Gli enigmatici Gamburtsev, i monti invisibili dell'Antartide

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, andiamo alla scoperta della catena montuosa più misteriosa dell'Antartide: gli "invisibili" Monti Gamburtsev.

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, vi accompagniamo alla scoperta di una catena montuosa decisamente particolare, una catena montuosa "invisibile": i Monti Gamburtsev. Nascosti completamente sotto la calotta glaciale antartica orientale, questi rilievi sub-glaciali hanno rappresentato a lungo uno dei più grandi enigmi geologici del pianeta, risolto in tempi recenti da un'importante ricerca internazionale.

 

L'enigma geologico dei Monti Gamburtsev

I Monti Gamburtsev furono scoperti nel 1958 dagli scienziati russi impegnati nella Terza Spedizione Antartica Sovietica, utilizzando indagini sismiche per mappare la struttura del terreno, in questo caso specifico, il basamento roccioso sotto l'enorme calotta glaciale antartica.

La catena montuosa si estende sotto una coltre di ghiaccio spessa tra 1 e 3 km, per circa 750 km di lunghezza, con picchi che raggiungono i 2.500 metri. Deve il suo nome a Grigory Aleksandrovich Gamburtsev, eminente geofisico e accademico russo, cui gli scienziati decisero di dedicare la scoperta, per il contributo fondamentale apportato allo sviluppo della sismologia nell’Unione Sovietica. 

Il grande paradosso che ha confuso gli esperti per decenni era la loro topografia "giovane" e marcata, molto simile a quella delle nostre Alpi o delle Montagne Rocciose. Una morfologia caratterizzata dalla presenza di guglie e valli fluviali profondamente incise, difficile da spiegare in una regione geologicamente antica che, negli anni Cinquanta, si immaginava possedere un letto roccioso, nascosto sotto la spessa calotta glaciale, sostanzialmente piatto o dal profilo dolce e collinare.

La soluzione a questo dilemma è arrivata grazie al progetto internazionale AGAP (Antarctica's Gamburtsev Province), condotto tra il 2008 e il 2009, che ha visto l’impiego di aerei equipaggiati con radar in grado di penetrare il ghiaccio, gravimetri e magnetometri per mappare la crosta terrestre nascosta sotto la calotta glaciale.

I dati hanno permesso ai ricercatori di ricostruire una storia affascinante e complessa, iniziata un miliardo circa di anni fa

 

Un viaggio lungo un miliardo di anni

Il viaggio nel tempo inizia nel Proterozoico (2,5 miliardi – 541 milioni di anni fa). Circa un miliardo di anni fa, il nostro Pianeta si presentava composto da un supercontinente detto Rodinia, circondato dal mare. Le collisioni tra i micro-continenti, che portarono alla formazione di Rodinia, determinarono, all’interno di quello che sarebbe diventato in futuro il continente antartico, l’innalzamento di una catena montuosa, che poggiava su una spessa “radice” crostale

Nel corso di centinaia di migliaia di anni, i rilievi di queste antiche vette furono erosi e, sostanzialmente, scomparvero. Dell’antica catena montuosa rimase soltanto la “radice” crostale. Tra 250 e 100 milioni di anni fa, mentre i dinosauri iniziavano a popolare la Terra, i continenti tornarono a separarsi. In questo processo di “allontanamento”, l’Antartide orientale, in cui a lungo si era preservata la fredda radice, si generò un sistema di rift, ovvero di profonde spaccature. Questi movimenti tettonici determinarono come conseguenza un riscaldamento della radice, e quello che potremmo definire, un suo risveglio. Improvvisamente, la radice si sollevò, dando origine a una nuova catena montuosa. 

Nascevano così i Monti Gamburtsev, una catena di stampo alpino, che dominava un continente ancora non ricoperto dai ghiacci. A voler essere precisi, come evidenziato dai ricercatori, si dovrebbe parlare di rinascita. Dopo la totale erosione della catena montuosa originaria, i Gamburtsev ritornarono a spingersi verso il cielo, per iniziare la loro seconda vita

 

L’effetto anti-età del ghiaccio

Da evidenziare è che questa catena “alpina” si è formata in un periodo in cui l'Antartide non era ancora il continente bianco che oggi conosciamo. Era un continente “come gli altri”, caratterizzato dalla presenza di fiumi e di ghiacciai vallivi, che cooperavano nel disegnare il paesaggio, mediante processi erosivi.

Attorno a 34 milioni di anni fa, qualcosa iniziò a cambiare. I ghiacciai iniziarono a espandersi e coalescere tra loro. Era iniziata la glaciazione, che avrebbe condotto alla formazione della calotta glaciale antartica. I Gamburtsev si ritrovarono così immobilizzati nel tempo, congelati letteralmente.

E insieme ad essi, ancora oggi si conserva l'antico paesaggio, anch'esso ricoperto dai ghiacci. Sotto la calotta antartica vi sono ancora le valli scavate da fiumi e ghiacciai ed è stata identificata la presenza di fiumi attivi e laghi sub-glaciali, alimentati dalle acque di fusione. Come è possibile che la presenza di corsi d’acqua, notoriamente in grado di erodere la roccia, non vada a intaccare la fisionomia dei Gamburtsev? 

Uno studio del 2014 ha chiarito che, sebbene l'acqua acceleri normalmente l'erosione, nelle profondità della calotta glaciale avviene il contrario. Il peso della calotta glaciale può determinare infatti la risalita dell’acqua lungo i pendii rocciosi, in un movimento che sfida la gravità. In questo processo di risalita, l’acqua incontra temperature più fredde e congela.

Il paesaggio continua così a preservarsi, quasi perfettamente, da oltre 34 milioni di anni, grazie a questo processo di ricongelamento protettivo, che i ricercatori hanno ironicamente definito effetto "crema anti-età" promosso dalla calotta glaciale, rendendo i Gamburtsev un tesoro geologico che ci racconta la storia più antica dell'Antartide, nonostante il loro aspetto da montagne giovincelle.