Dalle Aree Protette Alpi Marittime un appello a sciatori e ciaspolatori: attenzione al fagiano di monte

Dalle Aree Protette delle Alpi Marittime l'invito a sciatori e ciaspolatori al rispetto dei cartelli triangolari gialli, apposti per segnalare la presenza dei rifugi invernali del fagiano di monte.

Un recente e urgente appello, lanciato sui social dalle Aree Protette delle Alpi Marittime, ha portato l'attenzione del pubblico sulla vulnerabilità di una specie alpina iconica: il fagiano di monte (Lyrurus tetrix), noto anche come gallo forcello. I destinatari dell'appello sono, in particolare, sciatori e ciaspolatori, invitati a supportare l'ente nella salvaguardia dell’uccello alpino.

La ragione di tale richiesta risiede nel fragile equilibrio che sussiste tra attività outdoor, che si svolgono a pelo di neve e vita che si svolge, silenziosamente, sotto la superficie candida.

 

Tane nella neve per sopravvivere al freddo

Il fagiano di monte è un uccello appartenente alla famiglia dei Tetraonidi, caratterizzata da un’ampia distribuzione, che va dalla Gran Bretagna alle aree asiatiche della Siberia, Cina e Corea, con l’Europa a fare da ponte. In Italia è distribuito lungo tutto l’arco alpino e lo si ritrova entro un ampio range altitudinale, che va dai 700 ai circa 2.400 metri, con massima diffusione sulle Alpi tra 1.500-2.200 metri e sulle Prealpi tra 1.000-1.800 metri. Frequenta principalmente boschi radi di alta montagna alternati a praterie subalpine, ma nelle Prealpi si adatta anche a faggete miste e rimboschimenti di conifere. 

La specie presenta un evidente dimorfismo sessuale, che rende il maschio particolarmente facile da riconoscere grazie a un piumaggio nero lucido con riflessi bluastri, una coda biforcuta a lira e caruncole rosse sopra gli occhi. A confronto, la femmina appare più piccola, con piumaggio marrone barrato e coda corta.

Essendo sedentario e nidificante, per affrontare le rigidità della stagione invernale, il fagiano di monte non opta per la migrazione ma ha sviluppato un ingegnoso adattamento particolare: scavare tane nella neve. 

"Mentre noi esseri umani ci divertiamo con gli sci o le ciaspole, sotto i nostri piedi potrebbe essere nascosto nella coltre nevosa il fagiano di monte (Lyrurus tetrix) che cerca di superare l’inverno e sopravvivere fino alla primavera”, spiega l’ente in apertura del lungo post, pubblicato nei giorni scorsi sulla pagina Facebook ufficiale della Aree Protette delle Alpi Marittime, per informare il pubblico del rischio di arrecare disturbo al fagiano, camminando o scivolando sulla neve. 

  

Durante i mesi più freddi, il gallo forcello scava cunicoli isolanti nella neve, nei quali trascorre le notti e i momenti di riposo. All'interno di questi giacigli, la temperatura si mantiene intorno allo zero, fornendo un riparo cruciale anche quando all'esterno il termometro precipita oltre i 20°C sottozero. Questa strategia termica è essenziale, poiché permette all'animale di consumare il minimo delle sue riserve energetiche e di assicurarsi la sopravvivenza fino al disgelo.

Questa delicata strategia di sopravvivenza è però estremamente vulnerabile al disturbo antropico. La tana funziona solo se l'animale non viene spaventato. Il passaggio improvviso di uno sciatore, lo scatto di un cane, o anche solo il rumore forte, possono costringere l'uccello a fuggire.

"Infatti, se viene spaventato... l’animale vola via dalla sua tana di neve sprecando moltissime energie e accumulando stress. Le energie perse nella fuga e il freddo lo indeboliscono, rendendolo facile preda per i carnivori e per i parassiti. Lo stress eccessivo, inoltre, causa perdita di penne e piume… Un pessimo affare quando fuori si gela!", dettaglia l’Ente.

Ogni fuga forzata rappresenta un grave dispendio calorico, che l'animale fatica a recuperare in un ambiente povero di cibo, come è l’ambiente alpino invernale, compromettendo seriamente le sue possibilità di arrivare vivo alla primavera.

 

Segnaletica e sanzioni: un appello al rispetto delle regole

Ma come si fa a sapere dove possa trovarsi una tana e come, dunque, poter evitare di diventare disturbatori del fagiano? Nelle Aree Protette delle Alpi Marittime si è optato per offrire un supporto visivo a sciatori e ciaspolatori.

Per bilanciare l'attività sportiva con la conservazione, i Guardiaparco hanno infatti implementato un sistema sperimentale di segnalazione, che prevede di contrassegnare le aree di rifugio invernali cruciali del fagiano di monte tramite appositi cartelli triangolari di colore giallo brillante. Queste zone di rispetto sono state posizionate in via sperimentale in aree ad alta frequentazione, come a Palanfrè (Valle Vermenagna) e nel Bosco delle Navette (Valle Tanaro). 

La segnaletica è un chiaro invito ai frequentatori a modificare il proprio percorso per garantire il riposo di questi animali. Chiaro ma non per tutti.

L'Ente ha sottolineato che, nonostante gli sforzi di comunicazione e sensibilizzazione, si siano verificati casi che dimostrano, da parte degli utenti, la mancata comprensione dell’importanza di tali segnali e la necessità di rispettare queste zone.

"Se le violazioni di queste zone di rispetto dovessero continuare - conclude il post - , i nostri Guardiaparco saranno costretti, con grande dispiacere, ad abbandonare l'approccio amichevole e a passare alla verbalizzazione (multa). Non vogliamo davvero arrivare a questo! Aiutateci a proteggere il fagiano."

 

Il fagiano di monte, una specie vulnerabile da proteggere

La tutela del gallo forcello non è solo una questione locale. Nonostante a livello globale, la specie sia classificata come “a minor preoccupazione” nella Lista Rossa dell’IUCN, nella Lista Rossa IUCN degli Uccelli nidificanti in Italia. rientra tra le specie “minacciate”.

Le cause dell’elevato rischio di estinzione, che contraddistingue il nostro Paese, è da ricercarsi principalmente nella riduzione e frammentazione del suo habitat, nell’impatto del turismo sugli ambienti in cui vive e si riproduce e nel cambiamento climatico. 

Nonostante lo stato di conservazione fragile, il fagiano di monte è incluso tra le specie cacciabili sul territorio nazionale, fatta eccezione per le aree protette, in cui l’attività venatoria è per legge vietata e sanzionata. La vulnerabilità della specie determina che la caccia venga svolta con forti limitazioni e stringenti regolamentazioni, variabili su scala regionale. Misure che evidenziano quanto sia delicato l’equilibrio tra conservazione faunistica e concessione dello svolgimento di attività umane. 

Il rispetto dei cartelli gialli, richiesto dalle Aree Protette delle Alpi Marittime, rappresenta in tal contesto un gesto di responsabilità ambientale, che può fare la differenza tra la sopravvivenza e il declino locale di questa affascinante specie alpina.