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Monterosso Grana - Marco Plassio, Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
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Foto di SF da PixabayMentre l'Italia continua a registrare un inesorabile calo delle nascite – un trend che dal 2008 ha portato la fecondità nazionale a un minimo storico di 1,18 figli per donna nel 2024, come evidenziato dai dati ISTAT – alcune aree montane stanno dimostrando che l'inversione di rotta è, forse, possibile. Nonostante lo scenario di decrescita generalizzata, che vede un calo drammatico in regioni come l'Abruzzo e la Sardegna, che nel primo semestre del 2025 hanno mostrato una riduzione di circa il 10% delle nascite rispetto all’anno precedente, dall’arco alpino giunge qualche segnale di controtendenza.
È il recente caso del comune alpino di Monterosso Grana (CN), borgo piemontese di 550 abitanti, balzato agli onori della cronaca nei giorni scorsi per un dato inaspettato e incoraggiante: cinque nuovi nati nel mese di novembre.
Un segnale che, pur nel suo piccolo, è stato letto dalla Regione Piemonte come la dimostrazione che la montagna non è condannata allo spopolamento, ma può attrarre e sostenere le famiglie se supportata da politiche concrete.
Nuovi nati in montagna, un segnale di ripresa?
L'esperienza di Monterosso Grana, come l’incremento demografico riscontrato in Valle d'Aosta (+5,5%) o nella Provincia Autonoma di Bolzano (+1,9%) nella prima metà dell’anno, è un'eccezione che rafforza una regola cruciale: il successo delle politiche contro lo spopolamento non risiede soltanto negli incentivi economici, ma nella garanzia di servizi essenziali.
L'assessore regionale allo Sviluppo e alla Promozione della Montagna, Marco Gallo, ha commentato la notizia sottolineando il legame diretto tra servizi e natalità: “Le nascite ci ricordano che la montagna ha bisogno di servizi, politiche e investimenti certi. Le misure Fosmit dedicate ai più piccoli sono strumenti strategici: parlano di un Piemonte che vuole far ripartire le valli, e non gestirne il loro declino. La montagna può crescere, ma solo se la politica decide di metterla al centro, non ai margini”.
Il riferimento è alle nuove misure FOSMIT 2024, che riservano particolare attenzione alla fascia 0-6 anni, con interventi mirati a rafforzare i servizi educativi, il pre e dopo-scuola e le opportunità di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare.
Il sindaco di Monterosso Grana, Stefano Isaia, ha espresso l’entusiasmo della comunità: “Queste cinque nuove nascite rappresentano una felicità per tutta la comunità e confermano che Monterosso Grana è un paese vivo, capace di attrarre e sostenere le famiglie”.
“Per un piccolo comune di montagna spesso chiamato a confrontarsi con lo spopolamento e il calo demografico, questo risultato assume un valore particolarmente importante - si legge nel post condiviso dal Comune sui canali social - . È un segnale che incoraggia e che fa pensare che qualcosa stia cambiando: quando le giovani coppie trovano un ambiente attento, accogliente e capace di offrire qualità della vita, scelgono di rimanere o tornare a vivere in luoghi più inclusivi, autentici e a misura d’uomo.”
Necessario è favorire la permanenza in quota
La recente Legge sulla Montagna (L. 131/2025) ha introdotto a livello nazionale misure importanti come bonus natalità, sgravi contributivi per le imprese e crediti d'imposta per l'acquisto della prima casa nei comuni montani. Tuttavia, come sottolineato anche dal Rapporto Montagne Italia curato da UNCEM (Unione nazionale di comuni, comunità e enti montani Unione nazionale di comuni, comunità e enti montani), scegliere di vivere in montagna, oggi, significa spesso dover affrontare una carenza di servizi fondamentali: asili nido, scuole, connettività digitale efficiente e, in particolare, un’adeguata assistenza sanitaria.
Il Presidente Nazionale UNCEM Marco Bussone, ha espresso la propria opinione in merito ai dati di natalità che giungono dalla montagna italiana, in occasione del congresso regionale dell’UNCEM svolto a Bardonecchia il 24 novembre scorso. Pur riconoscendo i meriti regionali, ha messo in guardia da facili entusiasmi: “Non è un bambino in più a dirci che siamo in una situazione di positività”.
Bussone sposta il focus dal singolo comune al territorio su scala regionale: “La dimensione sulla quale costruire i servizi va valutata dal fondovalle fino ai paesi in cima, non basta il singolo comune”. Parole che evidenziano le difficoltà operative dei Comuni, alle prese con una fragilità finanziaria.
Per un vero cambio di passo, come evidenziato dal Presidente, è necessario un rafforzamento degli strumenti previsti dalla Legge Calderoli che prevede, tra i diversi interventi a miglioramento dei servizi essenziali, incentivi per medici, insegnanti, giovani imprese e nuovi residenti. “Con il Fondo Montagna dispone di circa 200 milioni di euro l’anno, di cui 22 milioni destinati al Piemonte - commenta - . Ma per attuare correttamente tutte le misure servirebbero almeno il doppio dei fondi, parliamo di 500 milioni a livello nazionale”.
La proposta più incisiva avanzata dal Presidente UNCEM è di natura fiscale: una flat tax montana. “Ridurre l’Irpef per imprese e persone fisiche permetterebbe di compensare i costi maggiori — riscaldamento, trasporti, gestione dei servizi locali — e favorire la permanenza e l’arrivo di nuovi abitanti”, un intervento che, per essere risolutivo, richiederebbe almeno due miliardi di euro all’anno a livello nazionale.
I cinque neonati di Monterosso Grana non sono dunque solo una notizia di cronaca locale, ma un potente monito: la montagna è un luogo in cui le persone desiderano tornare, alla ricerca di una migliore qualità della vita, ma è necessario superare la precarietà dei servizi per trasformare questo desiderio in una solida e duratura inversione del trend demografico.