Il 2025 dei ghiacciai alpini, un anno all’insegna della fragilità

Il sesto report della "Carovana dei ghiacciai" di Legambiente fotografa uno scenario di crescente fragilità e instabilità lungo l'arco alpino, fortemente legato alla crisi climatica.

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, Legambiente ha presentato il sesto report della campagna itinerante, "Carovana dei Ghiacciai". L’iniziativa, lanciata per la prima volta nel 2020, ha l'obiettivo di monitorare lo stato di salute dei ghiacciai alpini, evidenziando gli impatti della crisi climatica. Il documento, intitolato "Ghiacciai alpini ed eventi estremi in un clima che cambia", fotografa uno scenario di crescente fragilità e instabilità nell'alta quota alpina, fortemente legato alla crisi climatica. 

I dati raccolti nel 2025 da Legambiente, in collaborazione con CIPRA ITALIA e la Fondazione Glaciologica Italiana, rivelano una situazione allarmante: le Alpi risultano sempre più fragili, caratterizzate da una progressiva e inarrestabile fusione glaciale e da un aumento di fenomeni franosi ed eventi meteorologici estremi.

 

Crolli ed eventi estremi: l'instabilità delle Alpi

Il campanello d'allarme più evidente nel 2025 è rappresentato dalla instabilità geologica. Il report di Legambiente documenta ben 40 eventi franosi ad alta quota, prevalentemente crolli di roccia e colate detritiche, verificatisi lungo l’arco alpino tra gennaio e inizio dicembre 2025. I fenomeni risultano concentrati in particolare nei mesi estivi, con un incremento tra giugno e agosto. 

Secondo l'analisi della ricercatrice Marta Chiarle del CNR-IRPI, i crolli di roccia (18) hanno quasi eguagliato le colate detritiche (20). Le regioni più colpite sono il Veneto (17 eventi) e la Valle D’Aosta (12 eventi).

Allargando l’analisi, dal 2018 al 2025, Legambiente ha registrato 671 eventi franosi principali, nelle sette regioni alpine italiane (Liguria, Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia). Territorio nel quale l'ISPRA ha censito oltre 239.000 frane complessive ad oggi.

Parallelamente ai fenomeni franosi, si registra un preoccupante aumento degli eventi meteorologici estremi e loro conseguenze sui territori. L’Osservatorio Città Clima di Legambiente ne ha mappati ben 154 nelle regioni dell’arco alpino da gennaio a fine novembre 2025 (contro i 146 del 2024). I fenomeni più frequenti sono stati gli allagamenti da piogge intense (52 casi), seguiti dai danni da vento (27), dalle esondazioni fluviali (25) e dalle frane da piogge intense (21). La Lombardia si conferma la regione più colpita con 50 eventi, seguita da Veneto (32), Piemonte (28) e Liguria (27).

Per il futuro, gli scenari non sono rosei. Un recente studio delle Università di Losanna e Padova avverte che un aumento di 2 gradi della temperatura regionale potrebbe raddoppiare la frequenza in montagna di eventi meteo estremi.

 

L’inarrestabile fusione glaciale

Il riscaldamento globale accelera inesorabilmente la fusione glaciale. Negli ultimi 60 anni, sulle Alpi Italiane si è persa un’area glaciale di oltre 170 chilometri quadrati

La Carovana dei Ghiacciai 2025, che ha toccato tappe in Italia, Svizzera e Germania, ha evidenziato casi emblematici della crisi in atto. A Blatten (Svizzera), la grande valanga di roccia e ghiaccio originata dal collasso del Ghiacciaio di Birch a maggio, ha travolto parte del villaggio, sebbene il monitoraggio locale abbia permesso una gestione tempestiva dell'emergenza. Un altro esempio sono le ripetute colate detritiche (14 eventi documentati nell’estate 2025) che hanno tenuto in scacco la S.S. 51 di Alemagna (BL).

Tra i giganti in sofferenza, il Ghiacciaio dell'Aletsch (Svizzera), il "re delle Alpi europee", che risulta essere arretrato in media di 40 metri l'anno tra il 2000 e il 2023. Non è migliore lo stato di salute dell’Adamello-Mandrone, il più esteso ghiacciaio italiano, in costante declino, con un abbassamento di 4 metri della superficie a quota 2.600 metri. A quote più elevate le perdite appaiono maggiormente contenute, ma in ogni caso significative, fino e anche oltre i 3.000 metri.

Valicando i confini italiani, una situazione allarmante giunge dai ghiacciai dello Zugspitze, sul versante tedesco delle Alpi, dove si prospetta per lo Schneeferner settentrionale una riduzione a pochi residui entro il 2030. Non solo ghiacciai, anche il destino del permafrost sul massiccio appare molto incerto. Si ipotizza infatti la sua scomparsa entro il 2050. 

“Il ritiro glaciale in corso rappresenta la manifestazione più evidente del riscaldamento climatico che interessa stabilmente le nostre vette con un aumento della temperatura doppio rispetto il valore globale”, evidenzia a tal proposito Valter Maggi, presidente Fondazione Glaciologica Italiana, aggiungendo che “è fondamentale che le Istituzioni assicurino un supporto strutturale e costante alle reti di ricerca sui ghiacciai a lungo termine.”

 

Le proposte per il futuro della montagna

Di fronte a una montagna sempre più instabile, Legambiente, CIPRA ITALIA e Fondazione Glaciologica Italiana chiedono azioni coordinate e immediate. Tra queste si auspica l'avvio di un monitoraggio ambientale in alta quota che sia mirato e continuativo, l'aggiornamento costante delle carte di pericolosità geomorfologica per supportare la pianificazione territoriale, e campagne di comunicazione ben strutturate, per informare la popolazione. 

Viene evidenziata inoltre la necessità di ampliare le conoscenze sui ghiacciai, realizzando un catasto dei ghiacciai e una mappa nazionale della distribuzione del permafrost aggiornati, strumenti indispensabili per rivedere le strategie di valutazione e mitigazione dei rischi.

“L’analisi dei rischi, come quella sviluppata nel Canton Vallese – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente, della campagna Carovana dei ghiacciai e presidente di CIPRA ITALIA - consente di individuare in anticipo le aree vulnerabili dimostrando come il monitoraggio resti uno strumento essenziale per la sicurezza delle persone e la gestione territoriale.”

Una serie di proposte, importanti e urgenti, che Legambiente ha posto al centro del Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, promosso in collaborazione con numerose altre realtà, tra cui il Club Alpino Italiano, e sottoscritto da oltre 80 soggetti tra associazioni, enti di ricerca e istituzioni nazionali.

“Le Alpi – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sono una delle sentinelle più importanti della crisi climatica in atto in alta quota, e su cui non si può e non si deve abbassare la guardia. I dati del nostro studio finale di Carovana dei ghiacciai 2025, frutto di un lavoro congiunto con esperti del settore e ricercatori a partire dalla Fondazione Glaciologica Italiana, ci ricordano quanto la montagna e ghiacciai siano fragili e instabili e su cui bisogna intervenire con politiche coraggiose, piani di mitigazione e di adattamento, monitoraggi capillari e costanti come proponiamo nel Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, coinvolgendo anche le comunità locali e promuovendo un nuovo approccio turistico sostenibile e attento nell’andare in montagna. I numerosi incidenti che si sono verificati questa estate ci ricordano anche quanto l’alta quota stia cambiando e quanto sia importante una fruizione più consapevole”.