Difficile non farsi coinvolgere dalla spiritualità di questi luoghi e dalla maestosità del paesaggio forestale di Vallombrosa; la splendida abbazia, nata agli albori dell’XI secolo e sede di uno dei più importanti centri della cristianità, riesce a coinvolgere i visitatori odierni con la sua aura di spiritualità e con il suo meraviglioso ambiente forestale. Non dobbiamo dimenticare che proprio Vallombrosa e la vicina Camaldoli furono fin dal medioevo, culle del concetto di salvaguardia forestale. Nel 1869, tre anni dopo il decreto di soppressione degli ordini religiosi, l’eredità dei monaci venne trasmessa al Regio Istituto Forestale, che ebbe sede tra le mura dell’Abbazia, e che divenne la prima scuola forestale italiana. Ancora oggi l’arboreto di Vallombrosa, gestito dai Carabinieri Forestali, ospita splendidi esemplari di piante del nostro emisfero, molte delle quali monumentali.
L'itinerario
A circa metà percorso della strada forestale che congiunge l’Abbazia di Vallombrosa al paese di Consuma, si trova uno slargo (Loc. Lago, 895 m) ai lati del quale si distinguono un capitello che ricorda l’inizio dei lavori di costruzione della strada (1902) e una fontana in pietra. Più defilato, attira l’attenzione il Palazzo di Collemignoli, costruito nel XVI secolo da Cosimo I de Medici e trasformato sul finire del XIX secolo in un albergo che da decenni è abbandonato alle ingiurie del tempo. Nei pressi della fonte si imbocca il Sent. 7 seguendo la segnaletica del Sentiero dei Giganti con cui si sale nel bosco di faggi che via via che procediamo cedono il passo agli abeti bianchi. Pervenuti dopo circa 0,20 h ad un bivio, si abbandona il Sentiero dei Giganti mantenendosi sul Sent. 7 risalendo il corso del Fosso del Bifolco. La pista forestale rimonta la pendice montuosa che alterna magnifiche faggete e abetine guadagnando il Valico di Croce Vecchia 1200 m, posto sulla strada che congiunge Vallombrosa all’abitato di Montemignaio in Casentino. Attraversata la strada si imbocca il Sent. 00 con cui percorriamo il crinale disseminato di scenografici faggi contorti dall’azione del vento fino a incrociare la strada asfaltata pochi metri prima del Rifugio di Secchieta 1421 m (servizio ristoro Tel. 351 8251113). Si procede inizialmente sul Sent. 00 transitando per una cappellina e un cippo che ricorda un combattimento avvenuto nella primavera del 1944 nel quale il presidio partigiano di Secchieta, forte di undici combattenti, venne annientato da un reparto tedesco. Transitati per uno slargo adiacente a un condominio fatiscente, si lascia la strada principale per imboccare a destra il Sent. 12 che perde quota nella faggeta pervenendo in circa 0,15 h all’area attrezzata di Macinaia, immersa in un bosco di faggi secolari. Un tempo questa zona era coltivata a cereali (probabilmente è questa l’origine del toponimo) e nei paraggi vi si trovavano alcune rudimentali ghiacciaie nelle quali i contadini conservavano le proprie vettovaglie. Superata una sbarra metallica, si imbocca una mulattiera (Sent. 14); quindi fatti pochi passi, si abbandona la mulattiera in corrispondenza di un tornante seguendo a sinistra il Sent. 14. Dopo circa 0,10 h si percorre un’aerea e larga cengia rocciosa, da cui si la vista si apre sulle distese boschive della Valle di S. Antonio degradanti verso il Valdarno, superata la quale si rientra nella faggeta, guadando in rapida successione alcuni ruscelletti tributari del Borro delle Fornaci. Si affronta quindi un tratto di sentiero piuttosto ripido da cui affiorano qua e là curiosi massi coperti di muschio, per guadagnare infine uno sperone roccioso da cui si gode di un’ampia vista d’insieme della Riserva Naturale della Foresta di S. Antonio: un interessante pannello esplicativo posto nel punto più panoramico illustra luoghi salienti, storie e curiosità delle zone circostanti. Poco oltre, nuovamente all’ombra del bosco, si transita per la Capanna delle Guardie 1347 m, un bivacco in pietra dotato di camino e 9 posti letto, all’esterno del quale si trova un’area picnic. Mantenendosi sul Sent. 14 si percorre la comoda strada forestale lungo la quale è stato allestito un percorso didattico che illustra la fauna e la flora dell’ambiente circostante, oltre a fornire interessanti spiegazioni sulle antiche attività che si svolgevano su queste montagne. Dopo circa 0,20 h di rilassante cammino all’ombra della faggeta si guadagna l’insellatura erbosa di Croce al Cardeto 1356 m, un balcone panoramico posto sul crinale del Pratomagno. Anziché prendere la strada panoramica del Pratomagno, si imbocca quasi parallelamente al sentiero dal quale siamo arrivati, il Sent.00 assecondando la traccia che si snoda in prossimità del crinale al margine che ci conduce in pochi minuti al Parco Eolico di Secchieta da cui si gode di un vastissimo panorama sul Valdarno e sul Casentino. Transitati leggermente sotto la cima del Poggio della Risaia 1484 m, si fa ritorno in pochi minuti al Rifugio di Secchieta. Si inizia la discesa sul Sent. 9 che cala ripido attraverso la foresta per arrivare dopo circa 0,30 h al Paradisino 1030 m, antico eremo sito in posizione dominante sulla millenaria Abbazia di Vallombrosa 970 m a cui perveniamo dopo un breve tratto di discesa. In corrispondenza del “vascone” dell’abbazia ci incamminiamo sulla strada asfaltata in direzione del Passo della Consuma transitando per il Masso del Diavolo, luogo legato alla fosca storia di un novizio dubbioso della sua vocazione, spinto da satana a sfracellarsi nel baratro sottostante. Dopo circa 0,20 h di cammino dall’abbazia si abbandona la strada per imboccare a destra il Sent. V1, V3, V4 che attraverso il bosco ci conduce in leggera pendenza alle rovine di un vecchio ricovero detto Capanna di Massa al Monte 1030 m. Superato un breve tratto pianeggiante in una folta abetaia, la nostra traccia si immette nel Sent. 8 e dopo pochi metri transita per il Metato (980 m) antica colonica dell’abbazia. Al bivio si procede a destra sul Sentiero dei Giganti: fatti pochi passi avviene l’emozionante incontro con gli alberi più alti d’Italia: si tratta di due douglasie la maggiore delle quali è alta 62,5 metri (dato del 2016). Proseguendo sul comodo tracciato, ci immettiamo sul Sent. 7 grazie al quale dopo un breve tratto in discesa, facciamo ritorno al punto di partenza.