Cima Falkner prima e dopo i crolli - Foto Servizio Geologico PAT - Ufficio Stampa PAT
Particolari crolli Cima Falkner - Foto Servizio Geologico PAT - Ufficio Stampa PAT
Particolari crolli Cima Falkner - Foto Servizio Geologico PAT - Ufficio Stampa PAT
Cima Falkner - Foto Servizio Geologico PAT - Ufficio Stampa PATNel corso dell’estate 2025, Cima Falkner (2988 m), vetta situata nella porzione centrale delle Dolomiti di Brenta, sulla dorsale che collega il Passo del Grostè con la Bocca di Brenta, è stata teatro di due importanti eventi di crollo roccioso, che hanno radicalmente modificato il profilo della montagna.
A dettagliare le conseguenze dei due crolli, verificatisi rispettivamente il 27 luglio e il 1 agosto, è il Servizio Geologico trentino, in una corposa relazione tecnica, disponibile in forma integrale sul sito della Provincia Autonoma di Trento, che evidenzia inoltre la presenza di circa 100mila metri cubi di roccia instabile.
I crolli dell'estate e il rischio residuo
Il primo crollo dell’estate 2025 si è verificato sul versante occidentale di Cima Falkner, il 27 luglio 2025, alle 02:36 del mattino. Al crollo principale, sono seguiti distacchi di minore entità, notati da alcuni alpinisti, che hanno segnalato il fenomeno alle autorità.
Un sopralluogo svolto nella giornata del 28 luglio da parte del Servizio Geologico Provinciale, con un mezzo del Nucleo Elicotteri della Provincia Autonoma di Trento, ha rilevato che l'evento principale abbia interessato l’intera cima. Un successivo rilievo LIDAR ha portato a stimare il volume di roccia oggetto di distacco in circa 36mila metri cubi, crollati sul lato sud-occidentale, in direzione della vedretta di Vallesinella. I crolli di minore entità hanno invece interessato i settori occidentale, settentrionale ed orientale della cima.
Nell’area interessata dal crollo principale, è stato notato ghiaccio esposto, presumibilmente conservato all'interno delle fratture presenti nella nicchia di distacco, ed è stato osservato un allargamento delle fessure sommitali.
A seguito di questo primo evento, il Dipartimento Protezione Civile, rilevando il rischio di nuovi crolli, ha disposto la chiusura cautelativa di diversi sentieri, tra cui il Sentiero n. 305 delle Bocchette "Benini", via ferrata che attraversa il versante orientale di Cima Falkner, direttamente interessato da accumuli, e i sentieri n. 316, collegamento tra il rifugio Tuckett e i rifugi Stoppani e Graffer, il sentiero per Cima Roma e il n. 314, che collega la Bocca della Vallazza con Campo Flavo.
Il primo agosto 2025, alle 20:46, si è verificato un secondo e più massivo evento di crollo, con un volume notevolmente superiore, stimato in circa 550mila metri cubi. Questo collasso ha coinvolto gran parte della porzione sommitale, riversando il materiale prevalentemente sul versante occidentale, in direzione del Vallone di Vallesinella. Come nel caso del crollo di luglio, è stata notata la presenza di ghiaccio esposto, in corrispondenza della nicchia di distacco.
Nonostante i due crolli abbiano rimosso una frazione significativa delle porzioni instabili che caratterizzano Cima Falkner - modificando tra l'altro la forma stessa della montagna, come evidente già a colpo d'occhio nelle immagini a confronto tra prima e dopo i crolli, messe a disposizione dal Servizio Geologico - , gli esperti non escludono ulteriori evoluzioni del fenomeno. Nuovi crolli potrebbero verificarsi su entrambi i versanti, con potenziale interessamento di sentieri e vie alpinistiche.
I sopralluoghi hanno infatti evidenziato la persistenza di un volume ingente di roccia instabile, stimate anche oltre i 100mila metri cubi. A confermare che la vetta non si trovi in condizioni di stabilità, è il persistere di crolli, di singoli blocchi rocciosi, che sono stati uditi sia in corso di sopralluogo, che nei giorni successivi da persone di passaggio.
Per affinare la comprensione del fenomeno, il Servizio Geologico ha in programma ulteriori indagini: l'analisi dei dati satellitari, che verrà svolta con il supporto del Centro di competenza della Protezione Civile Nazionale e l'Università di Firenze, e nuovi rilievi aerofotogrammetrici con drone. Queste attività saranno cruciali per aggiornare il modello locale di pericolosità e monitorare i volumi rocciosi ancora instabili.
La situazione è considerata emblematica della dinamicità dei sistemi alpini, dove la degradazione del permafrost, che agisce da "collante" per gli ammassi rocciosi d'alta quota e può dunque favorire i processi di instabilità in atto.