I gorilla di montagna e il valore dell’"amicizia" tra femmine

Oggi, 24 settembre, è la Giornata Mondiale del Gorilla: un’occasione per celebrare il gorilla di montagna, una specie straordinaria che vive tra i boschi dei Monti Virunga e la Foresta di Bwindi.

Tra i boschi dei Monti Virunga, catena montuosa che si estende al confine tra Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, e nella Foresta Impenetrabile di Bwindi, in Uganda, vivono due popolazioni di una sottospecie di gorilla orientale (Gorilla beringei), con uno spiccato adattamento alle basse temperature degli ambienti montani. È il gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei). 

Il nostro DNA corrisponde per circa il 98% a quello dei gorilla, una elevata somiglianza genetica che si accompagna a circa 10 milioni di evoluzione indipendente. Un ampio lasso di tempo, che ci ha portati a divergere sotto molteplici aspetti, sia fisionomici che comportamentali. 

Piccoli esempi di evidenti differenze tra uomo e gorilla di montagna possono essere rappresentati dalla locomozione, in quanto i primati si spostano sulle nocche e non sui piedi, che tra l’altro sono prensili, a differenza di quanto avviene nell’uomo, o ancora dal folto pelo che ricopre tutto il corpo o dalla forza legata alle maggiori dimensioni corporee – un maschio può raggiungere i 250 kg di peso per 1,85 m di altezza.

Ma quel lontano passato comune, ha lasciato tracce evidenti, con somiglianze rilevabili non solo a livello fisionomico – basti pensare alle 5 dita delle mani e dei piedi, con pollice opponibile che come premesso, noi abbiamo “perso” a livello di piede – ma anche in termini di comportamenti, emozioni e struttura sociale

Uno studio di recente pubblicazione, realizzato da ricercatori dell'Università di Zurigo e finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica e dal Dian Fossey Gorilla Fund, ha messo in evidenza un comportamento molto vicino a quanto osservato per la specie umana: il valore dell’amicizia e del supporto tra femmine.

 

Il valore delle relazioni nella scelta del nuovo gruppo

Molte società animali si caratterizzano per il fenomeno della cosiddetta dispersione. Raggiunta una certa età, gli individui lasciano il gruppo in cui sono nati e cresciuti, per cercarne uno nuovo. A livello biologico, quello che per noi umani può apparire come una ricerca di emancipazione, che si sviluppa una volta raggiunta la maturità, rappresenta un processo essenziale per prevenire l'incrocio tra consanguinei, preservando in tal modo la diversità genetica. Tra le specie in dispersione vi sono anche i gorilla di montagna. 

Attraverso l’analisi di dati ventennali, raccolti in Ruanda, i ricercatori hanno cercato di gettare luce sul fenomeno, cercando di comprendere come i gorilla procedono all'abbandono del gruppo nativo, ovvero in che modo orientino la scelta del nuovo gruppo in cui andarsi a inserire

Lo studio ha rivelato che, con riferimento specifico alle femmine di gorilla, una regola semplice e importante da seguire sia l’evitare gruppi in cui siano presenti maschi con cui sono cresciute. Dal punto di vista biologico, come sottolineato da Victoire Martignac, autrice principale dello studio, si tratta di una scelta che diminuisce il rischio di consanguineità. In questo modo si riduce la probabilità di incappare in qualche parente. Nella identificazione del gruppo in cui andarsi a inserire, il valore della “novità” pesa dunque maggiormente rispetto al numero e alle dimensioni dei maschi presenti. 

Accanto alla regola del "chi evitare", vi è anche quella del "chi cercare". Le femmine tendono a scegliere gruppi dove sono presenti altre femmine che già conoscono. Come sottolinea Robin Morrison, co-autore dello studio, entrare in un nuovo gruppo può essere difficile, e una compagna già nota può essere considerata un'alleata e un punto di riferimento. È come se, la presenza del gruppo, di una femmina già conosciuta, possa fungere da raccomandazione di una amica, in grado di guidare nelle scelte. 

E proprio come avviene per noi esseri umani, le “amicizie” più influenti risultano essere quelle tra femmine che abbiano vissuto insieme almeno 5 anni

I risultati dimostrano che la dispersione nei gorilla non serve solo a creare nuove relazioni, ma anche a mantenere quelle esistenti al di là dei confini del gruppo, esattamente come avviene nelle società umane.

"Questo ci ricorda quanto siano significative le relazioni sociali che attraversano i confini – evidenziano i ricercatori - e come questa estesa rete di relazioni possa aver svolto un ruolo chiave nell'evoluzione di società più ampie e cooperative”.

 

I gorilla di montagna, salvati sull’orlo dell’estinzione

Fino al 2018, i gorilla di montagna erano riconosciuti dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come "in pericolo critico" (critically endangered), dunque sull’orlo dell’estinzione, a causa di una serie di minacce tra cui le principali rappresentate da bracconaggio, perdita di habitat dovuta alla deforestazione e malattie trasmesse dall'uomo.

Fortunatamente, grazie a decenni di sforzi intensivi di conservazione, che includono la protezione offerta dai Parchi, che ospitano la maggioranza degli esemplari, come il Parco Nazionale dei Vulcani in Ruanda e il Parco Nazionale di Mgahinga in Uganda, il coinvolgimento delle comunità locali, un crescente approccio al turismo sostenibile e le azioni promosse da organizzazioni in difesa dei gorilla, come il Dian Fossey Gorilla Fund, lo stato di conservazione è migliorato, consentendo il passaggio a uno stato “in pericolo”. 

Il numero totale di gorilla di montagna è oggi stimato attorno a quota 1.000, una cifra che, come evidenzia l’etichetta assegnata dalla IUCN, va preservata con impegno. La lotta contro l’estinzione è ancora in corso.