Bivacco ex Giorgio Lubrano ora Piergiorgio Desiati © Giuseppe AlbrizioStupenda escursione da fare dalla fusione della neve in poi, si può fare anche nel periodo invernale ma l’avvicinamento alla base di partenza diventa molto faticoso e lungo perché in quel periodo le strade di Campo Imperatore sono chiuse al traffico e poi c’è il pericolo di valanghe. La parte alta del canyon, chiamato Fornaca, dove si passerà, è racchiuso tra le ripide pareti delle Veticole, del Monte Camicia e del Prena, la prima supera i 2000 metri di altezza le altre vanno oltre i 2500 metri e la neve si accumula sulla loro dorsale in gran quantità. Campo Imperatore è stato ed è ancora un set per spot pubblicitari di numerose case costruttrici di auto e anche di cineasti sfruttando l’ambiente isolato e lunare del grande altopiano. La Fornaca è stata protagonista di alcune scene del film “Ladyhawke”, una favola ambientata nel medioevo, prodotto dagli Stati Uniti e da numerose scene di film western come “Continuavano a chiamarlo Trinità” prodotti dall’Italia. Un tabellone del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga posto sulla SR17bis in corrispondenza del grande fiume di pietre della Fornaca ricorda tutto questo. Durante l’escursione si visiterà il nuovo bivacco intitolato a Piergiorgio Desiati (tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico) che sostituisce quello costruito nel 1972 e dedicato alla memoria del Capitano degli Alpini Giorgio Lubrano distrutto dalle intemperie nel 1999, rifugio che era stato abbandonato a se stesso e che non subiva interventi di manutenzione da numerosi anni. Il Bivacco, che si trova nel territorio del comune di Calascio, a quota 1806 metri, serve a dare un punto d’appoggio agli escursionisti e alpinisti che frequentano questa parte del massiccio e a squadre di soccorso, è stato posto sul basamento dove era posizionato il precedente e si trova su un cocuzzolo che lo protegge da possibili cadute di valanghe. Durante la salita il bivacco è visibile solo all’ultimo momento, perché rimane nascosto da un piccolo e fitto bosco di pino mugo. Se si effettua la gita all’inizio primavera fare attenzione quando si passa sulla neve che si trova esattamente sulla verticale del letto della Fornaca, sotto potrebbe passare il torrente che ha formato delle gallerie, accertarsi che il manto nevoso sia abbastanza duro e tenersi lontano almeno di un metro dai massi, altrimenti scegliere la via dove la neve si è già sciolta.
Percorso auto
Da Assergi si prende la Strada Regionale della Funivia del Gran Sasso d’Italia e di Campo Imperatore (SR17bis), superata la stazione inferiore della funivia (Fonte Cerreto), si prosegue per Campo Imperatore. Al bivio, dopo la Fossa di Paganica, si lascia a sinistra la strada per l’Albergo di Campo Imperatore e si continua dritti attraversando tutto l’altopiano (direzione est). Trascurato un altro bivio a destra, che porta a Santo Stefano di Sessanio, si giunge al Km 48. Qui inizia, a sinistra, una sterrata con un lunghissimo rettilineo dal fondo polveroso e breccioso, si parcheggia a sinistra sul largo spazio realizzato da poco tempo dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, località Carapellotto della Macina (1540 m).
Descrizione
A piedi si segue la sterrata in direzione nord-ovest, percorribile solo dai mezzi a trazione integrale o da auto con la scocca alta; stupenda è la vista del Monte Camicia, leggermente a destra, e del Monte Prena che si ha di fronte. Quando la via attraversa il largo letto ghiaioso della Fornaca (1639 m) si abbandona la strada per seguire a sinistra il “fiume” breccioso. Si cammina all’inizio seguendo tracce di jeep sulla sabbia e su sassi (qui comunque c’è il divieto di transito ai mezzi motorizzati), poi ci si sposta al centro del “torrente” breccioso (non c’è acqua), non ci sono indicazioni escursionistiche. Ci si trova in un ambiente lunare, tutt’attorno c’è un bianco intenso dovuto alla luce del sole che si riflette sui sassi, si cammina affondando per pochi centimetri su uno strato di sabbia. Quando il solco inizia a stringersi (1700 m, 0.45 ore) si supera facilmente un primo doppio sbarramento in pietra e cemento (che serve ad evitare che in caso di forte pioggia l’acqua trasporti a valle materiale detritico) cercando la via migliore che cambia a seconda delle intemperie più o meno intense; di solito consiste nel salire sulla scarpata di sinistra (senso di marcia), oltrepassare il primo muro e attraversare a destra tutto il letto del fosso rimanendo tra le due pareti. Si sale sulla scarpata di destra e si oltrepassa il secondo muro per poi scendere a sinistra nuovamente nel letto della Fornaca. Si prosegue sulla sabbia e ghiaia per poche centinaia di metri, dopo che la gola curva a sinistra, si incontra un altro doppio sbarramento (1710 m) più facile da superare. Ancora avanti, calpestando la sabbia mista a breccia, si curva a destra e si incontra il terzo e ultimo doppio sbarramento, questo in parte spazzato via dalla furia delle tempeste (1725 m, 0.15 ore). Si prosegue tra le pareti erose che iniziano a diventare più alte e il letto del fosso si copre di massi sempre più grandi, si zigzaga tra i macigni cercando la via migliore che di solito è la parte centrale del canale. Si arriva così nel punto di unione di due valloni chiamati ambedue Fornaca, uno proviene da sinistra e scende tra le Coste di Sferruccio e le Veticole, l’altro scende di fronte (nord) ed è composto da una serie impressionante di canalini che serpeggiano tra infinite guglie racchiuse tra il Monte Prena e il Monte Camicia. La località è chiamata Fonte Fornaca perché qui nel canale scorre acqua che poco più a valle viene assorbita subito dal brecciolino (1745 m, 0.20 ore). Nell’angolo nord di confluenza dei due fossi si nota un cocuzzolo occupato da un piccolo bosco di pino mugo, si risale senza nessun problema la cresta sud di questa cima e come d’incanto, tra gli alberi, si intravede il nuovo rifugio (Piergiorgio Desiati), pitturato in rosso, che sostituisce il vecchio Bivacco Giorgio Lubrano (1806 m, 0.10 ore) . Visitato il bivacco si prosegue in direzione nord, si supera il punto più alto dove c’è un palo portabandiera (1810 m, stupenda visuale su tutte le Coste di Sferruccio), si scende di qualche metro e si risale fino a quota 1826 metri dove c’è una sorgente perenne sotto alla quale c’è un bottino in cemento sempre aperto con una vasca piena di acqua limpida e fresca, ci si può rinfrescare e se nel piccolo bacino non c’è nulla di “strano” si può fare rifornimento d’acqua da bere. Dal serbatoio si scende a destra, cercando la via migliore, aiutati da gradini naturali di erba e sassi fino a raggiungere il letto della Fornaca (1780 m) che si segue in discesa a destra. Si rimane sul fondo serpeggiando tra i massi, sulla destra si nota il versante est del cocuzzolo che ospita il Bivacco ex Lubrano molto eroso dalle intemperie, ci sono enormi macigni in bilico pronti a cadere, stare alla larga. Raggiunta la località Fonte Fornaca (1745 m, 0.30 ore) si può tornare all’auto per la stessa via di andata (Località Carapellotto della Macina, 1540 m, 1.30 ore) oppure, per i più allenati, si sale la dorsale est delle Veticole, un po’ faticosa ma senza nessun problema. Si sceglie la via che si ritiene migliore sfruttando i numerosi gradini erbosi e tracce di sentiero, a quota 1965 m si cambia direzione, destra (nord-ovest) e sempre lungo il largo crinale si raggiunge la cima delle Veticole (2044 m, 1.10 ore), stupendo il panorama a nord sulle Coste di Sferruccio, sul Monte Prena, sul Vado di Ferruccio, sul Monte Camicia, sull’altopiano di Campo Imperatore e in fondo, verso sud-est, la grande catena montuosa della Maiella. Senza via obbligata si scende verso sud, lungo il pendio composto da erba e sassi, piegando progressivamente a sud-est in modo da raggiungere la visibile cima del Monte Veticoso (1914 m, 0.20 ore), si prosegue nella stessa direzione puntando verso il grande “fiume” della Fornaca. Giunti a quota 1750 metri circa si cambia direzione, est, e a mezzacosta si punta al primo doppio sbarramento incontrato all’andata. Raggiunta la scarpata a valle dello sbarramento si scende, aiutati da un sentierino, nel letto della Fornaca dove si ritrova il percorso fatto all’andata che riporta all’auto (1540 m, 1.15 ore)