Da non vedente sulle vette più alte d’Italia, l’impresa di Michele Milli e Daniele Caratelli

Hanno già salito alcune delle vette più importanti del massiccio del Monte Rosa e il prossimo obiettivo è la cima del Monte Bianco. Sono Michele Milli e Daniele Caratelli, ideatori e fondatori del progetto “In the dark”, nato per diffondere un messaggio chiaro: la disabilità non è un limite e tutto è possibile.

Classe 1984, entrambi originari di Umbertide, in provincia di Perugia, i due amici d’infanzia hanno trasformato la loro passione per la montagna in un’avventura straordinaria. La particolarità sta nella storia di Michele, non vedente, che grazie al sostegno di Daniele ha saputo trasformare le proprie difficoltà in una spinta verso nuove sfide, portando a termine imprese che sembravano impossibili.

 

Chi sono

Michele, fisioterapista, ha perso la vista a 23 anni a seguito di un grave incidente. Dopo un periodo difficile, ha trovato la forza di rialzarsi, laurearsi e avvicinarsi allo sport, diventando anche campione paralimpico di judo.
Daniele, operatore ecologico, è musicista e grande sportivo: dal calcio alla corsa, fino al trekking, all’arrampicata e oggi al trail running, ha messo la sua energia al servizio del progetto comune.

 

Come nasce IN THE DARK

L’associazione IN THE DARK nasce con lo scopo di promuovere la cultura dell’inclusione: la disabilità non deve essere considerata un ostacolo, ma una condizione da vivere con impegno e determinazione. Michele e Daniele portano questo messaggio nelle scuole, in Italia e all’estero, con conferenze e incontri, come quello tenuto all’Università del Kent. Sono stati ospiti anche di trasmissioni televisive come Unomattina e Linea Bianca. L’associazione offre inoltre sostegno concreto a persone con disabilità che vogliono mettersi in gioco e superare i propri limiti.

 

Le imprese

Dalle Dolomiti all’Appennino, fino alle Alpi, le imprese di Michele e Daniele raccontano un percorso di crescita e sfida. Punta Penia sulla Marmolada, la salita notturna sul Gran Sasso, le vie alpinistiche dei Monti Sibillini, le invernali sul Gran Sasso e sul Monte Amaro: esperienze che hanno messo alla prova corpo e mente, tra neve e roccia, di giorno e di notte.

L’ultima avventura, la più impegnativa, li ha portati lo scorso luglio sul massiccio del Monte Rosa. In quattro giorni, partendo da Gressoney, hanno scalato quattro vette oltre i 4.000 metri: la Piramide Vincent (4.215 m), il Breithorn(4.164 m) con attraversata delle creste, la Capanna Margherita (4.550 m, raggiunta in sole 3 ore e 40 minuti da Punta Indren) e la Punta Giordani (4.046 m). Un risultato eccezionale, reso possibile anche grazie al supporto delle guide alpine valdostane e degli istruttori del Centro addestramento dell’Esercito.

Ora il prossimo traguardo è il più ambizioso: raggiungere la vetta del Monte Bianco, il punto più alto d’Europa. Un obiettivo che non è solo sportivo, ma soprattutto simbolico: dimostrare che la forza di volontà e l’amicizia possono spingersi oltre ogni barriera.