Franco Nicolini: "La montagna non è un hashtag"

Guida alpina e rifugista, Nicolini lancia un appello contro l’illusione dei social: "Serve responsabilità, la montagna non è un set". Dal rifugio Tosa Pedrotti alla vetta del Cho Oyu, la sfida è culturale prima che verticale.
Franco Nicolini

I social? Un megafono che va usato con responsabilità. La montagna è diventata democratica" esordisce così Franco Nicolini, guida alpina, gestore del rifugio Tosa Pedrotti sulle Dolomiti di Brenta, alpinista e soccorritore, la montagna ce l’ha dentro. Ma sa che oggi la sfida non è solo verticale. Ha concatenato gli 82 Quattromila in 60 giorni, è salito sul Cho Oyu in 18 ore, ha aperto vie nuove dai Cuernos del Paine al Kun Lun Shan. Ora lancia un appello semplice: “Torniamo a raccontare la fatica, il dubbio, il rispetto. Solo così il sogno di salire resterà autentico. Non un hashtag”.

“In sé è positivo che la montagna sia diventata democratica. Ma i social hanno sparigliato le carte: accanto a contenuti di qualità circolano racconti ‘a fatica zero’, dove tutto appare facile e patinato”. Il problema, spiega, non è lo strumento ma chi lo usa: “Le voci di riferimento dovrebbero essere ispirate da volontari, guide, soccorritori, rifugisti: gente che la montagna la conosce davvero. Se a parlare è chi non sa distinguere un sentiero da una ferrata, il pubblico finisce per sottovalutare rischio e impegno”.

In questa visione, il rifugio ha un ruolo chiave: non solo accoglienza, ma presidio culturale e informativo, luogo di responsabilizzazione: “La parola rifugio significa ancora ‘trovare riparo’” ricorda Franco, “ma oggi dobbiamo aggiungere informazione e ospitalità semplice”. Chi gestisce un rifugio, dice, dovrebbe dedicare tempo ogni giorno a monitorare i percorsi, verificare le condizioni della neve o delle vie, e poi condividere dati attendibili con gli ospiti. “È l’unico modo per contrastare le mezze verità che circolano online. Noi rifugisti siamo la prima linea sul terreno”.

Il nuovo frequentatore della montagna è spesso figlio di un video virale: “Vengono perché hanno visto il reel “fico”, non hanno cognizione dell’ambiente, magari salgono in sneakers. Non a caso i recuperi di illesi da parte del Soccorso Alpino sono in crescita: spesso basta un classico temporale per bloccarli, perché non conoscono le regole base dell'andare in montagna”. Qui Nicolini tocca un tema educational: serve "un patto di corresponsabilità" fra chi produce contenuti e chi li consuma

E poi c’è il tema, sempre scottante, dei costi nei rifugi: “La gente si lamenta di una birra da 7 euro, ma non sa cosa c’è dietro un fusto portato in teleferica, poi a piedi o in elicottero. L’acqua a 3 euro è un prezzo corretto e non bisogna lucrare sui beni necessari. Lo spritz invece? Lo faccio pagare anche 10 euro: non è fondamentale”. La filosofia, conclude, è semplice: "Puoi avere tutto, anche in quota. Ma ciò che non è necessario, lo paghi di più. La montagna ti educa anche a distinguere il superfluo dall’essenziale”.