"Essere nomade è ciò che amo", l'avventura di Stéven Le Hyaric

Dalla capitale francese agli 8163 metri del Manaslu: l’ultraciclista ha unito strada e alta quota in un’avventura guidata dal desiderio di vivere senza rete e senza certezze.

Pedalare per oltre 13mila chilometri da Parigi fino al Nepal e concludere l’avventura scalando un Ottomila, il Manaslu. È ciò che ha appena realizzato l’ultraciclista francese Stéven Le Hyaric, 39 anni: più di 100 giorni in sella, attraverso Europa e Asia, prima di affrontare l’ascensione agli 8163 metri della montagna.

“Ritornare nel Paese che mi ha reso felice, il Nepal, con il mezzo che ha cambiato la mia vita: la bicicletta”. Con queste parole Stéven Le Hyaric ha spiegato il senso del suo progetto. Battezzato Bistarai (in nepalese “lentamente, con attenzione”), nasce dall’idea di partire da Parigi e raggiungere il Manaslu senza alcun supporto esterno programmato, affidandosi alla strada e alla propria resistenza.

Il primo giugno 2025 ha lasciato la capitale francese. Dopo più di 100 giorni di viaggio e circa 13mila chilomemtri percorsi, con oltre 120mila metri di dislivello positivo, Stéven è arrivato ai piedi della montagna, pronto a tentare la sua prima ascensione di un Ottomila.

 

Una strada piena di ostacoli

Il viaggio non è stato senza intoppi, ma una successione di imprevisti. Dalle difficoltà logistiche alle frontiere complicate, dai guasti meccanici alle condizioni meteorologiche, Le Hyaric ha dovuto modificare il percorso molte volte, come ha raccontato lui stesso.

Non è il primo europeo a raggiungere il Nepal in bici per affrontare una grande montagna. Nel 1995–1996 lo svedese Göran Kropp partì dalla Svezia e, dopo mesi di pedalate, scalò l’Everest senza usare l'ossigeno. Ma oggi, in un mondo iperconnesso, l’idea di “viaggiare senza rete”, senza sapere cosa succederà il giorno dopo, resta un atto di libertà estrema.

Raggiunto il Nepal, Le Hyaric ha pedalato in direzione del campo base del Manaslu, alternando tratti in sella e momenti di portage verso il campo base della montagna. Qui, dopo una leggere acclimatazione, il 22 settembre 2025 ha iniziato l'ascensione alla montagna per raggiungere, utilizzando le bombole di ossigeno, la vetta il giorno seguente. L'uso dell'ossigeno è l'unico dettaglio che sporca leggermente la bella storia di questo ragazzo francese. La sporca soprattutto perché è stato sempre lui, nel corso dei mesi, a raccontare di non voler utilizzare le bombole per la salita. Ci si si sarebbe aspettati, dopo le molte dichiarazioni, almeno una spiegazione sul perché di una scelta diametralmente opposta. Però, per ora, non sono state fatte dichiarazioni in merito.

Rientrato ai piedi della montagna Le Hyaric ha fatto rapidamente rientro a Kathamandu, dove ha tirato le somme su quanto realizzato. “Essere nomade, stare sulla strada, è ciò che amo di più al mondo” ha raccontato con semplicità.