la foto di vetta sul Lhotse di Marco ConfortolaDopo la pubblicazione della nostra ultima intervista a Simone Moro, Marco Confortola ci ha contattato per replicare, accettando di rispondere a tutte le domande poste, a parte quella relativa al rapporto con Nuri Sherpa -che lo ha accompagnato sul Kanchenjunga-, argomento su cui non vuole tornare.
Gli interrogativi rivolti nel corso della telefonata sono in parte legati alle questioni sollevate da Moro stesso e alle testimonianze che l'alpinista bergamasco avrebbe raccolto da altri colleghi e riferito a Lo Scarpone; in parte correlati alle dichiarazioni rilasciate da Thaneswar Guragai. Il titolare dell'agenzia Seven Summit Treks non crede che Confortola sia stato in cima al Kanchenjunga, motivo per cui non ha rilasciato il certificato di vetta, unitamente al fatto che la guida alpina valtellinese non è stata in grado di fornire prove convincenti del raggiungimento della cima.
Sei stato in cima al Lhotse?
Sono stato in cima, dopo il morto. A fianco delle corde fisse, sotto la cima, c'era un alpinista appeso, aveva una tuta rossa e il secchiello infilato nelle corde. Era in discesa, ma forse ora l'hanno tirato giù. Comunque sono stato in cima e Alex [Txikon, ndr] lo ha anche scritto. Silvia [la moglie di Confortola] lo ha saputo perché Alex lo ha scritto in un twitter. [Il twitter non è rintracciabile, mentre è ancora online l'articolo di Explorersweb del 2013 che lo cita come fonte da cui sono state ricavate le informazioni comunicate da Txikon]
Moro dice di avere parlato con Txikon e che lui gli ha riferito di averti incrociato sotto la cima. Era con altri alpinisti e ti hanno visto fermarti prima. Cosa rispondi?
Io sono andato in cima, poi la gente può dire quello che vuole. Mettiamo in dubbio la parola di Txikon?
Credi che sia Moro a riferire male o che Txikon abbia cambiato versione?
Non lo so. Nonostante Moro mi stia cercando di infangare, non lo so perché se non lo sento parlare non so cosa dirgli. Io dico le cose perché le so, non per riportato.
La tua foto di vetta del Lhotse è stata ritoccata? È vero che l'originale te l'ha data Jorge Egocheaga [un medico alpinista, summiter, che Confortola aveva incontrato al campo base]? In caso affermativo, perché l'hai utilizzata?
Questa è un'altra bugia, la foto l'ho fatta. Se uno ha fatto una foto in cima nella stessa maniera, per forza deve essere una foto rubata? Anche questa non è una cosa vera. Poi la foto può essere messa in dubbio, ma non mi interessa.
Hai ricevuto da Egocheaga una foto?
Non mi ricordo se gliela ho chiesta, stiamo parlando del 2013.
La foto di vetta del Makalu: è vero che è stata fatta sotto la cima, come Moro ci riferisce da una conversazione con Arjun Vajpai? L'alpinista indiano ti avrebbe incontrato sotto la vetta mentre scendevi [e lo avrebbe riconosciuto perché aveva la foto con il 58 di Simoncelli].
Ero in cima al Makalu, poi c'era anche un po' di nevischio, non era una giornata perfetta, non è che stai su a brindare.
La foto con la bandiera potrebbe essere stata fatta sotto, dietro a una roccia?
Qui tutti sono diventati geometri, un dieci centimetri avanti o indietro può essere cima o non cima, se guardiamo la geolocalizzazione, ma allora non so più chi ha fatto le cime.
Non è una questione di diversi metri?
No, sto parlando di centimetri, non di metri. Ma qua stiamo andando a cercare il centimetro.
La foto del Dhaulagiri è stata scattata in vetta o sotto la vetta come dice Moro?
Sul Dhaulagiri esci dal canale e vai a sinistra, allora lì c'era un altro morto. Quello lì era disteso, mentre quello del Lhotse era appeso. Lì fai la foto. Magari vai avanti e indietro un metro o due metri, ma quella è la cima. Anche lì, il punto di geolocalizzazione bisogna chiederlo ai geometri.
Moro parla di cento metri lineari dalla cima, è possibile?
Mah, non penso proprio. Lì è una cresta lunga. A meno che, quando uno arriva in cima, non debba farla tutta avanti e indietro per trovare il punto esatto, mi sembra che si stia esagerando con queste affermazioni.
Sul Nanga Parbat ritieni che Lo Scarpone non abbia fatto informazione corretta. Noi abbiamo riportato le perplessità di Mondinelli che ha parlato di due tue versioni discordanti: una prima in cui affermavi di non essere arrivato in cima e una seconda in cui dicevi che la cima era stata raggiunta.
Il Nanga ha un cresta molto lunga, cercavo il famoso tubo di Messner, sognavo quello. La storia degli Ottomila l'ha fatta Messner, il resto non conta. Ha ragione il presidente del CAI [Antonio Montani] nel dire che la sfida, la corsa agli Ottomila è finita. Io so quello che ho fatto, poi se le persone ci credono bene, altrimenti fa lo stesso. Ho scalato per me, non ho chiesto niente a nessuno e anche dopo la tragedia del K2 mi sono rialzato grazie a tutte quelle persone che mi vogliono bene. Tornando al Nanga Parbat, bisogna ricordare che sono amputato e se rimango troppo tempo mi si congelano i piedi e poi mi fanno gli zoccoli. Non ho trovato quello che cercavo, pensavo di essere in cima e sono sceso.
Al tempo, nel post pubblicato, tu stesso però avevi scritto che ci tenevi a ribadire che non era la cima.
Sì, perché non avevo trovato il tubo, ma facilmente era stato il brutto tempo a coprire tutto. La mia fortuna è stato il tracciatore, che invece ha rilevato i dati.
Tu saresti disposto a fornirci i dati del gps del Nanga, gli stessi forniti al club alpino pakistano?
Non ho più il contratto, quei dati non sono più in mio possesso, ma posso provare a vedere. [successivamente da Confortola ci è stata inviato lo screenshot di una traccia, non dettagliata, che evidenzia il percorso alla cima del Nanga Parbat e che qui pubblichiamo]
Lo screenshot che Confortola ci ha fornito a supporto della tracciatura satellitare della salita al Nanga Parbat © archivio ConfortolaDopo la salita al Gasherbrum I, alcuni giornali hanno fatto dei titoli che sono stati equivocati: leggendoli, si poteva pensare che tu avessi dichiarato di essere stato in cima a tutti i quattordici Ottomila senza ossigeno.
Ma io non l'ho mai detto, mai. Mai dichiarato di essere stato in cima a tutti i quattordici Ottomila senza ossigeno.
Non hai pensato che era il caso di chiedere una rettifica?
No, ma lo scrivo anche sui libri che ne ho fatti con l'ossigeno. Quando ho fatto l'Everest da nord e Mondinelli e compagnia sono tornati indietro, io sono andato avanti con l'ossigeno. L'ho sempre detto, ma poi non posso rincorrere tutti, non posso leggere tutto nel dettaglio. Che si sono dimenticati Mario Vielmo invece l'ho fatto presente, con tutta la fatica che abbiamo fatto insieme.
Vuoi aggiungere qualcosa sulle discrepanze che ti vengono attribuite rispetto a diverse cime?
A questo punto consiglierei a tutti gli alpinisti di avere sempre con sé un tracciatore satellitare, per evitare tutte queste polemiche sterili. E così ti dicono esattamente se andare avanti di un metro, dove fermarti. Questa è l'assurdità di dove siamo arrivati adesso.
Per avere la certificazione di un Ottomila oggi bisogna produrre delle evidenze: foto, tracciature, avere testimoni. Ne sei cosciente, o ritieni sia ingiusto che – per esempio sul Kanchenjunga- l'agenzia non ti abbia dato il certificato di vetta?
Il tracciatore io ce l'ho dal 2023, per le foto non è sempre così semplice: a volte non ci sono le condizioni, a volte devo pensare ai miei piedi. Sul Kanche vedevo a un metro. Non ho avuto problemi con l'agenzia, non metto in dubbio il loro lavoro, ma ho avuto fortuna che sono tornato vivo.
Perché non hai fatto il selfie come gli altri alpinisti?
A quelle quote manca l'ossigeno, non si è così lucidi, ho avuto un edema corneale. Non ho fatto la foto precisa, poi lo so che altri hanno fatto foto più precise. Io quello che non capisco è perché qualcuno contesti in modo così strumentale, come nel caso di Mondinelli con l'Annapurna. Anni fa esce un film sull'Annapurna con me e Mondinelli ed era tutto contento, ora invece è cambiato tutto.
Saresti disposto ad accettare un confronto pubblico con Mondinelli e Moro, come proposto da loro?
Mi spiace ma non ho tempo da perdere.