Roccia di buona qualità e una linea il più possibile diretta
La via Cheope Dyrecta al Monte VettoreCristiano Iurisci e Francesco Palazzetti hanno aperto una via alla Piramide del Monte Vettore, sui Monti Sibillini. Dato il nome della struttura e la verticalità dell'itinerario, la via è stata battezzata Cheope Dyrecta, con uno sviluppo di 430 metri lungo i suoi 13 tiri e difficoltà nell'ordine del VI-VII grado; anche se non mancano tratti più impegnativi, fino a VIII-.
La via ha il pregio di riportare l'attenzione su una parete alpinisticamente abbandonata, che ha vissuto la sua epoca d’oro tra gli anni ‘70 e ’80. La prima salita conosciuta è la via Dani (Alberico Alesi, Salvatore Spinelli, Stefano Pagnini ed Emidio Cantalucci, 1975). "Vince difficoltà classiche nell'ordine del quinto grado, sul gran diedro che divide in due la parte bassa e centrale della parete. Poi piega a destra nella parte alta perché troppo difficile e pericolosa per la qualità della roccia". Nel 1979 arriva la prima invernale della stessa via, per mano di Tiziano Cantalamessa e Alberico Alesi, Bruno Tosti e Giacomo Stipa. "Nel 1984, con la via Daria (Alberico Alesi, Tiziano Cantalamessa, Emidio Catalucci), vengono vinti gli aggettanti diedri evitati nel 1975, tracciando così la prima linea che risale integralmente la grande parete. Superato il problema di una via più o meno diretta alla vetta, rimaneva quello delle stupende placche a sinistra del diedrone che incide la parete. Sarà di nuovo il fortissimo Tiziano Cantalamessa, stavolta con Riccardo Bessio e Pier Paolo Mazzanti, a superarle, aprendo nel 1986 Specchi Grigi, un itinerario difficile usando rarissimi spit a mano e pochi chiodi, non sempre per scelta, ma per la estrema compattezza della roccia che non permette quasi chiodi a fessura". Il muro del VI° grado presenta passi fino al VII/VII+. "La nostra idea era proprio quella di aprire una via che superasse a destra le placche della Specchi Grigi e che fosse alternativa alla Dani".
La via viene aperta in cinque tentativi spalmati nel corso di tre anni, con l'aiuto di Mauro Pierantoni, Fabio Abbonizio e Luca Gasparini. La cordata Iurisci-Palazzetti inizia a lavorare la via nel giugno 2023, scegliendo uno stile moderno: apertura dal basso, chiodi e protezioni veloci dove possibile e spit dove non si potrebbe proteggere altrimenti. A settembre un nuovo tentativo vede unirsi alla coppia Abbonizio e viene aggiunto un tiro a quelli iniziali. A giugno del 2024 Iurisci torna con Luca Gasparini, i due proseguono fino alla cengia mediana che separa la parete dagli strapiombi sommitali e raddrizzano la parte bassa, rendendola indipendente dalla Dani. I lavori proseguono con Palazzetti a settembre 2024.
Infine, il 15 giugno di quest'anno, la via viene completata, con la salita degli ultimi tiri aggettanti. Insieme ai due si unisce Virgilio Nitrici, i lavori richiedono 17 ore, tra il lavoro della parte alta, l'uscita e il rientro alla base. "L'itinerario è impegnativo - spiega Iurisci- su una parete poco frequentata, quasi dimenticata ma che per dimensioni, isolamento e verticalità può essere considerata a pieno titolo tra le più importanti appenniniche. La via è protetta a fix e chiodi dove non era possibile una protezione mobile sicura, le soste sono tutte ad almeno due protezioni, spesso due fix di cui uno con anello. Nonostante la chiodatura sia nuova e sicura la via è indicata a cordate con ottima esperienza e capacità tecniche: oltre il decimo tiro una ritirata in doppia diventa problematica".