Foto Instagram Michelle Dvorak
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Foto Instagram Michelle DvorakQuando il maltempo e la malattia spazzano via settimane di preparazione, la maggior parte delle spedizioni si chiude con un rientro amaro. Non è stato così per Fay Manners, alpinista britannica che, nell’ottobre 2025, ha trasformato un fallimento annunciato in un doppio successo personale: due nuove traversate solitarie su creste vergini nel cuore del Garhwal Himalaya, in India.
Manners era partita insieme alla statunitense Michelle Dvorak con un obiettivo preciso: tentare nuovamente la parete est del Chaukhamba III, un 6974 metri ancora inviolato. Le due avevano un conto in sospeso con quella montagna. Solo un anno prima, infatti, erano arrivate fino a quota 6500 metri, quando la caduta di un sacco da recupero aveva fatto precipitare nel vuoto la tenda, il fornello e gran parte dell’attrezzatura. Intrappolate per giorni in una bufera, erano state soccorse dai militari francesi e poi evacuate dall’aeronautica indiana.
Quest’anno, l’intenzione era di riprovarci, con la stessa determinazione ma un piano più solido. Dopo l’avvicinamento lungo il ghiacciaio Satopanth, però, i primi segnali di difficoltà non tardano ad arrivare: i portatori minacciano di abbandonarle ben prima del campo base, e poco dopo una tempesta scarica oltre un metro e mezzo di neve a 4700 metri. Le temperature crollano a -15 gradi e Dvorak, reduce da un periodo intenso di studio e acclimatazione, si ammala. Un raffreddore si trasforma in un’infezione toracica che la costringe a letto. “La spedizione è stata un fallimento” scriverà poi su Instagram, raccontando i giorni di febbre, letture e sconforto al campo base.
Ma per Manners la spedizione non era ancora finita. Invece di arrendersi, decide di salire di provare una salita in solitaria. Nasce così la Asha Traverse, che in hindi significa “speranza”. Una linea affilata di oltre due chilometri, con pendii che precipitano su entrambi i lati, alternando tratti di neve dura a zone di polvere. Alcuni passaggi misti, valutati AD 5a, richiedono precisione e calma assoluta. “Ero solo io, una cresta inesplorata e il silenzio delle montagne” ha raccontato l’alpinista dopo aver concluso la traversata, lo scorso 18 ottobre.
Pochi giorni più tardi, spinta forse dalla serenità ritrovata, Manners parte per un altro tentativo solitario. È il 20 ottobre quando percorre una seconda linea, più breve ma altrettanto elegante: la Anamika Traverse, nome che in hindi richiama “le piccole gioie senza nome della vita”. Anche qui si tratta di una cresta vergine, più bassa, con vista aperta sul ghiacciaio Satopanth e sul Chaukhamba che non ha potuto scalare. Questa volta il terreno è più docile e Manners si muove senza corda, in completa autonomia.
Una storia che parla di visione. In un ambiente dove tutto può cambiare in poche ore, Fay Manners ha saputo riscrivere la spedizione trasformando un insuccesso in un gesto di esplorazione.