Erhard Loretan: l’alpinista che ha riscritto le regole degli Ottomila

Alpinista, guida alpina, innovatore. Erhard Loretan ha unito velocità e leggerezza in imprese leggendarie, diventando uno dei più grandi interpreti dell’alpinismo moderno. La sua tragica morte nel 2011, nel giorno del suo compleanno, ha lasciato un vuoto profondo nel mondo della montagna.
Erhard Loretan

Alpinista, guida alpina, innovatore, sognatore. Erhard Loretan è stato uno dei più grandi interpreti dell'alpinismo moderno: capace di unire velocità e leggerezza in imprese leggendarie, ha riscritto le regole degli Ottomila. Nato il 28 aprile 1959 a Bulle, in Svizzera, e scomparso tragicamente il 28 aprile 2011, sul sul Grünhorn, nelle Alpi bernesi, durante un'ascensione con la sua compagna. La sua esistenza, intensa e tragica, ha lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'alpinismo.

Cresciuto tra le Prealpi friburghesi, Loretan ha mostrato fin da bambino una passione irrefrenabile per l'arrampicata. A soli 11 anni ha salito la Dent de Broc, e a 14 ha affrontato la sua prima parete nord. Formatosi come falegname, è diventato guida alpina nel 1981. Un anno dopo aver vissuto la sua prima spedizione extraeuropea, nelle Ande nel 1980, seguita nel 1982 dalla salita del suo primo Ottomila: il Nanga Parbat.

 

L'uomo

Erhard Loretan nasce il 28 aprile 1959 a Bulle, nel cantone di Friburgo, in Svizzera. Fin da bambino sviluppa un profondo legame con la montagna, che frequenta con passione fin dai primi anni. A soli undici anni, nel 1970, compie la sua prima ascensione, raggiungendo la vetta della Dent de Broc (1829 metri), una cima vicina a casa.
Da adolescente si forma come falegname ebanista, ma la sua vera vocazione rimane la montagna: nel 1981 ottiene il brevetto di guida alpina, professione che lo accompagnerà per tutta la vita.

La vita di Loretan è segnata anche da una tragedia personale. Nel 2001, pochi giorni prima di Natale, causa involontariamente la morte del figlio neonato, Ewan. Nel tentativo di calmarlo durante un pianto inconsolabile, lo scuote senza sapere che, nei bambini sotto l’anno di età, anche un movimento brusco può provocare gravi danni neurologici: quella che oggi è conosciuta come “sindrome del bambino scosso”, all’epoca era pressoché ignorata. Due anni dopo, Loretan viene condannato a quattro mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena. È lui stesso a scegliere di rendere pubblica la sua identità, nella speranza che il suo dramma serva ad aumentare la consapevolezza su questo rischio.

Il 28 aprile 2011, giorno del suo 52° compleanno, Erhard Loretan perde la vita sul Grünhorn (4043 metri), nelle Alpi bernesi, durante una scalata con la compagna Xenia Minder. I due precipitano per circa duecento metri durante l’ascesa; secondo la ricostruzione, a causare l’incidente sarebbe stato uno scivolone di Minder su una lastra ghiacciata, che, tendendo la corda, ha trascinato entrambi nella caduta. Loretan muore sul colpo. “Nessuno mi ha ritenuto responsabile. Io, dal giorno della sua morte, sono invasa da una sensazione di vuoto assoluto, unita ai sensi di colpa”, scriverà in seguito Xenia Minder in una lettera pubblicata dal quotidiano Le Temps.​

 

L'alpinista

Il 1977 segna l'inizio ufficiale della carriera alpinistica di Erhard Loretan, con quattro salite sul Monte Bianco che ne consacrano il talento. Nel 1980 affronta la sua prima spedizione extraeuropea sulle Ande, dove realizza numerose prime ascensioni, mentre sulle Alpi continua a collezionare centinaia di vie, tra ripetizioni e nuovi itinerari.
Nel 1986, insieme ad André Georges, completa in inverno il concatenamento della "corona imperiale" delle Alpi vallesane, scalando trentotto cime in tre settimane, di cui trenta oltre i quattromila metri. Due anni più tardi, lega la sua corda a quella del polacco Voytek Kurtyka per tentare con successo la difficile parete est della Nameless Tower (6257 metri, Trango Towers, Pakistan).
Ancora con André Georges, nel 1989, torna a scalare invernale e in velocità sulle Alpi, conquistando le tredici pareti nord dell’Oberland bernese in soli tredici giorni.

Nel 1994 si spinge fino all’Antartide per scalare in solitaria la parete sud del Mount Epperly (4870 metri, Sentinel Range), firmando la prima ascensione della montagna lungo un itinerario di oltre 2100 metri. L'impresa sarà raccontata l’anno successivo attraverso un film, realizzato insieme al regista Romolo Nottaris.
Anche dopo aver completato la salita di tutti i quattordici Ottomila, l’attività di Loretan non rallenta. Nel 1996 esplora i Seimila del Tibet, dove realizza numerose prime ascensioni; nel 1997 tenta la salita della Mazeno Ridge al Nanga Parbat, la cresta più lunga del mondo; infine, nel 1998 si sposta in Centro America, dove raggiunge le vette dei vulcani Cotopaxi e Chimborazo.

Loretan sulla vetta dell'Everest

Leggero e veloce ad altissima quota

Con l’inizio degli anni Ottanta, Erhard Loretan volge lo sguardo verso l’altissima quota, il terreno più estremo dell’alpinismo di allora. Gli Ottomila rappresentano l'ultima frontiera, ed è su queste montagne che lo scalatore svizzero dimostra doti tecniche e resistenza fuori dal comune. Nel 1982 si reca in Pakistan e scala il suo primo Ottomila, il Nanga Parbat, il più occidentale dei quattordici giganti. L’anno successivo compie un’impresa eccezionale: in appena 17 giorni, tra il 16 e il 30 giugno, sale il Gasherbrum II, il Gasherbrum I e il Broad Peak.
Nel 1984 raggiunge prima la vetta del Manaslu, in primavera, poi quella dell’Annapurna in autunno, realizzando qualcosa di straordinario: con Norbert Joos sale in stile alpino lungo la difficile cresta est, firmando la prima ascensione della via e, scendendo dal versante opposto, anche la prima traversata completa di un Ottomila nepalese.
Nel 1985 aggiunge un altro gioiello al suo palmarès: in luglio raggiunge il K2 lungo lo Sperone Abruzzi, mentre in dicembre, insieme a Jean Troillet e Pierre-Alain Steiner, completa la prima salita invernale della parete est del Dhaulagiri, in soli quattro giorni tra andata e ritorno, sempre con uno stile rapido e leggero.
L’anno seguente, nell’estate del 1986, con Jean Troillet scala la parete nord dell’Everest attraverso il couloir Hornbein in sole 43 ore, andata e ritorno, senza bombole di ossigeno e senza bivacchi, prima ripetizione di quella via in puro stile alpino.
Negli anni successivi affronta diversi tentativi sul Cho Oyu e sul K2. Nel 1990 riesce a salire il Cho Oyu insieme a Jean Troillet e Voytek Kurtyka, aprendo una nuova via sulla parete sud-ovest in appena 27 ore, per poi ripetere un'impresa simile sulla parete sud dello Shisha Pangma.
Nel 1991 raggiunge la vetta del Makalu, avvicinandosi così al completamento della collezione dei 14 Ottomila. Gli ultimi due obiettivi cadono uno dopo l’altro: il Lhotse nel 1994 e il Kangchenjunga nell’ottobre 1995. Con questa ultima vetta, Erhard Loretan diventa il terzo alpinista al mondo a completare la salita di tutti i 14 Ottomila, senza mai utilizzare bombole di ossigeno.

 

L'eredità

Erhard Loretan ha lasciato un'eredità profonda nel mondo dell'alpinismo, ispirando generazioni di scalatori con il suo stile puro e la sua visione etica della montagna. Il suo nome è ricordato non solo per le imprese straordinarie, ma anche per l'umanità e la passione con cui ha vissuto la montagna. Nel 2015, a Bulle, è stato inaugurato un parco in sua memoria, con 14 meli che rappresentano i 14 Ottomila. Un tributo semplice ma profondo a un uomo che ha saputo unire tecnica, coraggio e rispetto, senza retorica.