Gli effetti del sisma 7.0 nello Yukon: frane, valanghe, danni a seracchi e cascate di ghiaccio

A seguito del forte sisma che ha interessato la zona del Kluane National Park and Reserve, le autorità canadesi invitano alpinisti e scialpinisti alla prudenza.

Il 6 dicembre scorso, poco prima di mezzogiorno, la regione al confine tra l’Alaska e lo Yukon è stata scossa da un potente terremoto di magnitudo 7.0. L'epicentro del sisma è stato localizzato nei pressi del Ghiacciaio Hubbard, un colosso glaciale che sembra tuffarsi nelle acque del Golfo dell'Alaska. Sebbene l’evento sia avvenuto tecnicamente in territorio canadese, i suoi effetti hanno risuonato in un raggio di 80 km, interessando anche gli Stati Uniti. “La stazione sismografica più vicina ha registrato 21 secondi di scosse forti e 59 secondi di scosse percettibili”, riporta l’Alaska Earthquake Center.

Il terremoto non ha causato vittime né danneggiamenti a edifici e infrastrutture di grande rilievo ma, come evidenziato nei giorni scorsi dallo Yukon Geological Survey, agenzia governativa ufficiale del territorio dello Yukon, incaricata di studiare la geologia, le risorse minerarie e i rischi geologici della regione, è l'impatto sul paesaggio d'alta quota a rappresentare l'aspetto più critico.

 

L’apparente tranquillità post sisma

L’evento ha riacceso i riflettori internazionali su una delle aree sismicamente più attive del Pianeta. La zona colpita il 6 dicembre si trova in un complesso "nodo" geologico tra la faglia di Fairweather in Canada e quella di Totschunda in Alaska. La rottura sarebbe avvenuta lungo quella che è definita dagli scienziati “Connector Fault", una struttura identificata nel 2010 dalla ricercatrice Julie Elliott, all’epoca studentessa presso l'Università dell'Alaska Fairbank, oggi protagonista di questo violento rilascio di energia.

“La direzione della rottura causata dal terremoto è allineata con l'orientamento nord-ovest-sud-est delle faglie mappate in quest'area”, dettaglia l’Alaska Earthquake Center.

La violenza del terremoto è stata testimoniata da una lunga sequenza di vigorose scosse di assestamento: 2 di magnitudo superiore a 5 nei primi 10 minuti e circa 180 di magnitudo superiore a 3 entro le prime 24 ore. 

Nonostante l’intensità delle scosse, non è stato emesso alcun allarme tsunami e, in un primo momento, non sono state rilevate frane. Ma, come riportato in una intervista, rilasciata circa mezz'ora dopo l’evento da Michael West, sismologo dell'Alaska Earthquake Center, "una magnitudo 7 è certamente sufficiente a causare cedimenti del terreno. Quindi, anche se non ho ancora osservazioni, non mi sorprenderei se sentissimo parlare di strade o altro che sono stati colpiti, o di frane nella zona o eventi simili”.

Aspettative che hanno trovato conferma pochi giorni più tardi, a seguito di un sopralluogo effettuato dallo Yukon Geological Survey (YGS) nell’area del Mount King George (3.741 m), nel Kluane National Park and Reserve, a circa 30 km in linea d’aria dall’epicentro. 

 

Gli effetti del terremoto in alta quota

Il 12 dicembre, approfittando di una finestra di bel tempo, il team dello Yukon Geological Survey (YGS) ha sorvolato il Mount King George e zone limitrofe, maggiormente interessate dallo “scuotimento” indotto dalla rottura della faglia. Le loro osservazioni hanno confermato la portata dell'evento.

"Il terremoto ha innescato numerose grandi frane, la maggior parte delle quali sui pendii del Mt. King George. Molte di queste mostravano segni di instabilità in corso e, quando l'equipaggio è arrivato nell'area, c'erano nuvole di polvere nell'aria a causa di una grande frana appena avvenuta sul lato est della montagna."

 

 

Frane di più modeste dimensioni sono state osservate sulle pendici dei monti Vancouver e Logan e su alcune cime secondarie limitrofe. A distanze maggiori, sono state rilevate valanghe di neve e ghiaccio. Nonostante uno slittamento della faglia stimato in circa 2 metri, a una profondità di circa 5 km, non sono state trovate evidenze di fratture superficiali nel terreno, sebbene lo YGS non escluda che una rottura superficiale possa nascondersi sotto il ghiaccio. 

Oltre alle frane, il terremoto ha causato dei danneggiamenti a seracchi e cascate di ghiaccio. “È una fortuna che questo evento non sia accaduto durante la stagione alpinistica, poiché in passato cadute di seracchi e valanghe innescate da terremoti hanno causato vittime", commenta lo YGS.

Un insieme di dati che portano il sisma di Hubbard a presentarsi come un laboratorio a cielo aperto, utile a comprendere cosa possa accadere in alta quota durante un sisma e quali siano gli effetti nel periodo successivo all’evento stesso. Lo YGS avverte che "il danno al ghiaccio nella regione e il persistente distacco di rocce dalle cicatrici delle frane possono rappresentare nuovi pericoli aggiuntivi per le spedizioni alpinistiche e sciistiche nell'area".