La squadra che sta tentando la scalata dell'Everest con il supoporto del gas Xenon © Instagram 7 days EverestIl mondo dell’alta e altissima quota, è stato segnato nel 2025 dall’entrata in scena di un insolito protagonista: lo Xenon. Un gas inerte, riconosciuto dalla WADA (Agenzia Mondiale anti-doping) come sostanza proibita per le attività agonistiche, a causa di una peculiare proprietà: stimolare il rilascio di eritropoietina (EPO), ormone in grado di promuovere l’eritropiesi, ovvero la produzione di globuli rossi.
L’effetto dell’EPO, è in sintesi, di favorire un aumento temporaneo dei globuli rossi circolanti, e dunque del trasporto di ossigeno ai tessuti. Considerata questa proprietà dopante, e la mancanza di un divieto ufficiale di utilizzo dello Xenon in attività non agonistiche, come l’alpinismo, a inizio anno la Furtenbach Adventures ha lanciato una idea: realizzare la salita dell’Everest in appena una settimana, utilizzando lo Xenon per accelerare il processo di acclimatazione.
Una soluzione decisamente interessante, soprattutto per chi non abbia mesi a disposizione da investire in spedizioni. Sul tema era intervenuta prontamente la UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche), dichiarando, con il supporto di esperti, che l’utilizzo del gas nobile come promotore dell’acclimatazione, sia da considerarsi non supportato da adeguati studi scientifici e potenzialmente dannoso per la salute umana. Il suggerimento lanciato alla comunità degli appassionati di alpinismo, è stato di seguire la vecchia strada. Continuare a utilizzare metodi ben consolidati per acclimatarsi alle alte quote, in grado di assicurare un adattamento naturale del corpo all’aria rarefatta.
Nonostante le indicazioni contrarie della comunità scientifica, la Furtenbach Adventures ha portato avanti il suo intento, avviando una spedizione nel corso della stagione primaverile, che ha visto come protagonisti dei veterani dell’esercito britannico. Il gruppo è stato in grado di raggiungere quota 8.849 metri in soli 5 giorni dalla partenza dal Regno Unito. La ricetta vincente: elicottero, bombole d’ossigeno e allenamento in camera ipobarica, con inalazioni di Xenon, prima di partire.
Lasciata Londra il 16 maggio, i 4 hanno raggiunto il campo base solo 24 ore più tardi e il 21 maggio alle ore 7:15 del mattino erano in cima. L'impresa da record, oltre agli scienziati, non convince il Dipartimento del Turismo nepalese che, secondo quanto di recente riportato dal Kathmandu Post, sarebbe incerto sul rilascio di un eventuale certificato di vetta.
Nel 2025, secondo i dati forniti dal Dipartimento, sono stati rilasciati oltre 700 certificati di vetta, ma per alcune salite ancora non è stata ricevuta richiesta di emissione. Tra queste la controversa scalata dei 4 veterani.
Secondo le dichiarazioni rilasciate al Kathmandu Post da Himal Gautam, direttore del Dipartimento del Turismo, i britannici non avrebbero ancora contattato le autorità per richiedere i certificati. In attesa di riceverle, il Dipartimento sta però già valutando se considerare o meno valide le salite.
Lo Xenon, un aiuto per salite più sicure?
All'indomani dell'arrivo in vetta del quartetto, addirittura in anticipo sui tempi di quello che, in origine, è stato ribattezzato “7-Day Everest project”, la Furtenbach Adventures ha tenuto a precisare che il progetto sia stato condotto nel rispetto delle regole di salita imposte dal Nepal e in piena sicurezza.
“Scalare l'Everest in soli sette giorni non è mai stato un tentativo avventato per stabilire un record, sebbene il risultato sia proprio questo, cioè la più veloce spedizione andata e ritorno sull'Everest - si legge nel post condiviso il 22 maggio sui canali social dell'agenzia - . L'obiettivo era dimostrare che, con la giusta preparazione, le opportune misure di sicurezza mediche e una tecnologia all'avanguardia, l'alpinismo ad alta quota può diventare più sicuro.”
La preparazione in camera ipobarica, con supporto di Xenon, come sottolineato dalla Furtenbach Adventures, non solo consentirebbe di ridurre i tempi di acclimatazione ma anche i rischi connessi al mal di montagna, aumentando di fatto la sicurezza delle salite. Una spiegazione, accompagnata dall'invito a non tentare simili procedure senza supporto medico.
"Non si è trattato di una trovata pubblicitaria - chiarisce l'agenzia - ma di una vera e propria svolta scientifica volta a ridurre i letali "ingorghi" e l'esposizione prolungata che uccidono gli scalatori ogni anno".
In linea teorica, essendo stata svolta prima della partenza per l’Himalaya, la fase preparatoria alla spedizione, che ha visto l'uso di Xenon, non dovrebbe rientrare nella giurisdizione nepalese. Non vi sarebbero dunque basi per dichiarare illecita la salita.
Come dichiarato da Lukas Furtenbach, guida alpina e fondatore dell'agenzia a seguito del diffondersi delle polemiche attorno all'impresa dei 4 veterani “sembra che tutti i media in Europa ne abbiano parlato e ora la notizia si riversa anche negli Stati Uniti. Non è scandaloso, non è magia, non è pericoloso, non è illegale e non è doping. È solo preparazione, allenamento, determinazione, scienza e tecnologia. Questo si chiama progresso. E il progresso porta sempre con sé delle reazioni negative. Fa parte del gioco. Siamo entusiasti di ridefinire il concetto di accompagnamento sull'Everest".
A destare perplessità nel Governo nepalese, fortemente impegnato nel limitare i rischi legati alle spedizioni sul Tetto del Mondo, anche mediante innalzamento delle tariffe e introduzione di nuove regole per la salita, sembrerebbe essere il dibattito etico sorto attorno all’uso dello Xenon, di fatto riconosciuto come sostanza dopante, sebbene non vietata ufficialmente nell'alpinismo.
I metodi tradizionali di acclimatazione, prevedono che gli alpinisti trascorrano settimane sulla montagna, realizzando diverse rotazioni per acclimatarsi, tra il campo base e i campi più alti. Saltare questo processo, andando da 0 a 8.849 metri in un battito di ciglia, è ritenuto pericoloso, oltre che in totale antitesi con l’etica dell’alpinismo, che valorizza la preparazione fisica, l'acclimatamento naturale e l'autosufficienza.
Il caso, ennesimo esempio di un alpinismo che evolve da sfida ai propri limiti a prestazione sportiva da record, sarà oggetto di attente valutazioni.