Filip Schenk su Erebor 9b @Crimp FilmsA ottobre, il norvegese Leo Bøe ha salito Change a Flatanger, saltando il grado di 9b e passando direttamente dal 9a+ al 9b+. Lo stesso balzo, ma un gradino più in basso, lo ha fatto Filip Schenk un mese dopo, quando ha incatenato Erebor ad Arco. Il 25enne gardenese non era ancora riuscito a chiudere un 9a+ e ci stava lavorando proprio alla falesia dell'eremo già nel 2024, quando ha adocchiato il tiro di Stefano Ghisolfi, facendolo diventare un progetto. “L'anno scorso però ci ho speso giusto un paio di giorni, più che altro per staccarmi mentalmente da Beginning [chiusa poi lo scorso novembre, pochi giorni dopo Erebor, ndr], su cui avevo già trascorso dieci giornate. Stavo facendo fatica e così ho provato a fare qualcosa per avere la testa un po' più libera. Mi è subito piaciuto, ho capito che per le caratteristiche che aveva poteva essere il tiro giusto per me”.
Quanto tempo hai dedicato complessivamente alla via?
Alle due giornate “esplorative” dell'anno scorso ne ho aggiunte altre quattro quest'anno, quando però sono arrivato già convinto del mio obiettivo. Mi ci sono dedicato tutto il mese, a fine stagione agonistica.
Cosa ti è piaciuto della via?
I movimenti sono abbastanza i miei. Ha prese molto piccole, che impongono una grande forza fisica, ma allo stesso tempo è molto tecnica: ci sono movimenti di posizione, in cui è fondamentale sapersi muovere bene ed essere molto sensibili. È una via molto intensa, però si adatta molto a me, a quello che mi piace.
La via è dura fin da qualche metro dopo l'attacco.
Inizia subito con 25 movimenti molto intensi, la prima parte è un blocco, ma poi non molla e devi avere resistenza. Poi c'è un incastro di ginocchio, piuttosto buono per riposare e quindi c'è un altro piccolo blocco. Il riposo non è facile da gestire: mentre prima sei concentrato solo sui movimenti, lì ti dà la possibilità e il tempo di pensare che puoi cadere.
Dove hai trovato le maggiori difficoltà?
All'inizio cadevo al primo blocco, ci ho speso un po' di tempo. Poi ho trovato la sequenza giusta per me è sono riuscito a passarlo. Fatto quello, sul resto del progetto sono avanzato più progressivamente. Poi, come in tutte queste cose, ci voleva il giorno giusto, che per fortuna è arrivato.
Dall'anno scorso a quest'anno sei maturato come climber? In qualche modo hai sentito l'anno di differenza?
Sì. Quest'anno mi sono concentrato solo sulla lead, ho tralasciato i blocchi e dal punto di vista dell'allenamento ne ho beneficiato. E poi anche le gare in questa stagione sono andate meglio, i risultati mi hanno dato sicurezza.
Hai qualche altro progetto in essere?
Con l'inizio di dicembre ho iniziato di nuovo ad allenarmi per la prossima stagione. Ho ripreso a venire ad Arco, ma per andare al centro federale. Fino a quando avrò delle gare il focus sarà quello. L'anno prossimo voglio fare bene la coppa del mondo e poi c'è l'europeo. Per quanto riguarda la roccia, un altro obiettivo è Lapsus [un altro 9b di Stefano Ghisolfi, ndr], ad Andonno.
Quali sono i tuoi obiettivi sportivi? Puoi puntare a una vittoria in coppa?
Una vittoria è difficile, il livello si è alzato esponenzialmente. Gli asiatici sono sempre più forti e ogni anno ce n'è uno nuovo. Corea e Giappone continuano a sfornare nuovi atleti. Andare a podio con più regolarità è sicuramente un obiettivo più vicino. Continuerò concentrandomi solo sulla lead, anche perché ormai il boulder richiede un grado di specializzazione molto elevato e preferisco puntare a dare il massimo nella difficoltà.