Leopardo delle nevi - Foto Foto di Angela da Pixabay
Leopardo delle nevi, campione di mimetismo - Foto Ksuryawanshi - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Leopardo delle nevi - Foto di René Schellenberg da Pixabay
Leopardo delle nevi - Foto di MatthewGrant da Pixabay
Leopardo delle nevi - Foto di Emely Nagel da Pixabay
Leopardo delle nevi - PixabayIl 23 ottobre si celebra la Giornata Mondiale del leopardo delle nevi (Panthera uncia), uno dei predatori più elusivi e iconici delle alte montagne dell'Asia centrale e meridionale, riconosciuto come specie a rischio di estinzione (categoria “vulnerabile”) dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Sebbene il comportamento schivo, che motiva il soprannome di “fantasma dell’Himalaya”, renda complicato definire il numero di esemplari presenti allo stato selvatico, le stime più recenti parlano di circa 4.000 - 6.000 individui, distribuiti tra le vette di 12 Paesi dell'Est: Afghanistan, Bhutan, Cina (stato che ospita la maggior parte della popolazione, in particolare sull'Altopiano del Tibet), India, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan.
In conseguenza del riscaldamento globale, il futuro del felino d’alta quota risulta alquanto incerto. Si ipotizza infatti una progressiva riduzione del suo areale di distribuzione, con uno spostamento della specie a latitudini e quote più elevate. Di fronte a un simile scenario, tutt’altro che roseo, stupisce quanto emerso da uno studio effettuato su reperti fossili, che hanno consentito agli scienziati di ricostruire la storia evolutiva della specie, ovvero che un tempo il leopardo delle nevi fosse presente anche in Europa.
C'era una volta il leopardo delle nevi nella Penisola iberica
Un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze e dall’Università di Pechino, ha pubblicato nei mesi scorsi uno studio sulla rivista scientifica Science Advances, che ripercorre la storia del leopardo delle nevi, portando le lancette del tempo indietro di migliaia di anni.
Attraverso l'analisi di reperti fossili, rinvenuti al di fuori dell'attuale areale di distribuzione, lo studio ha tracciato l'evoluzione della specie, rivelando quali siano le caratteristiche peculiari, sviluppate nel corso dei millenni, che hanno portato a una netta separazione tra il leopardo delle nevi e i “cugini” più vicini del genere Panthera, come la tigre (Panthera tigris).
A partire dal Pleistocene Medio, circa un milione di anni fa, il leopardo delle nevi ha infatti sviluppato una morfologia specializzata: denti più grandi, cranio arcuato, e mascelle e zampe più robuste. Questi adattamenti erano e sono fondamentali per la caccia in ambienti montuosi e impervi, in particolare contro prede forti come le capre di montagna.
Il dato più sorprendente, che emerge dalla ricerca, riguarda la distribuzione passata del felino. Durante l'Ultimo Massimo Glaciale, periodo di massima estensione dei ghiacciai nel corso dell'ultima grande glaciazione, verificatosi tra 26.500 e 19.000 anni fa, le condizioni climatiche permisero al leopardo delle nevi di diffondersi ben oltre l'Himalaya, raggiungendo il centro della Cina e spingendosi verso ovest, fino alla Penisola Iberica. La migrazione del leopardo seguì la stessa dinamica di espansione verso ovest delle sue prede principali, i Caprini. E' proprio nel Pleistocene Medio che in Europa fanno la loro comparsa pecore e capre domestiche.
I ricercatori hanno analizzato un fossile chiave, a supporto di tale teoria: un cranio quasi integro di leopardo, recuperato a Porto de Mós, in Portogallo all'inizio degli anni 2000, ribattezzato "leopardo di Algar da Manga Larga", che è stato confermato appartenere alla specie Panthera uncia.
Le analisi morfologiche e filogenetiche condotte sui fossili, in combinazione con la elaborazione di modelli di distribuzione delle specie in condizioni climatiche passate (come l'Ultimo Massimo Glaciale), hanno permesso ai ricercatori di approfondire cosa definisca veramente l'habitat del leopardo delle nevi, comprendendo che non siano soltanto l’altitudine o il clima rigido a determinare la presenza della specie, ma soprattutto le caratteristiche del paesaggio.
Porto de Mós è una località di bassa quota, oggi posizionata attorno ai 200 metri sul livello del mare, uno scenario decisamente differente dall’altopiano tibetano. E non rappresenta l’unico caso in cui la specie sia stata rilevata a quote “non himalayane”. Anche in tempi moderni, nonostante il felino viva tipicamente al di sopra dei 3000 m o a quote superiori al limite degli alberi, può capitare di riscontrarne la presenza al di sotto dei 1000 metri, come in alcune aree della Russia.
La ricerca evidenzia come il paradigma del felino d’alta quota sia da rivedere. Tra i fattori più importanti nel determinare la distribuzione della specie, bisogna infatti considerare la presenza di terreni rocciosi e scoscesi. L’anatomia della Panthera uncia, che include una buona visione binoculare, una grande struttura cranica per un udito potenziato, arti possenti per ammortizzare l'impatto dei salti e una coda lunga che garantisce un migliore equilibrio, è perfettamente adattata alla vita in questo tipo di ambiente impervio.
“Il nostro studio suggerisce che il clima, il tipo di preda e soprattutto il paesaggio siano importanti per il leopardo delle nevi, probabilmente più dell'altitudine stessa - evidenziano gli autori - . Queste informazioni saranno utili per la futura protezione di questo animale iconico. Sottolineiamo l'importanza che la combinazione di morfologia, reperti fossili e metodi ecologici può avere per fornire dati più completi e verificabili sull'ecologia e l'adattamento delle specie moderne e fornire informazioni che potrebbero essere utili per sviluppare strategie di protezione per l'animale.”
Nonostante il leopardo delle nevi abbia dimostrato una straordinaria capacità di adattamento nel lontano passato, il suo futuro è infatti oscurato dalla crescente minaccia del riscaldamento globale. I modelli previsionali di distribuzione delle specie delineano scenari alquanto negativi.
Si prevede infatti che il progressivo aumento delle temperature possa influenzare l'areale di distribuzione, portando a uno spostamento verso quote maggiori e latitudini più settentrionali e a una frammentazione delle popolazioni. Il fatto che il leopardo delle nevi sia strettamente legato a un habitat caratterizzato dalla presenza di pendii rocciosi e scoscesi, oltre che di un clima freddo, significa che la sua possibilità di adattarsi o spostarsi sarà limitata dalla disponibilità di questo specifico tipo di paesaggio.