Crisi climatica e fusione dei ghiacciai: il rischio nascosto dei vulcani silenti

Alla conferenza Goldschmidt, uno studio rivela come il ritiro dei ghiacci possa risvegliare vulcani dormienti e provocare eruzioni esplosive. Un effetto poco noto del riscaldamento globale.
Il vulcano Korjakskij, in Russia © Pixabay

Uno dei rischi meno noti ma sempre più attuali legati alla crisi climatica trovarsi nascosto sotto i ghiacciai: si tratta dei vulcani silenziosi, rimasti dormienti per millenni sotto chilometri di ghiaccio. Oggi, la fusione progressiva delle calotte glaciali rischia di riportarli in superficie e risvegliarli con eruzioni esplosive. A lanciare l’allarme è uno studio condotto dall’Università del Wisconsin-Madison, in collaborazione con altri atenei statunitensi, presentato in questi giorni a Praga durante la conferenza Goldschmidt, uno degli appuntamenti internazionali più autorevoli nel campo della geochimica e della geofisica.

 

La ricerca

Il gruppo di ricerca, guidato dal vulcanologo Pablo Moreno-Yaeger, ha analizzato sei vulcani delle Ande cilene, combinando tecniche di datazione all’argon e analisi cristallografiche delle rocce eruttive. I risultati rivelano che durante l’ultima Era glaciale (26.000–18.000 anni fa) la copertura glaciale aveva inibito l’attività vulcanica, favorendo però l'accumulo di magma viscoso e ricco in silicati a profondità comprese tra i 10 e i 15 chilometri.

Con il ritiro dei ghiacci alla fine dell’ultima glaciazione la crosta terrestre si è alleggerita, i gas del magma si sono espansi più facilmente e questo ha favorito eruzioni più frequenti ed esplosive. Oggi, avvertono gli autori, il riscaldamento globale potrebbe riattivare questo processo, in regioni come l’Antartide, l’America settentrionale, la Nuova Zelanda e la Russia, ma anche in altre zone montane dove ghiacciai e vulcani coesistono da secoli.

 

Vulcani e clima: un rapporto bidirezionale

Lo studio si spinge oltre, analizzando anche gli effetti climatici delle eruzioni vulcaniche. Gli scienziati ricordano che grandi eruzioni possono avere un effetto temporaneamente rinfrescante, come avvenne nel 1991 con l’esplosione del Monte Pinatubo nelle Filippine, che abbassò la temperatura globale di circa 0,5 °C. Ma, l’effetto cumulativo di numerose eruzioni potrebbe invece contribuire a un ulteriore aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. Secondo Moreno-Yaeger, questo meccanismo rischia di diventare un circolo vizioso climatico: il riscaldamento fonde i ghiacci, i ghiacci liberano i vulcani, le eruzioni emettono gas serra, e il riscaldamento accelera.