Articolo a cura del Gruppo Foreste TAM
Una foresta immersa nella nebbia © PixabayOgni 21 marzo celebriamo la Giornata Internazionale delle Foreste, proclamata fin dal 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tra le tante ricorrenze che affollano l’inizio della primavera, questa dovrebbe ricordarci un fatto semplice ma spesso trascurato: le foreste sono una parte essenziale del paesaggio e dell’economia del territorio montano, e custodiscono un patrimonio ecologico e sociale di valore enorme.
Come accade per la Giornata dell’Albero, però, serve fare un passo in più: non limitarci alla celebrazione simbolica, ma cogliere l’occasione per comprendere meglio la complessità del sistema forestale e aprire un confronto serio sul suo futuro. Oggi il tema foreste è attraversato da forti polarizzazioni, che rischiano di bloccare ogni possibilità di dialogo costruttivo. Da un lato c’è chi chiede una conservazione integrale, dall’altro chi spinge verso utilizzi impropri o deregolamentati, talvolta con esiti drammatici che portano a gravi ed inutili perdite di copertura del suolo.
Eppure, abbiamo a disposizione conoscenze, strumenti e buone pratiche di gestione (vedi ad esempio: https://www.lifegoprofor.eu/it/; https://www.prosilva.it/foreste-dimostrative) che permetterebbero di valorizzare i servizi ecosistemici delle foreste – dalla protezione del suolo alla regolazione del ciclo dell’acqua, dalla tutela della biodiversità al sequestro di carbonio – senza compromettere la loro integrità.
Due grandi sfide rendono questo compito ancora più urgente. La prima è l’abbandono delle aree montane, che ha fatto venir meno le funzioni socioeconomiche tradizionali del bosco. La seconda è il cambiamento climatico, che modifica radicalmente e rapidamente le condizioni ecologiche e impone una revisione profonda delle strategie gestionali finora adottate.
Conoscere le foreste, capirne la dinamica, discuterne la gestione in modo aperto e basato su evidenze scientifiche: è da qui che può partire un nuovo patto tra società e natura