La scultura all'alba © Facebook Marco MartalarTra le vette delle Dolomiti, sospeso tra il Civetta e il Pelmo, è comparso un nuovo guardiano della montagna: il Cervo del Fertazza. A realizzarlo è stato Marco Martalar, noto come lo “scultore di Vaia”, celebre per le sue imponenti opere in legno realizzate con gli alberi abbattuti dalla tempesta del 2018. Alta sette metri e composta da oltre 2000 pezzi di legno assemblati con 1520 viti, la nuova creatura di Martalar è un inno alla natura e alla resilienza.
L’annuncio della nuova opera è arrivato a sorpresa sui canali social dell’artista, che ha svelato la scultura nella giornata di domenica, dopo giorni di misteriosi indizi. Il Cervo del Fertazza troneggia ora a 2100 metri di altitudine, sul monte omonimo, a Selva di Cadore. “È un’opera che nasce da lontano” racconta Martalar. “Michela Torre, titolare del Ristoro Belvedere, mi chiamò anni fa con una proposta: dare voce al paesaggio con una mia scultura. Da lì nacque l’idea del cervo, simbolo della montagna e creatura dall’animo nobile”.
La scultura è frutto di due anni e mezzo di lavoro, ma ha preso forma definitiva negli ultimi mesi. “Il legno utilizzato proviene dagli alberi schiantati durante Vaia, proprio lì nei dintorni”. spiega l’artista. Il cervo non è solo una scultura, ma un vero e proprio messaggio scolpito nella natura: un simbolo di rinascita, forza e rispetto. “La tempesta Vaia ha distrutto molto, ma ci ha anche insegnato che la natura sa rigenerarsi. Le mie opere vogliono ricordarci che non è la natura ad aver bisogno dell’uomo, ma il contrario. Le sue forze primordiali sono molto più potenti di noi”.
Martalar con la sua ultima creazione © Facebook Marco MartalarUn libro
Attorno alla figura del cervo si intreccia anche una leggenda moderna, presto pubblicata in un libro per bambini scritto da Michela Torre, con le illustrazioni di Maya Martalar, ventenne figlia dell’artista. Narra di un vecchio cacciatore che si imbatte in una creatura leggendaria tra le montagne, così maestosa da spingerlo a inginocchiarsi in segno di rispetto. Una favola che parla di convivenza con la natura e di reverenza verso il selvatico.
Il Cervo del Fertazza entra così a far parte del ciclo artistico iniziato da Martalar dopo la tempesta del 2018, che ha già dato vita a undici altre creature. Tra le più recenti, il Radicosauro, strano essere a metà tra rettile e felino, sorto in Trentino, nel parco delle Plaze di Dermulo. Anche questa figura mitica nasce da radici, ed è stata pensata per nutrirsi solo di acqua e aria. Queste creature, conclude lo scultore, “sono sovradimensionate, surreali, ma profondamente radicate nel reale. Parlano di noi, della nostra fragilità, e della straordinaria capacità della natura di rialzarsi, anche senza il nostro intervento. Questo cervo, come tutti gli altri, è un invito a guardare le montagne con occhi nuovi”.