Climbing for Climate
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La Delegazione del Climbing for Climate con il Ministro Giorgetti
Climbing for Climate
Climbing for Climate“Il ghiacciaio di Indren si ritira ogni anno di alcuni metri”. Le parole di Federico Venere, geologo che ha dedicato la sua tesi proprio al massiccio del Monte Rosa, hanno fatto da monito alla settima edizione di Climbing for Climate, l’iniziativa promossa dalla Rete universitaria per lo sviluppo sostenibile (RUS). L’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 70 delegati tra università, Club Alpino Italiano e Comitato glaciologico italiano, ha scelto quest’anno la Valsesia e punta Indren (a oltre 3200 metri) come luogo simbolo del cambiamento climatico.
Il CAI è stato rappresentato nella giornata da Mario Vaccarella, componente del Comitato centrale di coordinamento con delega all’ambiente, che ha portato la voce del sodalizio; mentre Marco Giardino, vicepresidente del Comitato glaciologico, ha ricordato che il compito degli studiosi è “fornire dati, numeri e indicazioni a chi agisce localmente”. Presente inoltre il Presidente del Comitato Scientifico Centrale e della sezione di Varallo Piero Carlesi.
La due giorni ha alternato momenti di riflessione e incontri con le comunità locali a escursioni sui ghiacciai, sottolineando la fragilità del territorio e la necessità di nuovi modelli di fruizione della montagna. Centrale il tema delle comunità resilienti, chiamate a resistere allo spopolamento e agli effetti dei cambiamenti climatici.
Sul ghiacciaio di Indren i delegati hanno potuto constatare da vicino l’avanzata della fusione: negli ultimi 150 anni le Alpi hanno perso circa il 65% del volume glaciale e, secondo le proiezioni, entro il 2050 scomparirà almeno un terzo della massa rimasta. Da qui il Manifesto per una governance unitaria dei ghiacciai, firmato durante l’evento, come impegno comune tra università, istituzioni e CAI.
Il Club Alpino Italiano collabora da sempre con il Comitato glaciologico, nato all’interno del CAI oltre 130 anni fa è oggi parte di un protocollo operativo che unisce ricerca scientifica, formazione e sensibilizzazione. Negli ultimi anni, il rapporto con le università aderenti alla Rete per lo sviluppo sostenibile si è rafforzato, dando vita a un’alleanza che persegue obiettivi ambiziosi: diffondere nelle scuole e negli atenei la consapevolezza che la fusione dei ghiacciai, testimoni silenziosi del cambiamento climatico, riguarda tutti. Con la speranza di riuscire almeno a rallentare – se non invertire – un processo che minaccia non solo l’ambiente, ma anche la vita economica e sociale delle comunità montane.
Queste tesi sono state ribadite con forza nella due giorni e nella conferenza stampa conclusiva, dove il rappresentante del CAI ha sottolineato come all’interno del sodalizio vi sia un’ampia condivisione di questo impegno.