amministrativa ma anche strumenti operativi e nuove norme capaci di accompagnare i territori a più alta vocazione naturale nella transizione ecologica”.
Progetti di tutela flora selvatica a rischio
Il report presenta anche una panoramica dei progetti di tutela sulla flora selvatica. Uno di questi è "LIFE SEEDFORCE", avviato a ottobre 2021, la cui fine è prevista nel 2026. È sato cofinanziato dall'UE e ha l'obiettivo di migliorare lo stato di conservazione di 29 specie vegetali di interesse comunitario, tra cui anche l'orchidea Himantoglossum adriaticum, la primula di Palinuro e il gladiolo palustre. Le azioni di conservazione sono attive in 76 siti di Rete Natura 2000 in 10 regioni italiane e anche in aree transfrontaliere di Francia, Slovenia e Malta.

A ciò va aggiunto anche il coinvolgimento e la sinergia con la Rete Italiana Banche del Germoplasma per la conservazione della flora spontanea italiana. Ad oggi sono state raccolte 670.000 sementi tra le specie interessate; ottenute più di 4.000 talee; messi a dimora oltre 120.000 semi.