Durante la sessione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l''educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), che si è tenuta a Riyadh martedì 19 settembre 2023, ”il Carsismo delle Evaporiti e le Grotte dell'Appennino Settentrionale” è stato riconosciuto come Patrimonio dell'umanità. Sette i siti interessati: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna. Sono tutte località e territori dell'Appennino Emiliano e Romagnolo.
La candidatura è stata sostenuta, oltre che dalla comunità scientifica e dalle istituzioni locali, anche dal Club Alpino Italiano, dal Cai Emilia Romagna e dalle sezioni locali (Forlì, Parma, Imola, Ravenna, Lugo, Faenza, Rimini, Reggio Emilia e Castelnovo ne' Monti). Il Cai svolge il ruolo di principale gestore della rete sentieristica, con attività di rilievo e manutenzione dei sentieri dei territori interessati dal riconoscimento.
«Questo patrimonio carsico è un tesoro naturale che è distribuito in tutta la regione, lungo l’asse viario principale dell’antica strada romana Via Emilia, da Rimini fino a Reggio Emilia. Per noi del Cai, il Word Heritage naturalistico non va visto in un’ottica di semplice catalogazione, per quanto prestigiosa, bensì con presupposti e prospettive che collimano integralmente con finalità e valori che ci appartengono sin dalla nostra fondazione. Continueremo a sensibilizzare i nostri soci e poi, attraverso le nostre competenti strutture, le scuole, le istituzioni e la cittadinanza facendo passare il concetto che la frequentazione di questi siti, sempre che sia possibile accedervi, potrà essere effettuata solo attraverso fasi di studio, conoscenza e specifico accompagnamento, esattamente il contrario di un approccio a scopo puramente turistico», ha dichiarato il Presidente del Cai Emilia-Romagna, Massimo Bizzarri.
«Oggi l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di questo patrimonio geologico. Ora è necessario anche un cambiamento concettuale. La salvaguardia degli ambienti carsici e del loro patrimonio naturale e culturale richiede il massimo impegno per la divulgazione e collaborazione con Enti Parco, Amministrazioni Comunali per garantire la tutela e nel contempo la conoscenza. Come ribadito dall’UNESCO “Il patrimonio è la nostra eredità del passato, ciò con cui conviviamo oggi e ciò che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio culturale e naturale sono entrambe fonti insostituibili di vita e ispirazione», ha dichiarato Maria Teresa Castaldi, Presidente del Comitato scientifico del Cai Emilia-Romagna.
Si tratta di territori che rappresentano una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell'evoluzione della Terra. Una zona ricca di depositi evaporitici che generano forme carsiche, particolarmente significativa per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea avvenuta circa 200 milioni di anni e della crisi del messiniano nel Mediterraneo di circa 5 milioni di anni fa con la chiusura dello stretto di Gibilterra.
Il progetto di candidatura è nato nel 2015, quando in un documento l'Unesco puntualizzò che tra i fenomeni carsici riconosciuti come World Heritage, quelli nei gessi erano del tutto assenti. Così la Federazione speleologica regionale dell’Emilia-Romagna, che raccoglie vari gruppi speleo del Cai, ha iniziato una ricerca e studio per proporre i fenomeni carsici nelle evaporiti dell'Emilia Romagna a World Heritage. Nel 2016, la Federazione Speleologica Regionale, «consapevole dell’importanza mondiale dei fenomeni carsici nei gessi dell’Emilia-Romagna, ha deciso di proporre alla Regione di farsi promotrice della candidatura di tali fenomeni a Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ben consapevoli dell’impegno richiesto. Oggi l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di questo patrimonio geologico conferendo un riconoscimento centrato sull’importanza dei sistemi di grotte che sono tra i più completi, unici al mondo, e molto ben studiati», fanno sapere con un comunicato stampa.
Per l'Italia è il quinto habitat di tipo naturale riconosciuto Patrimonio Unesco, dopo le Dolomiti, l'Etna, le Eolie e le Faggete vetuste dell'Appennino (un sesto ambiente, il sito fossilifero di Monte San Giorgio, è per gran parte in territorio svizzero).