Cime Bianche, «si continua a girare intorno al divieto di realizzare nuovi impianti»

Cai Valle d'Aosta e Comitato “Ripartire dalle Cime Bianche” commentano la relazione delle Commissioni consiliari congiunte Terza e Quarta relativa alla petizione polare per la salvaguardia del Vallone
Terminato l’esame nelle Commissioni consiliari Terza (Assetto del territorio) e Quarta (Sviluppo economico), la petizione popolare per la salvaguardia del Vallone delle Cime Bianche, sottoscritta da oltre 2.300 valdostane e valdostani, approda ora all’esame del Consiglio regionale.

La valutazione degli studi propedeutici

Nelle conclusioni della relazione finale si legge che "le Commissioni consiliari congiunte Terza e Quarta, a maggioranza, ritengono il punto 4 della petizione in oggetto (la richiesta al Consiglio regionale di “mettere da parte ogni proposito di realizzazione di nuovi impianti di risalita nel Vallone” n.d.r.) essere in contrasto con le determinazioni assunte dal Consiglio regionale nella seduta del 30 gennaio 2020, nel corso della quale è stato approvato il Defr contenente la decisione di procedere con lo studio di fattibilità del collegamento intervallivo Cime Bianche. II Consiglio regionale sarà, pertanto, chiamato nel prossimo periodo a valutare gli studi propedeutici effettuati congiuntamente dalle Società concessionarie Cervino Spa e Monterosa Spa, con l'obiettivo di giungere a una decisione basata sulle analisi di realizzabilità del collegamento intervallivo Cime Bianche in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale, urbanistica e sull'applicabilità delle previste deroghe al DM 17 ottobre 2007 e, più in generale, alla vigente normativa in materia [...]".
Per i promotori della petizione (Comitato “Ripartire dalle Cime Bianche” e Cai Valle d'Aosta), «si continua a girare attorno al divieto perentorio dettato dal DM 17 ottobre 2007 di realizzare impianti di risalita nel Vallone, con le uniche deroghe riguardanti motivi di sicurezza, di salute o di miglioramento ambientale».
Serpentiniti al Pianoro di Tzere © Ripartire dalle Cime Bianche - Derivate dalla rocce profonde del pianeta Terra
Serpentiniti al Pianoro di Tzere © Ripartire dalle Cime Bianche

Piano di gestione e lavorazione della pietra ollare

Le due Commissioni consiliari nella relazione commentano anche i punti 2 (la richiesta di predisporre “uno specifico piano di gestione del Vallone delle Cime Bianche, parte della più vasta area Zsc/Zps “ IT1204220 - Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa”, come previsto dalla normativa”) e 3 (la richiesta di predisporre “un programma pluriennale di studio, documentazione e valorizzazione dell’estrazione e lavorazione della pietra ollare ad Ayas e nel Vallone delle Cime Bianche”) della petizione. "Le Commissioni ritengono che le attività proposte non siano in contrasto con l'eventuale realizzazione del collegamento intervallivo Cime Bianche ed in particolare la richiesta si cui al punto 3 [...] è già in fase di realizzazione attraverso la piena e fattiva collaborazione tra le competenti strutture dell'Amministrazione regionale e l'Amministrazione comunale di Ayas ed ha già prodotto i primi tangibili risultati».
Nella nota Comitato e Cai rispondono a questo punto sottolineando, al contrario, la volontà di «non voler assumere impegni per dotare l’area Zps/Zsc “Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa” di un piano di gestione, come previsto dalla Normativa europea riguardante le Aree Natura 2000. In sostanza attualmente il Vallone delle Cime Bianche è un’area parco non gestita, lasciata a se stessa».
Per quanto riguarda la valorizzazione dell’estrazione e lavorazione della pietra ollare nel Vallone, infine, la risposta è netta:
«nulla è stato fatto per studiare, documentare e valorizzare queste testimonianze. Finora l’amministrazione regionale ha investito cifre risibili ed ha assistito in modo colpevolmente passivo alla predazione delle testimonianze archeologiche presenti nel Vallone. Lo stesso scavo archeologico di Saint-Jacques è alla seconda interruzione e ricopertura per mancanza di fondi, nonostante l’interessante rinvenimento di tre o quattro forni fusori per metalli, risalenti al XII secolo e realizzati su un accumulo di residui di precedenti lavorazioni della pietra ollare».
Citam lpv escursione cime bianche
Escursionisti nel Vallone delle Cime Bianche © Citam Lpv

Aumento dei costi e difficoltà tecniche

Marcello Dondeynaz, referente di “Ripartire dalle Cime Bianche” e componente della Commissione interregionale tutela ambiente montano Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta del Cai, si dice incerto sugli scenari futuri della questione Cime Bianche.
«Lo studio di fattibilità, già consegnato alla Giunta regionale, dovrà ora essere valutato dal Consiglio regionale», afferma. «Dovrà essere discusso innanzitutto l'aumento vertiginoso dei costi previsti - praticamente raddoppiati - dovuto sia all'aumento generale dei prezzi dell'ultimo periodo, ma anche al fatto che l'ipotesi iniziale era talmente impattante da non essere presa in considerazione da nessuno. E naturalmente le opzioni, diciamo così, meno distruttive, hanno costi più elevati».
Dondeynaz evidenzia poi le difficoltà tecniche nell'individuazione della “linea” del nuovo impianto.
«Immagino che saranno presentate due-tre ipotesi, tutte però caratterizzate da criticità importanti relative all'impatto ambientale. Qualche consigliere si opporrà al progetto, ma siamo consapevoli che la maggioranza è a favore. Capire come possano e vogliano andare avanti al momento non è facile, ad iniziare dalla basilare e preliminare praticabilità sul piano normativo».