Fiamme sul Vesuvio, Italia in allarme per gli incendi nelle aree protette

Un’estate di roghi minaccia il patrimonio naturale italiano: dal Vesuvio in fiamme alle aree protette devastate, oltre 56 mila ettari bruciati nei primi sette mesi del 2025. In Sicilia nasce a Erice un centro studi internazionale per prevenire e combattere gli incendi.

Un incendio di vaste proporzioni ha colpito il Parco nazionale del Vesuvio, devastando centinaia di ettari di pineta tra Terzigno e il Monte Somma e costringendo alla chiusura dei sentieri turistici. Le fiamme, divampate la sera dell’8 agosto, si sono propagate rapidamente a causa del vento e delle alte temperature, minacciando le abitazioni e alzando in cielo una densa colonna di fumo visibile fino a Napoli e Pompei, ma anche da satellite.

Il rogo ha interessato un fronte di circa tre chilometri e ha richiesto un imponente dispiegamento di mezzi e uomini: sei Canadair della flotta nazionale antincendi, supportati da elicotteri regionali, 80 Vigili del Fuoco, decine di volontari e squadre della Protezione Civile. “Abbiamo decretato la mobilitazione nazionale per dare supporto immediato alla Campania” ha dichiarato il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare dell'Italia, Nello Musumeci.

Per tutta la giornata del 9 agosto si sono susseguiti oltre 600 lanci d’acqua, mentre droni dei Vigili del Fuoco hanno monitorato i focolai residui anche di notte. Un volontario è rimasto ferito in modo lieve durante le operazioni. Le autorità hanno invitato turisti e residenti a non avvicinarsi alle aree del parco, mentre le strutture archeologiche di Pompei e Boscoreale sono rimaste aperte, garantendo misure di sicurezza.

 

Un’estate di fuoco nelle aree protette

Secondo i dati aggiornati di Legambiente, tra il 1° gennaio e il 31 luglio 2025 si sono registrati 851 incendi in Italia, che hanno bruciato 56263 ettari di territorio – un’area superiore a quella distrutta nell’intero 2024. Oltre 18700 ettari andati in fumo appartenevano alla rete Natura 2000, che tutela habitat e specie di interesse comunitario.

Gli episodi più gravi si sono concentrati in Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia, con danni significativi a boschi, macchia mediterranea e terreni agricoli. ISPRA segnala che nel 2024 gli incendi avevano colpito 15105 ettari di aree naturali protette, e il trend del 2025 appare in netta crescita.

La relazione di Legambiente evidenzia che solo 8 parchi nazionali su 24 dispongono di un Piano Antincendio Boschivo aggiornato, mentre 11 hanno approvato il documento ma non completato l’iter formale, e 5 operano con piani scaduti. Situazione simile nelle Riserve Naturali Statali, dove appena 8 su 67 hanno piani operativi in vigore.

 

Un centro studi per difendere la Sicilia dai roghi

A Erice, nel Trapanese, si lavora per prevenire grazie al Centro studi internazionale sugli incendi, frutto di un protocollo d’intesa tra Regione Siciliana, Comune di Erice e Fondazione Ettore Majorana. Il nuovo polo, cuore del “Progetto Emergenza Incendi”, punta a coniugare ricerca scientifica, sperimentazione e tecnologie d’avanguardia per affrontare un fenomeno che, come sottolinea Mario Vaccarella, componente aggiunto del Comitato Direttivo Centrale per le tematiche ambientali ed escursionistiche, “devasta anche le aree protette” come il Parco nazionale del Vesuvio o la Riserva naturale dello Zingaro. Nella sede di Erice nascerà un’area test nel bosco demaniale di San Matteo, saranno formati operatori specializzati e avviate campagne di sensibilizzazione. “Gli incendi boschivi – spiega Filippo Di Donato, Gruppo di lavoro Cai-Parchi e Aree Protette – sono causati in minima parte da eventi naturali, mentre a prevalere sono dolo e negligenza, con danni enormi alla biodiversità e alla qualità della vita”. Di Donato richiama a comportamenti responsabili e all’adozione di Piani Antincendio Boschivo aggiornati, ricordando i numeri sopra riportati relativi ai primi sette mesi del 2025. Sulla stessa linea, Mario Vaccarella sottolinea la necessità di “nuove tecnologie e intelligence per contrastare le organizzazioni criminali attive soprattutto nel Sud e nelle isole” e ricorda l’impegno del Cai locale nella tutela della montagna di Erice, più volte colpita dalle fiamme.