'Etica franca', quando le circostanze aiutano il coraggio

Nicolò Geremia e Thomas Gianola hanno aperto una nuova via decisamente impegnativa sulle Torri di Marmolada d'Ombretta. "Se non si fosse scaricato il trapano saremmo stati così rigorosi?"

Nicolò Geremia, insieme a Thomas Gianola, ha aperto sulla parete sud della Marmolada, alle Torri d'Ombretta, la via Etica franca (VIII obbligatorio, R4, 350 metri): un bell'itinerario, decisamente adrenalinico per chiodatura e impegno richiesto, che ha rappresentato per la cordata anche un'occasione di crescita personale

La via, come dice il nome stesso, si rifà a un'etica dell'apertura fedele ai chiodi, anche perché a un certo punto il trapano si è scaricato, togliendo ai due validissimi alpinisti anche solo la tentazione di forzare qualche passaggio o di cercare soluzioni più semplici, per quanto possibile. "Avevo visto la linea quando avevo aperto Colombo Lunatico, sempre con Thomas, nel 2019 - ci spiega Geremia-. La via poi è rimasta nel dimenticatoio, ma tornando con Mirco Grasso per quell'altro nostro lavoro me la sono ritrovata davanti. C'erano quei buoni, quelle fessure che chiamavano e così ho sentito Thomas. Sapevamo che a metà c'erano un paio di punti dove si passa e non si passa, ma abbiamo deciso di andare a metterci il naso. Il primo giorno abbiamo aperto tre tiri alpinisti classici, sul VI/VII, poi siamo arrivati al quarto tiro e la musica è cambiata. Lì era ben più liscio, ci abbiamo speso tre ore, provando a salire tutti e due, c'era davvero da ca***si in braghe".

I due sono comunque riusciti a salire, ma a quel punto si sono trovato di fronte "al secondo punto enigmatico. Il secondo giorno abbiamo passato 8 ore a fare boulder, ma era troppo liscio. Non si saliva in alcun modo, alla fine con un bell'orologio sono riuscito a salire a sinistra". La cordata è passata vicino ad Aspettando l'arrivo della pioggia (1981, Gocal-Kralicec, 5+, R3, TD), poi Geremia ha provato ad allestire una sosta a spit, ma a quel punto c'è stata la sorpresa. "È arrivato il trapano, ma non funzionava. La batteria aveva deciso di dare forfait". Dopo qualche espressione colorita, stemperata dalla solitudine del luogo, Nicolò l'ha presa con filosofia. "Ho detto a Thomas che le regole del gioco erano cambiate. L'etica si affranca così, decisa dalla tecnologia non funzionate. Siamo tornati ai primordi del solo potente gomito martellante. Thomas è partito nel tiro seguente, e come piacciono a lui, ha aperto un bel tiro psicologico tra fessure e placche fino alla base dell'evidente fessura finale". A quel punto Gianola ha speso una ventina di minuti per trovare qualcosa per mettere insieme una sosta ed è stato premiato con una clessidra enorme. "L'avrebbe trovata se avessimo avuto il veloce trapano funzionante?". 

“Sono sodisfatto, in questa nostra lotta perenne tra cedere alle tentazioni e rimanere fedeli a un'etica, un po' siamo stati aiutati dalle circostanze, ma va bene così”

Ancora due tiri, quindi Geremia e Gianola sono usciti in vetta. "Nel complesso la via è piuttosto omogenea come difficoltà, ma anche sotto questo aspetto è stato un bene non forzare il passaggio del secondo punto difficile a spit. Non solo non sarebbe stato giusto per l'etica, ma avremmo anche inserito un tiro di difficoltà troppo superiori rispetto al resto. Anche Thomas se ne è reso conto e credo che il suo pensiero sintetizzi bene quel momento". 

Proprio Gianola, parlando della sezione più difficile, ci ha fatto capire di avere imparato una lezione importante. “A un certo punto ho preso coraggio e ho fatto un lungo runout su movimenti aleatori, sopra una fessura orizontale tappezzata di friend. Arrivato a un certo punto sembrava che ci fossero dei buchi per friend ma niente. Erano svasi. Ho piazzato quindi due cliff, alla faccia dell’etica. Ho guardato in su. Sembrava che in cinque-sei metri si sarebbe arrivati a una zona più bucata e proteggibile. Avevo due possibilità: togliere i cliff e saltare giù, e in quel caso la giornata sarebbe per me finita, la testa bruciata. Oppure piantare uno spit. Uno spit soltanto. Solo uno. Mi avrebbe permesso di arrivare alla zona di buchi e poi finire il tiro. Cavolo, sarebbe venuto un tiro bellissimo. Ho chiesto il permesso anche a Nicolò, e ho quindi piantato il maledetto spit. Messo lo spit, mi sono alzato di due metri e ho trovato una piccola clessidrina. E già lì mi è venuto da piangere. Forse lo spit si poteva evitare? Ma poi la vera caporetto: tre metri completamente lisci tra me e la bella sequenza di buchi che porta verso l’ alto. Non ci potevo credere. Neanche una presa. Sono tornato sui miei passi, affranto. Ha provato anche Nicolò ma mi ha confermato che era completamente liscio. Inizio a pensare che il trapano sia proprio un maledetto Diavolo. Ti induce in tentazione, ti fa pensare di essere Dio. Ma la realtà è un'altra. Da li non si passa”.

Il bilancio nel complesso però è più che positivo: una bella via, una lezione imparata e Geremia si gode il buono dell'esperienza, senza volere attribuire alla cordata meriti eccessivi. "Sono sodisfatto, in questa nostra lotta perenne tra cedere alle tentazioni e rimanere fedeli a un'etica, un po' siamo stati aiutati dalle circostanze, ma va bene così".